In una intervista col canale YouTube “Veinte Diez”, Sanyo Gutierrez ha analizzato il significato di giocare bene a padel, esprimendo concetti imperdibili. “Bela? Migliaia colpivano meglio di lui, eppure ha vinto tutto e contro tutti”. Su Coello e Tapia: “Arturo fa poche cose ma sempre alla perfezione, mentre Tapia improvvisa alla Messi: impossibile leggere il suo gioco”
di Marco Caldara | 27 agosto 2025
Il suo soprannome è “il mago”, e per comprenderne il motivo basta farsi un giro fra gli highlights della sua carriera. Ma Sanyo Gutierrez potrebbe essere tranquillamente ribattezzato “il professore”, per la sua enorme conoscenza del gioco e una capacità di analizzarlo e spiegarlo seconda a pochissimi. Ogni volta che il veterano argentino apre bocca c’è da imparare, perché ne nasce una lezione fatta di zero banalità e vari concetti difficili da sentire altrove, che l’ex numero 1 del mondo sa trasmettere con enorme facilità. L’ultima masterclass di tattica (e non solo), della durata di una mezz’ora abbondante, è arrivata in una intervista col canale YouTube “Veinte Diez”, in pieno Sanyo style, col mate stretto in mano e l’innata capacità di farsi ascoltare.
Uno dei concetti più interessanti espressi nell’intervista è relativo al significato di giocare bene a padel: un aspetto che apre a tantissime interpretazioni, ma che per Sanyo è molto chiaro. “Se per giocare bene intendiamo colpire bene la palla – ha spiegato – lo fanno fare in migliaia. Ma a giocare davvero bene a padel sono pochi. Bisogna comprendere il significato di giocare bene. Un giocatore più avere tecnicamente il miglior diritto del mondo, ma se non è in grado di tirarlo nello spazio giusto in quel tipo di momento, con la velocità ideale, la tecnica non serve a nulla. Bisogna saper mettere la palla nel posto giusto al momento giusto. Meglio dunque avere un diritto meno appariscente, ma più efficace”.
“L’esempio perfetto di ciò che dico – ha aggiunto il Mago di San Luis – è Belasteguin: non è mai stato un giocatore in grado di incantare per il modo di colpire, di quelli che lasciano a bocca aperta. Posso nominare tantissimi giocatori che secondo certi canoni giocano un padel migliore del suo. Eppure ha vinto tutto, contro tutti”. Tradotto: prima viene l’efficacia, poi tutto il resto.
Sanyo ha analizzato anche le qualità principali della coppia Coello/Tapia, che ormai da anni domina il circuito. A detta sua, lo spagnolo è il giocatore più “pratico” del circuito. “Ha sempre chiaro cosa debba fare – ha spiegato –, in qualsiasi momento. Nel corso di un incontro ha 3-4 soluzioni e usa sempre quelle, ma le utilizza nel modo perfetto. Altri sono più appariscenti, ma lui è un killer. Va maggiormente in difficoltà quando in diagonale trova un altro giocatore mancino, ma ce ne sono pochi. Fossero di più, soffrirebbe di più”.
Tapia, invece, colpisce per la sua imprevedibilità. “Puoi studiarlo quanto vuoi – ha detto –, ma nel momento chiave da lui ti aspetti una soluzione e invece ne inventa un’altra. Per questo lo paragoniamo a Messi. Leggere il suo gioco è difficilissimo: ha una enorme facilità e quindi può fare ciò che vuole, bene, quando vuole. Sa improvvisare, non ha uno schema fisso. Insieme, Arturo e Agustin hanno qualcosa in più e ne sono consapevoli. Questo aiuta, nei momenti chiave lo senti. Capitava anche a me nei miei momenti migliori: una sicurezza che si percepisce e fa la differenza”.
A detta di Sanyo, ai giovani di oggi, rispetto a quando a provare a emergere era lui, manca un po’ di fame di imparare, di voglia di osservare i migliori. “È vero che ai miei tempi non c’era la possibilità di seguire tutte le partite in tv – ha continuato –, ma da ragazzo io stavo al club molto di più, vedevo molte più partite, cercavo di analizzarle e capire determinati aspetti del gioco. Farlo dalla tv non è uguale: una partita vista da bordo campo insegna molto di più, mentre dalla televisione si perdono tante cose. A me piace molto la tattica, piace molto che ci sia un piano da seguire. Ma ben venga un po’ di imprevedibilità”.