

Inizio di stagione col botto per la nuova coppia classe 2004 formata da Pablo Cardona e Leo Augsbuger: nei quarti in Arabia Saudita sfoderano una prestazione mostruosa ed eliminano niente meno che Galan/Chingotto. Le loro potenzialità sono note da un pezzo: sono pronti per stare stabilmente fra i big?
di Marco Caldara | 14 febbraio 2025
Anno nuovo, vecchie abitudini? No, nuove coppie e nuove sorprese. Una su tutte quella formato 2004, come l’anno di nascita dei due compagni Pablo Cardona e Leandro “Leo” Augsburger che nel venerdì dei quarti di finale a Riyadh hanno fatto il colpaccio, spedendo a fare le valigie niente meno che Ale Galan e Federico Chingotto, coppia numero 2 del mondo, i quali dalla nascita della loro collaborazione avevano fin qui mancato la semifinale in una sola occasione. La conta si aggiorna e nella serata degli Emirati, in un duello iniziato con grande ritardo (causa pioggia) e terminato dopo le 22.30 locali, il tabellone luminoso ha recitato 6-3 4-6 6-3 per i giovani, protagonisti di un match splendido in un Centrale stracolmo di gente, tutt’altro che un dettaglio in un mercato “fresco” come quello degli Emirati.
Le potenzialità dei due ventenni guidati in panchina da coach Juani Mieres erano ben note a tutti, perché nella lista dei futuri top-10 del circuito i loro nomi sono entrati già da tempo. Lo spagnolo Cardona ha fatto esperienza per metà stagione accanto a Paquito Navarro, mentre l’argentino Augsburger è già un campione del mondo con la sua albiceleste, peraltro vincendo il match decisivo nella sfida contro la Spagna.
Ma da lì a pensare che potessero inaugurare così il loro 2025 ce ne passa. Invece, i “Carburger” hanno dato un segnale mercoledì battendo Sanz/Gonzalez e si sono ripetuti alzando ancora il livello contro Galan/Chingotto, confermando di essere pronti a inserirsi nella lotta per i titoli grazie a tanto carisma e a un padel super aggressivo, ma alla bisogna anche ordinato e soprattutto molto concreto. Altrimenti, dopo il secondo set scappato via e qualche piccola difficoltà in avvio di terzo, un match così non l’avrebbero mai vinto.
Perso il secondo parziale, i due giovani parevano aver accusato il colpo, ma in un amen è cambiato tutto perché i primi a cedere la battuta sono stati Galan e Chingotto, che dall’1-0 si sono trovati sotto per 3-1, senza capire bene il perché. La brillantezza delle loro prove migliori non si è vista e, aiutati dalla possibilità di fare gara di testa, i rivali sono riusciti a esaltarsi e diventare imprendibili.
Davvero notevole il livello espresso da Augsburger, capace sia di inventarsi un paio di numeri degno di un altro Leo, che come lui è argentino e campione del mondo come lui (ma col pallone – d’oro – fra i piedi), sia di fare punto da ogni zona del campo con lo smash. Stavolta non si può nemmeno dire che le condizioni fossero così favorevoli a un picchiatore, visto l’orario e la giornata a lungo segnata dalla pioggia che ha inevitabilmente rallentato campo e pareti. Ma per Leo, a quanto pare, non fa differenza: semplicemente, quando va “on fire” non c’è modo di tenerlo a bada. Giusto che a chiudere il match sia stato lui, con due smash consecutivi a sfondare il muro di Galan (che a Riyadh era campione in carica: nel 2024 vinse l’ultimo titolo con l’ex partner Juan Lebron) prima di raccogliere l’abbraccio del compagno, magari meno appariscente ma ugualmente prezioso in un terzo set gestito in maniera magistrale.
Dovessero tenere questo rendimento costantemente, possono sul serio ambire a posizioni di classifica molto più importanti di quelle attuali. Una vittoria non fa campione, come una rondine non fa primavera. Ma nulla arriva per caso e di certo non è casuale che a rompere l’egemonia delle prime 4 teste di serie ( 7 su 8 in semifinale, fra uomini e donne) siano stati proprio loro.
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