

Ex tennista, la 28enne di Lione è diventata la prima francese a vincere un torneo del World Padel Tour (a livello Challenger), trasformandosi nel simbolo di un intero paese: “Sono orgogliosa di quanto fatto ma ho ancora tanta fame”
di Marco Caldara | 20 ottobre 2021
Poteva giocare a calcio, invece ha scelto il tennis. Ma è solo nel padel che Alix Collombon sta trovando le soddisfazioni inseguite da una vita intera. Perché da tennista la 28enne di Lione ha giocato un Roland Garros ma solo in doppio, mentre in singolare non è mai andata oltre il numero 457 del ranking Wta e le più forti le ha guardate solamente da lontano. Invece, con la “pala” è diventata piuttosto rapidamente una di loro, grazie a una crescita via via sempre più interessante.
Tutto è iniziato nel 2015, quando stanca del tennis e dei tornei ITF la francese ha detto basta, ma non avrebbe mai immaginato di riprendere poco dopo con regole nuove e un’altra racchetta. Invece si è imbattuta nel padel, ha fatto sempre più sul serio e due anni più tardi si era già trasferita a Barcellona, per imparare quotidianamente dai migliori. Quando le chiedono chi vorrebbe essere in un’altra vita risponde ancora Roger Federer, ma nella sua, di vita, oggi c’è solamente il padel, da numero 24 del mondo e con due titoli World Padel Tour messi in bacheca solo negli ultimi due mesi.
Li ha vinti entrambi a livello Challenger, ma è comunque tantissimo e ha confermato il suo ruolo da trascinatrice del padel in Francia, che escluso il colosso Spagna (e in parte il Portogallo, che però è carente a livello maschile) è il paese europeo con i migliori giocatori nel ranking mondiale. Nei quattro Challenger giocati nel 2021, Alix ha conquistato due titoli e due finali, tutto con la compagna spagnola Jessica Castello, dimostrando di essere ormai pronta per fare grandi cose anche fra Open e Master.
“Mi piace pensare – ha raccontato – che anni e anni di tennis mi siano serviti come formazione per il mio futuro nel padel. Nel tennis mi sentivo sola: sono arrivata a essere la numero 450 del mondo, risultato che richiede grandissimi sforzi, ma non mi ha ripagato di nulla. Nel padel invece siamo come una grande famiglia: questa atmosfera mi piace molto”.
E pensare che fino a 12 anni giocava anche a calcio nelle giovanili del Lione e prometteva un gran bene, ma ha preferito il tennis. “Se avessi scelto il calcio – continua – probabilmente sarei riuscita ad arrivare al professionismo anche lì, visto le qualità che ho sempre avuto e tutto ciò che la gente diceva di me, ma non mi pento di aver scelto la racchetta”. Tuttavia, la passione per il calcio è rimasta: quando nel 2015 ha abbandonato il tennis si è presentata in un club vicino a casa, e nel giro di un mese è passata dalla terza alla prima squadra.
Poi è arrivato il padel e il pallone è passato di nuovo in secondo piano, anche se nelle pause dai tornei si diletta giocando a Fifa 21, una sorta di dipendenza dalla quale non riesce proprio a guarire. Per sua fortuna, però, non rappresenta un limite ai risultati: ad agosto a La Nucia è diventata la prima francese a vincere un titolo WPT, e la scorsa settimana ad Alfafar ha fatto il bis, col suo padel versatile, elegante e aggressivo. Si presterebbe benissimo al ruolo di giocatrice di sinistra, ma lei preferisce la destra, dove ha più chance di far male con la sua amata volèe di rovescio.
Nei primi anni di padel la provenienza di Alix è stata un limite, perché ha dovuto viaggiare molto anche solo per allenarsi con un coach d’esperienza come Juan Alday, mentre oggi – questioni logistiche escluse – è decisamente un vantaggio. Il motivo? Facile: se fosse spagnola sarebbe solamente la ventesima giocatrice del suo paese, invece è la numero uno di Francia e questo, a un livello nel quale le sponsorizzazioni ricoprono un ruolo fondamentale, può fare una differenza enorme.
“Da questo punto di vista sono molto fortunata – dice –, perché in Francia i miei risultati hanno avuto un ottimo seguito, il che mi ha permesso di farmi conoscere. So che molta gente segue i miei incontri, e molte testate anche importanti si sono interessate alla mia storia. Ma non mi accontento: per me la promozione del padel in Francia è una sorta di missione personale. È uno sport che a me ha fatto tanto bene, e spero che sempre più persone possano conoscerlo e innamorarsene, proprio come accaduto a me”.
Il prossimo step per farsi conoscere ulteriormente è quello di fare ancora più strada nei tornei del circuito maggiore, provando a superare già in questo finale di stagione quella sorta di blocco che quest’anno non le ha mai viste arrivare ai quarti. In 14 tornei Collombon e Castello hanno centrato gli ottavi per undici volte, segno di grande continuità, ma non sono mai riuscita ad andare oltre. Va detto che nelle prime dieci occasioni hanno sempre perso contro coppie più forti di loro, mentre nell’undicesima, a Maiorca, erano favorite ma si sono arrese a Navarro/Amatriain, le stesse battute facilmente in finale ad Alfafar.
“Abbiamo sentito di avere un’opportunità importante per superare finalmente lo scoglio degli ottavi – ha detto –, e abbiamo pagato la tensione, io in particolare. Abbiamo desiderato così tanto quel risultato che quando è arrivato il momento di andare a prendercelo la nostra fame di vittorie si è trasformata in una trappola. Ma siamo certe di avere il livello per raggiungere stabilmente i quarti di finale, ed è proprio questo il nostro obiettivo”.
Dopotutto, nei Challenger mancano solo le prime 16 del mondo (escluse da regolamento), e la facilità con cui hanno vinto ad Alfafar è la prova che subito dopo le prime otto coppie vengono loro. “Sono davvero orgogliosa di quanto fatto nel 2021 – ha chiuso la francese –, anche perché nelle due finali vinte abbiamo espresso il nostro miglior padel dell’anno. Sappiamo quanto valiamo, e non vediamo l’ora di dimostrarlo anche nei tornei più prestigiosi”. Questa settimana all’Open di Cordoba una nuova possibilità.
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