

Dal 2023, l’iraniano Kasra Rahmani ha scelto il Piatti Tennis Center come base per le sue ambizioni. A 18 anni è vicino ai primi 1.000 del ranking ATP e cresce ripetutamente, con un occhio a ciò che succede nella sua città dove ancora vivono i genitori: “È stressante – dice –, possiamo solo pregare e sperare che la situazione si risolva”
24 giugno 2025
Solo chi vive certe situazioni le può comprendere per davvero. Succede da tempo ai tennisti ucraini, impegnati in giro per il mondo mentre in patria coetanei e amici lottano per la sopravvivenza, e negli ultimi giorni sta succedendo anche ai cittadini dell’Iran, finito tristemente al centro delle cronache. Ne sa qualcosa Kasra Rahmani, classe 2006: è vero che lui il paese natale l’ha lasciato quasi tre anni fa per trasferirsi a Bordighera, e in questi giorni sta giocando un torneo Itf a Bergamo, dove è partito dalle qualificazioni e ha vinto tre partite conquistando un posto agli ottavi. Ma mamma e papà sono ancora a Teheran, la capitale, centro degli attacchi da parte di Israele e Usa.
“È un periodo davvero difficile – racconta – e sapere che i miei genitori sono in Iran rende tutto stressante. Ho anche una sorella più grande, ma vive in America. Nessuno si augura di trovarsi in una situazione simile, ma non possiamo fare nulla se non sperare e pregare perché tutto si concluda il più velocemente possibile. Leggiamo in continuazione di nuovi attacchi: cerco di concentrarmi sul tennis, ma è molto complicato”. Fortuna che, come accennato, almeno lui ha trovato casa in Italia, a partire dal 2023, con la racchetta come veicolo. E sogno.
“Fin da piccolo – continua – ho sempre cercato di uscire dall’Iran quando possibile, per allenarmi. Avevo un buon coach (il croato Toni Androic, ndr) ma mancavano strutture all’altezza di determinate ambizioni, così come giocatori coi quali confrontarmi. Ho provato ad allenarmi in Serbia, poi alcuni amici mi hanno parlato del Piatti Tennis Center, convincendomi a provare. Da iraniano, ottenere il visto non è stato facile. Inizialmente l’ho avuto per un mese, giusto per un periodo di prova. Mi sono trovato benissimo e allenarmi a Bordighera continua a piacermi tanto: ormai sono lì da due anni e mezzo”.
Un periodo nel quale il suo tennis mancino, costruito ammirando Nadal e Verdasco (“ma non me la sento di paragonarmi a due come loro solo perché ho un buon diritto e un buon fisico”) è cresciuto tantissimo. Prima Rahmani è arrivato vicino dai top-100 del ranking juniores, mentre ora il 18enne si sta avvicinando a grandi passi ai primi 1.000 a livello ATP.
“Il percorso è lungo – dice – ma sono contento di come sta andando. Vivo l’impegno con serenità e calma, ne ho parlato più volte anche con coach Piatti. Da piccolo ho dovuto fare i conti con numerosi infortuni, quindi non sono riuscito a giocare quanto avrei voluto. Ora è il momento di competere, ma sempre passo dopo passo, senza fretta. Sto crescendo molto, sto migliorando e cerco di trovare continuità nei risultati. Il prossimo obiettivo è quello di riuscire a superare i tornei Futures per salire a livello Challenger, ma fa tutto parte di un processo, da affrontare con pazienza”.
La permanenza a casa Piatti gli ha già permesso di saggiare il tennis che conta, allenandosi con gente come Musetti, Medvedev, Wawrinka, Berrettini, Dimitrov e tanti altri big. Il sogno è raggiungerli e portare l’Iran nel mappamondo del grande tennis, dal quale sin qui il paese è sempre mancato. Il miglior giocatore iraniano è stato Taghi Akbari, numero 146 del mondo nel lontano 1974; il più famoso Mansour Bahrami, icona del passato (e del presente) che però ha sempre difeso i colori della Francia. Stesso discorso per Aravane Rezai, numero 15 del mondo nel 2010. Ergo, l’Iran non ha mai assaggiato nemmeno la top-100.
Oggi, nel ranking ATP gli iraniani sono in cinque: il migliore è Ali Yazdani, classe 2003, numero 755. Poi c’è Rahmani, che ha debuttato in Coppa Davis a nemmeno sedici anni, nel 2022. “Ma solo in doppio – precisa il diretto interessato –, però è stata una bella esperienza. Dopo è diventato più complicato visto che vivo in Italia, ma in futuro mi piacerebbe tornare a farlo. Amo giocare per il mio paese. Non abbiamo mai avuto tennisti di altissimo livello, ma oggi c’è un buon numero di ragazzi che ci sta provando. Puntiamo a costruirci delle ottime carriere, ma allo stesso tempo anche a trascinare la crescita del tennis nel nostro paese e a dimostrare che si può diventare giocatori di tennis anche in Iran”. Mai come oggi, buona fortuna.
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