Le parole di Matteo Berrettini dopo la vittoria su Thanasi Kokkinakis nel primo singolare della semifinale di Davis contro l'Australia
di Tiziana Tricarico, da Malaga | 23 novembre 2024
"Oggi credo di aver giocato una delle mie partite migliori". Si presenta in conferenza stampa con un sorriso a 32 carati Matteo Berrettini, che ha portato a casa un combattutissimo primo singolare contro Thanasi Kokkinakis. "Ho cercato di entrare in campo pensando solo al mio match e non al fatto che Jannik [Sinner] avrebbe poi potuto vincere quello successivo. La chiave oggi è stata essere positivo e rimanere concentrato su quello che dovevo fare".
"Credo di aver giocato una partita molto buona anche in difesa - ha aggiunto - oltretutto su un campo veloce come questo dove è possibile solo se ti chiami Sinner o De Minaur.... Quel passante di diritto sul 5 pari? Beh, Vincenzo [Santopadre, l’ex storico coach di Matteo] lo definirebbe un ‘diritto alla Castrichella’. Io non ho mai visto giocare Gabrio, quindi non saprei dire. So solo che lo avevo tirato anche in finale a Kitzbuhel contro Gaston. E’ una soluzione che provo spesso. Certo è stato un colpo che ha riscaldato il pubblico, che ha fatto sentire il suo peso e Kokkinakis se n’è reso conto”.
“E’ stata una partita speciale ma non più di quelle giocate a Bologna o del doppio di ieri l’altro - ha sottolineato il 28enne romano -. E’ giocare per la Nazionale che è speciale. Una volta da ragazzo in una finale di serie A1 dove c’è l’inno nazionale il ‘Bole’ (Simone Bolelli; ndr) mi ha detto: ‘pensa come ti sentirai quando difenderai i colori dell’Italia’. A volte devo darmi dei pizzicotti per rendermi conto che è tutto vero”.
Anche contro Kokkinakis il servizio è stato la solita arma dirompente per l’azzurro, che ha ottenuto però parecchio anche grazie al rovescio in back: “Il mio rapporto con questo colpo è nato quando aveva 15 anni: mi sono rotto la falange di un dito, in un torneo che non dovevo nemmeno giocare, e per un mese ho dovuto giocare il rovescio solo slice. Poi con Vincenzo [Santopadre] l’abbiamo sviluppato ulteriormente quando a 17 anni, per un infortunio al polso sinistro, ho dovuto giocare il rovescio in back per tre mesi. E’ un colpo che mi lascia il tempo di respirare ma non bisogna abusarne”.
Ed alla prospettiva di un impegno supplementare Berrettini ha risposto così: “Il doppio? Se ne riparlerà, se serve, dopo i singolari. Come abbiamo fatto contro l'Argentina se ne discuterà tutti insieme e si sceglierà l'opzione migliore. Fisicamente mi sento bene: ho finito il match con grande energia e non mi sono sentito affatto stanco. Se serve sono pronto, ma speriamo di no!", ha aggiunto sorridendo. Bene Matteo, sei stato accontentato.

“E’ stata una partita speciale ma non più di quelle giocate a Bologna o del doppio di ieri l’altro - ha sottolineato il 28enne romano -. E’ giocare per la Nazionale che è speciale. Una volta da ragazzo in una finale di serie A1 dove c’è l’inno nazionale il ‘Bole’ (Simone Bolelli; ndr) mi ha detto: ‘pensa come ti sentirai quando difenderai i colori dell’Italia’. A volte devo darmi dei pizzicotti per rendermi conto che è tutto vero”.
Anche contro Kokkinakis il servizio è stato la solita arma dirompente per l’azzurro, che ha ottenuto però parecchio anche grazie al rovescio in back: “Il mio rapporto con questo colpo è nato quando aveva 15 anni: mi sono rotto la falange di un dito, in un torneo che non dovevo nemmeno giocare, e per un mese ho dovuto giocare il rovescio solo slice. Poi con Vincenzo [Santopadre] l’abbiamo sviluppato ulteriormente quando a 17 anni, per un infortunio al polso sinistro, ho dovuto giocare il rovescio in back per tre mesi. E’ un colpo che mi lascia il tempo di respirare ma non bisogna abusarne”.
Ed alla prospettiva di un impegno supplementare Berrettini ha risposto così: “Il doppio? Se ne riparlerà, se serve, dopo i singolari. Come abbiamo fatto contro l'Argentina se ne discuterà tutti insieme e si sceglierà l'opzione migliore. Fisicamente mi sento bene: ho finito il match con grande energia e non mi sono sentito affatto stanco. Se serve sono pronto, ma speriamo di no!", ha aggiunto sorridendo. Bene Matteo, sei stato accontentato.
"Qui è come giocare in Italia. Magari non ci sono solo tifosi italiani, quando vedi una bella partita fra due avversari forti fai il tifo per tutti e due. Adoro giocare in Davis, mi piace questa atmosfera, spero di giocare ancora di più in nazionale nei prossimi anni", ha detto Matteo Berrettini subito dopo la vittoria su Kokkinakis.
"Mi aspettavo un match duro, Thanasi è un ottimo giocatore e dà sempre il massimo quando gioca per la sua nazionale. Ha vinto tanti incontri quest'anno. Non è stato facile accettare di aver perso il primo set avendo avuto tante occasioni ma ho guardato la mia panchina ed ho continuato a lottare", ha aggiunto.
Sul 5-5 nel terzo set ha giocato un diritto in chop, stretto e vincente, che ha stupito tutti. "A volte un punto può cambiare l'inerzia della partita. Credo che arrivi da anni e anni di esperienza sulla terra battuta. E' poi tutta una questione di energia che senti in campo", ha concluso Matteo.
Matteo Berrettini that is OUT OF THIS WORLD ????#DavisCup | @MattBerrettini | @federtennis pic.twitter.com/zL2iDbtYkG
— Davis Cup (@DavisCup) November 23, 2024