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Gran Bretagna disperata: rischia le finali Davis. Draper protesta: “Giochiamo troppo, non riposiamo mai”

Se oggi non batteranno 3-0 il Canada i sudditi di Sua Maestà non andranno a Malaga, malgrado abbiano organizzato le qualificazioni a Manchester. La rivelazione di New York spiega i rischi per la sua generazione

di | 15 settembre 2024

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Un'esultanza di Jack Draper (foto Getty Images)

La Gran Bretagna trema: oggi deve fare il miracolo di batte 3-0 il Canada altrimenti non si qualifica alle finali di coppa Davis dal 19 novembre a Malaga. Sarebbe clamoroso perché nelle qualificazioni schierava due giocatori di qualità come Evans e Draper e sarebbe l’unica squadra a non sfruttare il fattore-campo, essendosi organizzata i match del girone D a Manchester, ed avendo perso clamorosamente sul veloce contro l’Argentina.

Come spesso succede i media brit, invece di prendersela coi programmi federali che non producono da troppo tempo giocatori di qualità in proporzione agli enormi profitti generati da Wimbledon che vengono in parte riversati nelle casse della LTA, si sono schierati contro il sistema. E quindi contro l’ATP, che organizza il massimo circuito dei tornei pro, dando grande spazio alla protesta del suo giovane migliore, appunto Jack Draper, il 22enne rivelazione con le semifinali agli US Open perse contro Jannik Sinner.

CALENDARIO MENTALE
Costretto a tornare in campo venerdì dopo la trasferta di New York, il mancino espone tutte le sue perplessità sul calendario di tornei troppo pressante e troppo impegnativo, che non concede respiro e non darà modo ai giocatori di essere longevi.

Dopo aver già disputato 49 singolari in questi primi 8 mesi dell’anno, Draper ha protestato: “E’ un cambiamento troppo rapido, venerdì ero in campo a Flushing Meadows e una settimana dopo sono di nuovo cambio per la Davis. Tanti al mio posto non avrebbero giocato, ma io amo rappresentare il mio paese e anche se il mio team mi ha sconsigliato di giocare a Manchester, mi sono presentato lo stesso perché volevo giocare”. 

Il problema è che si gioca troppo: “E’ un calendario mentale. Credo che sarà molto difficile per i giocatori della mia età raggiungere ancora la longevità.Se guardi a quanti tornei ho giocato quest'anno, 25-26, al mio primo anno pieno sul Tour. E’ davvero dura, con la mia squadra che vuole il meglio per me, vuole che non abbia infortuni e che mi prenda cura del mio corpo e della mia testa”.

Jack Draper con il capitano british Leon Smith (foto Getty Images)

Jack Draper con il capitano british Leon Smith (foto Getty Images)

RIPOSO
In pochi mesi, Jack ha giocato più che nel resto della carriera, facendo enormi sforzi anche per passare da una superficie all’altra, senza pause, senza riposo, sempre in torneo: “Da Miami, a marzo, non ho avuto più tempo.Siamo andati direttamente sulla terra battuta, poi direttamente sull'erba, direttamente alle Olimpiadi, direttamente a Montreal, Cincinnati, settimana di allenamento, US Open, qui in Davis, e poi subito l’Asia, e dopo ancora la stagione indoor in Europa. Guardo il programma, so che tanti lo seguono da anni, ma il modo in cui l'ATP è cambiato in due settimane con il Masters e questo genere di cose, non ci dà più tempo.Non c'è letteralmente nessuna pausa. E’ davvero impegnativo mentalmente e fisicamente”.

PARALLELO DONNE
E’ anche un problema di gioco, sempre più fisico, sulla superficie più praticata oggi, il cemento, ed è un problema che accomuna uomini e donne. Tanto che la numero 1 WTA, Iga Swiatek, dopo il quinto trionfo Slam al Roland Garros ha protestato anche lei per la programmazione troppo intensa, è andata in tilt e dopo una serie di sconfitte importanti, ha dato forfait anche a Seul, al via questa settimana, insieme a un nutrito gruppo di colleghe, decapitando il torneo. 

Davis Cup Finals, Manchester: il team della Gran Bretagna (foto Getty Images)

Davis Cup Finals, Manchester: il team della Gran Bretagna (foto Getty Images)

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