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Priorità (e contraddizioni) di Djokovic: "Slam e Nazionale"

Ma in conferenza stampa, prima del 2-0 alla Grecia dei numeri 700 Atp, aveva detto: “Voglio dare alle persone del mio Paese un'ultima chance di vedermi all'opera. Chissà se mi ricapiterà più di giocare in Coppa Davis”

15 settembre 2024

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Per la serie: le contraddizioni di Novak Djokovic. Prima di entrare in campo contro la Grecia, nel match del Gruppo 1 di Davis, aveva parlato così, a chi gli chiedeva conto di una presenza effettivamente stonata, in una partita già ampiamente scontata (in favore della Serbia) anche senza il supporto del vincitore di 24 Slam: “Voglio dare alle persone del mio Paese – diceva Nole – un'ultima chance di vedermi all'opera. Chissà se mi ricapiterà più di giocare in Coppa Davis”. Forse intendeva 'di giocare a Belgrado', ma le parole nella conferenza stampa post vittoria – 6-0 6-1 in tre quarti d'ora – contro tal Ioannis Xilas (770 Atp) hanno detto tutt'altro: “Le mie priorità? Sono giocare gli Slam e con la Nazionale del mio Paese”.

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Quello che si capisce è che Nole, almeno all'apparenza, non ha un'idea chiarissima su questa fase della carriera. Fase nella quale si sente probabilmente in dovere di ricambiare quell'affetto (soprattutto dei tifosi di casa) che lo ha accompagnato per anni, ma nella quale al contempo deve cercare un equilibrio psico-fisico in grado di mantenerlo competitivo ancora per un po'. “In passato, nella mia carriera, avevo sempre la tabella di marcia pronta con 6 mesi di anticipo. Oggi non è più così, non può essere così. Devo andare avanti step by step, cercando di concentrarmi su pochi obiettivi. E poi ho bisogno di riposare, emotivamente e fisicamente, immaginando cosa succederà dopo”.

Per dopo, ovviamente, si intende dopo la carriera. Un pensiero che a 37 anni comincia a diventare necessario, per quanto lontano lo si possa lasciare. “Nemmeno il ranking, adesso, rappresenta un obiettivo per me. Dunque non inseguo punti a ogni costo. Valuterò molto bene quali tornei giocare, senza pressioni ma cercando di ascoltare il mio fisico e la mia mente”. Non è la prima volta che il serbo si esprime in questo modo, ed è chiaro da tempo che tornare numero 1 non sia affatto una priorità, considerato pure il valore degli avversari attuali e una programmazione votata al risparmio energetico. Se da un lato appare dunque evidente la volontà del campione di non spremere eccessivamente il proprio fisico in queste ultime stagioni, dall'altro lato emerge comunque la voglia di allungare il più possibile la parte finale della carriera.

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L'Oro olimpico ha completato una bacheca ormai ricchissima, per la precisione la più ricca di tutti, se parliamo di tennis maschile. Ma non ha messo la parola fine alla fame di una persona che sulla ricerca di motivazioni ha costruito tutto quanto, fin dal principio. “I miei tre più grandi trionfi – ha spiegato Djokovic – sono quella medaglia d'Oro di Parigi, la Coppa Davis vinta con la Serbia e il primo Wimbledon. Ma in Nazionale si respira sempre un'atmosfera speciale, perché ci sono i compagni, il tifo della propria gente: si gioca per qualcuno, non per se stessi”. E allora chissà che, al di là delle parole contraddittorie, sia proprio questa competizione a mantenere Nole 'affamato' ancora per un po'. Se non fame di trofei, di quel palcoscenico dal quale sembra molto restio a scendere in maniera definitiva.


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