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Nell'altra Davis c'è Djokovic: in campo contro il 700 Atp?

Questa partecipazione - poi capiremo se confermata, ma intanto lui si sta allenando - a un match con i numeri 700 al mondo, giusto per dire grazie al pubblico della sua Belgrado, rappresenta una garanzia sul fatto che Mister Djokovic andrà avanti ancora e ancora, con la stessa fame degli inizi

di | 13 settembre 2024

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Nell'altra Davis, quella lontano dai riflettori, c'è anche il giocatore più vincente della storia del tennis. Sembra incredibile, ma Serbia-Grecia del Gruppo 1, in programma tra domani e domenica all'Aleksandar Nikolic Hall di Belgrado, vede nelle rose annunciate pure Novak Djokovic, a capo di una Nazionale balcanica che – con ogni probabilità – non avrebbe avuto difficoltà nemmeno senza di lui, considerato che gli ospiti si presenteranno senza il più forte dei fratelli Tsitsipas, e con Aristotelis Thanos (713 Atp) come numero 1 del team.

Ora, per chi non conosce la storia di Nole (o la conosce solo superficialmente) questa presenza - che magari potrebbe limitarsi al doppio, magari potrebbe essere di supporto dalla panchina - potrebbe sembrare esagerata, senza senso, persino fuori luogo. Invece è perfettamente in linea con il personaggio, che in più di un'occasione ha avuto modo di mostrare quanto il suo essere serbo significhi molto più che accostare un nome a una bandiera. Djokovic e il concetto di patria vanno a braccetto da quando il vincitore di 24 Slam ha fatto il suo ingresso nel circuito. E proprio di recente siamo arrivati al culmine di questo amore (ripagato): l'Oro olimpico di Parigi che è stato il coronamento del sogno di una vita. 

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Parlando di Davis, Nole ha esordito con la Nazionale nel 2004, esattamente 20 anni fa, nel 5-0 contro la Lettonia (all'epoca la formazione era quella di 'Serbia e Montenegro'). Nel 2010 si prese il trofeo, sempre a Belgrado, battendo la Francia per 3-2, recuperando nell'ultima giornata dopo che i transalpini si erano portati avanti per 2-1 al termine del doppio. Ci pensò Djokovic a consegnare il 2-2, dominando Gael Monfils, poi Viktor Troicki (capitano attuale) completò l'opera dando poco spazio a uno spento Llodra. Nel 2013 tutti attendevano il bis, ma arrivarono i cechi a mettere sottosopra Belgrado, chiudendo per 3-2 malgrado i successi di Nole in singolare.

Ma forse la delusione più grande, se parliamo di Nazionale, per l'ex numero 1 del mondo è arrivata a Malaga nel 2023 contro l'attuale numero 1 del mondo. Quei tre match-point consecutivi mancati contro Jannik Sinner non furono soltanto l'inizio del trionfo tricolore, ma portarono pure una dose enorme di frustrazione in casa serba, dove quell'Insalatiera pareva già praticamente sugli scaffali del salotto. Sembrava la parola fine sul rapporto tra Novak e la Davis, sembrava che quel tonfo così clamoroso potesse pesare in maniera decisiva anche su questa fase finale – delicata come ogni conclusione – della carriera del serbo. Invece no.

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Invece è accaduto che Nole, bene o male, è rimasto lì. Non ha vinto Slam in questo 2024, ma ha giocato la finale a Wimbledon. Poi – con quell'operazione al ginocchio ancora fresca – si è vinto le Olimpiadi. E se gli Us Open sono stati un passaggio a vuoto, c'è questa presenza così apparentemente inutile contro la Grecia a dire che il ragazzo di 37 anni non ha affatto voglia di mollare la presa. 

Al contrario, questa partecipazione - poi capiremo se confermata, ma intanto lui si sta allenando - a un match con i numeri 700 al mondo, giusto per dire grazie al pubblico della sua Belgrado, rappresenta una garanzia sul fatto che Mister Djokovic andrà avanti ancora e ancora, con la stessa fame di quando, nel 2004, cominciò la sua avventura sportiva con la maglia della Nazionale. È proprio questa fame, questa – onestamente unica – capacità di trovare motivazioni laddove nessuno le vede, la chiave per capire un fenomeno in grado di attraversare più epoche, senza mai dare l'impressione di essere fuori posto.

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