

Il russo che già aveva sorpreso il mondo due anni fa si ripete dalle qualificazioni alle semifinali. Nel frattempo, in 15 mesi, dal 14 del mondo è sceso al 129!
di Vincenzo Martucci | 04 maggio 2023
Molti si sorprendono dei risultati di Aslan Karatsev, i colleghi russi no. A cominciare da Daniil Medvedev che lo conosce e lo teme sin dai primi passi nel tennis, e da pro ci ha perso 4 volte su 5, l’ultima negli ottavi di Madrid, su una terra talmente anomala che quel furbone di Ion Tiriac l’aveva colorata di blu. Molti si chiedono come faccia, senza una chiara spiegazione, a sparare decisamente fuori e poi clamorosamente dentro le righe la povera pallina gialla che martorizza con mazzate a mille all’ora. Si può giocare così all’estremo, tutto a “o la va o la spacca”?
Started from the qualies now we here ??@AsKaratsev defeats Zhang 7-6(3) 6-4 to become the second qualifier in Madrid history (Santoro 2002) to reach the semis!#MMOpen pic.twitter.com/NVrl8vi8ml
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La sua storia è davvero particolare: agli Australian Open 2021, era esploso, passando dalle qualificazioni alle semifinali dove s’era arreso solo a Novak Djokovic, transitando da signor nessuno a campione di 3 titoli ATP sul prediletto cemento e quindi ancora da numero 14 del mondo del febbraio dell’anno scorso a misterioso decaparecido che è scaduto addirittura al 129 ATP della settimana scorsa (121 oggi).
E poi ancora, all’improvviso, a protagonista del Masters 1000 spagnolo, transitando dalle qualificazioni dov’ha infilato Brancaccio, Struff, e poi superando in tabellone Djere, Van de Zandschulp, De Minaur, Medvedev e Zhang, Autopromovendosi addirittura alle semifinali. Un volo davvero clamoroso pur nelle condizionali di particolare velocità di palla che caratterizzano il torneo in altura di Madrid.
L’anno scorso, dopo il titolo di Sydney e il terzo turno agli Australian Open, Aslan ha combinato un disastro con 19 ko d’acchito e 7 al secondo turno ed appena 3 tornei con 2 partite vinte di fila. Quest’anno, dopo le semifinali di Pune ha collezionato altre 5 eliminazioni d’esordio fino alla resurrezione della settimana scorsa con gli ottavi a Monaco e ora questo miracoloso percorso di Madrid.
Che cosa gli è successo di così decisivo? Come mai quelle sensazionali gambe a molla che avevano stupito il mondo hanno smesso di fargli scatenare la sua potenza a tutto campo? Non ha avuto infortuni gravi. Qualche sussurro di corridoio parla di una inchiesta sulle combine nel tennis. Ma lui taglia corto: “Ho avuto problemi personali che non voglio svelare pubblicamente e quando ti ondeggia in testa questo genere di pensieri poi sul campo è difficile pensare al tennis. Quando tutto si è sistemato mi sono potuto rilassare, e alla fine dell’anno scorso sono riuscito anche ad allenarmi e giocare meglio insieme al mio vecchio coach, quello degli Australian Open 2021 [Yahor Yatsyk]".
Karatsev sostiene di essere uscito migliorato dalla sua brutta esperienza: “Mi piace quel che faccio e mi piace il percorso che sto facendo, due anni fa a Melbourne spendevo talmente tante energie, ogni partita ero al 200%, ci ho messo del tempo ad fare esperienza per imparare a rilassarmi. Oggi ho le idee chiare, so molto di più che cosa devo fare. A 29 anni non so quanto anni mi restano nel tennis ma conto di sfruttarli”.
La storia fantastica del russo che i non russi non s’aspettano protagonista aveva avuto un prologo con la corsa miracolosa agli Australian Open 2021, a 27 anni, da giocatore di più bassa classifica era Open, numero 114 del mondo, che arrivava fra gli ultimi 4 al debutto nel tabellone principale in uno Slam, dopo Patrick McEnroe, anche lui 114 nel 1991 e Goran Ivanisevic, 125 a Wimbledon 2001 Wimbledon.
Arrivava tardi perché aveva avuto problemi prima finanziari, poi logistici e quindi fisici: nato a Vladikavkaz, era emigrato a Tel Aviv, in Israele, a 3 anni aveva imbracciato la prima racchetta a 12, tornato in Russia, aveva girovagato fra Rostov, Taganrog e Mosca, e quindi aveva cercato invano la sua strada fra Germania e Spagna.
“Mi sono mosso tanto, direi anche troppo”. Più che giocare si era allenato, finché non aveva finalmente intrapreso la dura trafila dei tornei ITF e Challenger. Anche se, nel 2017, dopo più infortuni al ginocchio, stava per gettare la spugna: “Mi sono fermato quasi 3 mesi, è stato il momento più difficile, poi a un torneo “Futures” ho incontrato l’uomo giusto, Yatsyk, che mi ha aiutato tanto, sia sotto il profilo mentale che tecnico e atletico, col preparatore Luis Lopes, fissandoci degli obiettivi certi: come entrare nei primi 100 entro la fine del 2020”.
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Karatsev ha sempre sorriso poco. A Madrid, dopo aver eliminato anche la sorpresa Zhang che ha scritto nuove pagine del tennis cinese, dice: “sono felice di come sto, sia come fisico che come gioco. Sono tornato al top. Dalle qualificazioni, match dopo match è stato sempre più duro, anche mentalmente perché l’avversario non regalava punti facili e sono dovuto essere sempre più presente”. In realtà, Aslan dal pugno duro non cambia poi granché, come dicono i 30 vincenti e i 32 gratuiti contro Zhang. Chissà se ha altre imprese in serbo per sé e per il tennis.
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