

La prima giornata dei Championships ha esaltato il 19enne fenomeno spagnolo anche sul verde, così come ha liberato il talento di Davidovich Fokina ed Humbert
di Vincenzo Martucci | 28 giugno 2022
Ode all’erba. Intesa come tennis. Mentre la prima giornata di Wimbledon scorre via malgrado la solita pioggia che storicamente interrompe un po’ di match ci ritroviamo schierati accanto a Laura Golarsa. Che, nella sua telecronaca proprio non riesce a trattenere l’amore per questo Slam e per le sensazioni che dà questa superficie a un tennista: “Senza offesa per gli altri Slam, ma questo è sempre stato il mio preferito quello che volevo assolutamente giocare”. Semplicemente perché l’erba, quest’erba tanto verde e perfetta, esalta il gioco, lo lascia fluire libero, e premia chi tira e si butta avanti, verso la meta, la rete.
PROROMPENTE VITALITA’
Il simbolo del lunedì ai Championships, il manifesto dell’All England Club che si mostra al mondo in tutta la sua bellezza ed unicità, è Carlos Alcaraz. L’ultimo ragazzo prodigio, il 19enne che sta ricalcando le imprese precoci di Rafa Nadal, dopo le gran di manovre sul cemento e sulla terra, dice ad alta voce “33”, come le vittorie stagionali, al medico-Wimbledon. Il problema al gomito c’è (e si vede dal guanto con cui si protegge), la ruggine per la mancanza delle gare pure, così come le titubanze su una superficie finora avara, ma la prorompente vitalità dell’allievo di Juan Carlos Ferrero non può subire la museruola del servizio-bomba di Struff. Il ragazzo infatti freme, esagera, sbaglia, ma tira, ci prova, libera sempre più il braccio e poi finalmente, appena il discorso si fa più fisico, con il tedesco avanti due set a uno, guarda quello che succede di là del net, lo imita e comincia a mettere giù anche lui ace a iosa, addirittura più dello specialista avversario, arrivando a contare fino a 30 assi. Così, con quest’arma che non t’aspetti, domina il tie-break del quarto set e impressiona per la prima volta Jan Lennard che è arrivato a 32 anni senza rompere il muro dei top 20 ed è il primo a sorprendersi di tenere ancora botta mentre il tabellone annuncia il quinto set e la partita si avvia alle 4 ore e 11 minuti di gioco.
ALL’ATTACCO
Intanto, quel satanasso di spagnolo, ha cominciato a tirare anche diritti vincenti impressionanti e subito a buttarsi a rete dove, della parte sinistra, mette davvero paura per quanto è agile e veloce. E appena Struff ha un piccolo cedimento con la sua arma paralizzante, appena accusa lo sforzo del recupero dopo i problemi a una gamba, uniti a quello per spingere a più non posso anche la seconda di battuta per prendersi sempre rischi enormi, Alcaraz gli azzanna il collo e gli strappa il secondo break del match, esaltandosi ulteriormente con la “Ola” che si alza spontanea dalle tribune del campo numero 1 rompendo il contegnoso rispetto verso l’onesto e orgoglioso tedesco. Disco verde per Carlos: di testa, prima ancora che di livello di gioco. “Non sento la pressione, l’erba mi piace, gioco libero”, annuncia lo spagnolo al pubblico entusiasta per una bellissima partita piena di punti spettacolari, di recuperi, di soluzioni.
COACHING E LIBERTA’
Alcaraz-Struff è un inno al gioia dell’erba e del tennis più puro che cancella anche tutti i discorsi sul prossimo via libera al coaching liberalizzato. Quando le cose vanno coì veloci, quando l’imperativo è soprattutto cercare il punto, spingere e spingere, e buttarsi in avanti, quanto può servire il consiglio giusto, e quanto veloce può arrivare nella testa di un centometrista?
Se lo chiedono in tanti altri dopo la prima giornata di Wimbledon 2022. Anche il compassato Hurkacz, così teso per i favori del pronostico che lo vedeva fra i primi favoriti al successo finale, che non riesce a liberare i colpi finché non si trova sull’orlo del baratro: 6-7 4-6 3-5 0-40. Allora tira tutto al massimo, rischia, gioca quasi con gli occhi chiusi e in un amen si ritrova 5-5, e poi riapre miracolosamente il match guadagnando due set contro Davidovich Fokina, il giocatore che fino al torneo di Montecarlo era famoso per le sconfitte clamorose più che per le vittorie coi top ten. Ma dopo la finale nel Principato, lo spagnolo ha imparato a vivere i sogni afferrando le occasioni con le proprie mani. E così, dopo aver visto il polacco servire anche per il match, al tie-break, una volta sotto 4-7, è lui a forzare, a spingere l’avversario a velocizzare i movimenti, a snaturarsi e a rischiare. Fino a portarlo all’errore, alla confusione e a vincere un match quasi vinto poi praticamente perso. Per poi ricordarsi di essere stato campione juniores su questi prati della libertà tennistica dove puoi far tutto tranne difenderti a oltranza.
“Posso battere chiunque”. Già la prossima storia contro il talento mancino Vesely ex numero 1 del mondo juniores è una sfida da vivere intensamente, senza un copione già scritto. Come quella di Hugo Humbert che finalmente si ribella al destino dopo 5 vittorie e 15 sconfitte stagionali e la discesa al 112 del mondo: contro il solido Ruud tornerà ad esaltare il suo talento mancino? Se non sull’erba della libertà tennistica, dove?
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