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Eventi internazionali

Dov'è Peng Shuai? Anche Chiara Appendino si unisce all'appello

Una mail falsa rende ancora più preoccupante la scomparsa delle tennista cinese Peng Shuai, Il testo è stato recapito nelle ultime ore. La giocatrice dice di stare bene, ritratta le accuse e chiede tranquillità. Ma è un palese falso. Tutti il mondo vuole la verità: Serena Williams è “devastata e shoccata”; la vice presidente della FIT invita a non restare in silenzio

di | 19 novembre 2021

Zhang Gaoli, ex membro del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese

Zhang Gaoli, ex membro del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese

Il punto è che una bugia, un falso, possono essere peggio di un’ammissione. E se, per di più, riguardano una donna scomparsa da sedici giorni, la bugia e il falso diventano indizi. “Faccio fatica a credere che Peng Shuai abbia effettivamente scritto l’e-mail che abbiamo ricevuto. Mi è difficile credere a ciò che ci hanno fatto leggere”.

Steve Simon, presidente della Women Tennis Association (Wta) mette in dubbio la mail diffusa dai media cinesi in cui Peng Shuai dice che va tutto bene. “Sono a casa, sto bene” scrive la tennista cinese, 35 anni, ex numero uno del mondo in doppio e numero 14 nel singolare, scomparsa dal 2 novembre. Nella stessa mail Peng ritratta anche le accuse di stupro al numero 3 del Partito comunista cinese, il potentissimo Zhang Gaoli, 75 anni, ex braccio destro di Xi Jinping.

Peccato che lo screenshot della mail inviata come controprova che va tutto bene, contenga evidenze che non si tratta di una foto allo schermo. E neppure di una mail. E che assomiglia molto ad una volgare contraffazione.

Il giallo cinese esce ogni giorno di più dalle cronache sportive e sta diventando un imbarazzante - per la Cina- dossier a cui Pechino deve con urgenza dare risposte efficaci ed esaustive. Il mondo del tennis condivide e rilancia da cinque giorni l’hastag diventato virale #whereispengshuai.

Prima le “vecchie” glorie, da Chris Evert a Martina Navratilova fino a Billie Jean King. Poi Noami Osaka, Nicolas Mahut e tanti altri. Lunedì s’era fatto sentire Djokovic dal campo del Pala Alpitour di Torino dove sono in corso le Finals. Il presidente dell’Atp  Andrea Gaudenzi ha chiesto di fare “chiarezza” e di “farlo presto”.

Ieri è scesa in campo Serena Williams. “Sono devastata e scioccata per la mia collega Peng Shuai” ha scritto la regina del tennis su twitter. “Spero che sia al sicuro e che venga trovata il prima possibile. Bisogna indagare, non dobbiamo tacere. Tutto il mio amore per lei e la sua famiglia in questo momento incredibilmente difficile”.

Oggi anche la vicepresidente della FIT, Chiara Appendino, ha preso posizione attraverso il suo profilo Twitter: "La tennista Peng Shuai è scomparsa. Alcuni giorni fa ha scelto di rompere il silenzio accusando l’ex vice premier cinese di stupro. Sapendo, probabilmente, a cosa andava incontro. Noi non possiamo restare in silenzio. Chiediamo tutti, ad alta voce: #WhereIsPengShuai?"

Un sassolino sta diventando valanga. La denuncia di Peng, il 2 novembre, sembrava destinata ad essere un episodio del #meToo cinese, lontano e destinato a non lasciare segni particolari. Ma nel post scritto dalla tennista sul suo account Weibo, il twitter cinese, si è intuita subito una drammaticità diversa. Una sofferenza nuova rispetto alle altre denunce che in questi anni hanno segnato la cronaca nei paesi occidentali.

“Non ho le prove - ha ammesso Peng - è vero; e come potrei averle? Ma come un uovo che colpisce una roccia, o una falena la fiamma, sprezzante dell’auto-distruzione, dirò la verità su di te”. Era il 2 novembre, appunto. Da allora sono stati cancellati tutti gli account social della tennista di cui si sono perse anche le tracce. 

Il “Tu” in questione è Zhang Ghaoli, vicepremier cinese tra il 2012 e il 2017, uno degli uomini più potenti della Cina del decennio passato, ex membro del Comitato Permanente del Politburo, l'organo decisionale del partito composto da sette dirigenti, tra cui lo stesso segretario generale del partito e presidente cinese, Xi Jinping. La tennista avrebbe avuto una relazione con Zhang, interrotta negli anni in cui lui fu eletto nelle alte sfere del partito.

Poi nel 2018, al termine dell’incarico, Peng sarebbe stata invitata da Zhang a casa sua per giocare a tennis anche con la moglie. In quell’occasione l'ex politico cinese l'avrebbe violentata.

Da quel giorno, ben sedici giorni fa, non si è saputo più nulla della tennista. Interpellate in due occasioni dalla stampa occidentale, le autorità hanno glissato sui fatti poiché “non all’ordine del giorno del governo”.

E in quale “ordine del giorno” dovrebbe stare una giovane donna adesso scomparsa, che vive nel mondo - il tennis è uno sport globale -, che nel suo paese ha raggiunto vette di popolarità altissima ispirando tante giovane atlete fino a far diventare il tennis tra gli sport più praticati in Cina?

Il sassolino è diventato così una valanga. Prima l’hastag diventato sempre più virale. In queste ore  #whereispengshuai è al terzo posto su twitter (dopo #Sinner e #NittoAtpfinals). Poi giocatrici che hanno fatto la storia di questo sport come Evert, Navratilova e la King che chiedono al mondo “where is Peng Shuai”. E quelle che la faranno, come Naomi Osaka e tante altre: hanno tutte voluto condividere e rilanciare  l’appello. Un gioco di squadra che sta coinvolgendo tutti e che non ti aspetti dallo sport individuale per eccellenza.

Infine la Wta, in genere assai gelosa della propria terzietà e molto attenta a non intromettersi in faccende che possono lambire la politica. In queste ore la Wta sta chiedendo un'indagine “piena, giusta e trasparente” perchè “Peng e tutte le donne meritano di essere ascoltate, non censurate”. Steve Simon è arrivato ad ipotecare la stagione del circuito femminile in Asia se non arriveranno risposte a stretto giro. Parliamo di almeno un terzo del budget dell’organizzazione. Oltre Simon francamente non può andare. 

I grandi quotidiani come New York Time e Gardian hanno iniziato a seguire il caso. Ieri mattina anche La Stampa aveva la storia in prima pagina. “Noi da giorni stiamo contattando Peng attraverso tutti i nostri canali ma non abbiano risposta”. Ad inizio settimana è arrivata una prima risposta dalla Federazione cinese: Peng sta bene, è a Pechino, non sta subendo alcun tipo di minacce fisiche e desidera stare un po’ tranquilla. Senza riscontri è più che legittimo dubitare.

Allora è arrivata quella mail, pubblicata su twitter dal canale cinese in lingua inglese Cgtn attribuita alla tennista e che ha finito per aumentare i timori anzichè placarli. Non torna il linguaggio usato: “Salve a tutti” si legge all’inizio, un gergo non consono rispetto all’occasione e più simile ad un messaggio della propaganda. Nella mail la tennista sosterrebbe che la notizia della sua “scomparsa, così come quella della presunta violenza sessuale, non è vera”. Anche questo lascia molto perplessi. Infine l’evidenza più grave: cursore del mouse sulla seconda linea della lettera. Non può essere uno screenshot della mail di Peng.

“Questa lettera aumenta la mia preoccupazione sulla sua sicurezza e su dove si trovi” ha detto Simon. “La Wta e il resto del mondo hanno bisogno di prove verificabili e indipendenti che sia al sicuro e le sue accuse vanno indagate in assoluta trasparenza e senza censura. Le voci delle donne vanno ascoltate e rispettate, non censurate”.

Simon ora vuole “prove chiare e inconfutabili” sullo stato di salute e il luogo in cui si trova la tennista cinese. “Ho difficoltà a credere che Peng Shuai abbia effettivamente scritto l'e-mail che abbiamo ricevuto. Ha dimostrato un incredibile coraggio nel descrivere una presunta aggressione sessuale compiuta da un ex alto funzionario del governo cinese. La Wta e il resto del mondo hanno bisogno di prove indipendenti e verificabili che sia al sicuro”.

Pechino deve rispondere presto: where is Peng Shaui?  Le mail farlocche non servono a nessuno e fanno fare figuracce internazionali. 

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