

Daniil Medvedev ha superato in tre set Felix Auger-Aliassime. Nella notte italiana Novak Djokovic batte in cinque set Alexander Zverev e continua la sua caccia al Grande Slam
di Alessandro Mastroluca | 10 settembre 2021
Sei settimane dopo aver tolto a Novak Djokovic la possibilità di conquistare il Golden Slam, Alexander Zverev ha provato a fermare anche la sua corsa verso il Grande Slam. Il tedesco ha portato il numero 1 del mondo al quinto set, ma non ce l'ha fatta ad allungare ancora la serie di vittorie consecutive.
Il numero 1 del mondo sembra un giocatore in missione. Ha vinto 4-6 6-2 6-4 4-6 6-2, eguagliando così le 31 finali Slam di Roger Federer. Per raggiungere il ventunesimo major complessivo, uno in più di Federer e Nadal con cui condivide il primato di titoli nei tornei più prestigiosi in calendario, e completare il Grande Slam, impresa riuscita nella storia solo a Don Budge e Rod Laver nel singolare maschile, gli manca solo una vittoria. Dovrà battere Daniil Medvedev, numero 2 del mondo, che ha sconfitto già nella finale in Australia (5-3 in favore del serbo il bilancio degli scontri diretti). "Tratterò questo match come se fosse l'ultimo della carriera" ha detto.
Medvedev ha avuto la meglio in tre set su Felix Auger-Aliassime, primo semifinalista canadese nell'intera storia del torneo dal 1881 e ultimo giocatore ad aver battuto Zverev.
Felix aveva perso anche l'unico precedente a Toronto tre anni fa, al tiebreak del terzo set, nel giorno del suo diciottesimo compleanno.
Oggi il match è stato combattuto nel primo set, portato comunque a casa dal russo con sicurezza, e ha vissuto l'unico vero momento di pathos nella seconda partita, quando Auger Aliassime è riuscito a prendere un break di vantaggio e a mantenerlo fino a condurre 5-2.
Lì il luciferino Daniil, nonostante il set di vantaggio, ha deciso di non mollare. E ha continuato a costruire le sue particolarissime trame da fondocampo. O meglio, da alcuni metri dietro la linea di fondocampo.
Con questa strana ragnatela, intessuta con fili a volte veloci e potentissimi, altre rallentati e parabolici, ha avvolto man mano la potenza esplosiva del canadese. Felix alla fine ha perso i riferimenti e non è riuscito a fermare l'emorragia dei "quindici", che si riversavano tutti dalla parte russa del segnapunti.
Non avrebbe più conquistato un solo game del set ( 7-5) e avrebbe presto ceduto il servizio anche nella terza partita.
La faccenda si chiudeva 6-4 7-5 6-2 in due ore e 4 minuti e lanciava Medvedev alla sua seconda finale a New York, dopo quella indimenticabile del 2019 combattuta fino al quinto set contro Rafael Nadal. Lì aspetta il vincitore della sfida tra Djokovic, il n.1 del mondo che vuole cambiare la storia, e Alexander Zverev, che arriva dal filotto Olimpiadi-Cincinnati.
Due anni fa, Daniil Medvedev riuscì a battere Grigor Dimitrov nella sua prima semifinale Slam. Allora era un giovane che giocava libero, senza obblighi verso se stesso e non circondato da particolari aspettative. Vinse contro il bulgaro, poi quasi ribaltò la finale contro Rafa Nadal.
"Sono andato vicino a vincere la mia prima finale Slam dopo essere stato sotto di due set e di un break - ha ricordato il russo -, quindi posso esprimermi a questo livello. L'anno scorso ho perso contro Thiem, che ha giocato una partita eccezionale. Non sono riuscito a trovare soluzioni, ho imparato la lezione e ho provato a fare meglio quando ci siamo incontrati di nuovo alle Nitto ATP Finals. Qui Dominic non c'è, Rafa non c'è, io cerco di dare il meglio e vediamo che succede".
Il russo ha perso un solo set nel torneo, ai quarti contro la sorpresa olandese Botic van de Zandschulp.
Come rivelano i dati pubblicati sul sito ATP, il canadese avrebbe avuto più chances se la maggioranza degli scambi si fossero chiusi entro i quattro colpi. Ha infatti vinto il 56% dei punti in questa categoria di scambi allo US Open, anche grazie all'81% di punti conquistati quando ha messo in campo la prima.
Non a caso la durata degli scambi nelle sue partite era stata di 4.2 colpi, in quelle di Medvedev 5.3. Inutile dire che il russo è stato bravissimo a portare la sfida dove voleva lui.
DJOKOVIC PIEGA ANCHE ZVEREV
Novak Djokovic ha festeggiato in semifinale il suo 81mo successo in carriera a Flushing Meadows. Dopo la vittoria su Matteo Berrettini, grazie alla quale è rimasto imbattuto nei 12 quarti di finale disputati allo US Open, ha completato la settima vittoria in dieci scontri diretti, e riscattato la sconfitta subita dopo essere stato avanti di un set e di un break ai Giochi olimpici di Tokyo.
"Viviamo per questi momenti, sogniamo queste opportunità ogni giorno quando cerchiamo la motivazione per uscire là fuori e ripetere sempre le stesse cose, giorno dopo giorno - ha detto subito dopo il match, con un sentito omaggio ai tifosi -. Viverli in uno stadio come questo, in un'atmosfera così incredibile, ti ripaga, Grazie per averlo reso così speciale".
"Per battere Djokovic devi essere perfetto, ma la maggior parte delle volte non ci riesci. Per questo in quasi tutte le occasioni, perdiamo contro di lui - diceva il tedesco - Devi essere tu a dominare il punto e sbagliare poco". Ma soprattutto per battere il numero 1 del mondo, bisogna riuscire a fare tutto questo, che è già una missione quasi impossibile, abbastanza a lungo.
Sotto gli occhi di Rod Laver, l'ultimo ad aver completato il Grande Slam, Zverev ha provato ad applicare il suo piano. Nel primo e nel quarto set ha messo in campo il 72% di prime al servizio e vinto 33 dei 38 relativi punti. Ma anche lui, nel finale di una battaglia durata tre ore e 34 minuti, illuminata da uno sfiancante scambio da 53 colpi jnel terzo set, si è piegato sulle gambe. Mentre Djokovic, ancora energico, è rimasto imbattuto al quinto set nei major quest'anno. Degli ultimi 27 incontri a livello Slam che ha concluso in quattro o cinque set, ne ha portati a casa 25: l'unica eccezione è la sconfitta 7-5 al quinto contro Dominic Thiem al Roland Garros del 2019.
"Conosco i miei punti di forza - diceva dopo il successo su Berrettini -, ci ho lavorato negli anni in modo che il mio tennis potesse non avere debolezze. Voglio avere il gioco più completo possibile, in modo da adattarmi ad ogni stile di gioco, alle diverse superfici e mettere in campo la strategia più utile per vincere quella particolare partita. Voglio far sentire ai miei avversari che posso arrivare su ogni palla, che sono a mio agio a fondo campo e a rete, al servizio e in risposta".
In più, come ha detto il coach Goran Ivanisevic, più sale la pressione e meglio gioca. Un messaggio anche per Medvedev, forse il più indecifrabile e mutevole dei suoi avversari.
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