

Jannik Sinner batte per la terza volta Bautista Agut e si prepara a sfidare Andrey Rublev nei quarti dell'ATP 500 di Barcellona, in diretta su SuperTennis
di Alessandro Mastroluca | 22 aprile 2021
Quando un Bautista-Aut con la racchetta incontra un Sinner con la racchetta, il Bautista-Agut con la racchetta è un uomo sconfitto. Gli appassionati di cinema avranno riconosciuto l'omaggio al film "Per un pugno di dollari". Gli appassionati di tennis, invece, hanno avuto modo di apprezzare, a Barcellona e su SuperTennis, la terza vittoria in tre scontri diretti fra l'altoatesino, al primo torneo da top-20, e lo spagnolo.
Se una può essere un caso, due magari una coincidenza, tre su due superfici diverse sono più di un indizio. Roberto Bautista Agut, affidabile, solido e costante numero 11 del mondo, è uno di quegli avversari che offre una misura, una pietra di paragone. Per batterlo, devi essergli superiore. E se per tre volte dimostri di essere superiore a un solido e affidabile numero 11 del mondo, hai portato più di qualche prova di valere un posto in top-10.
Con questo potenziale, si prepara a sfidare il nuovo maratoneta del circuito ATP, Andrey Rublev, che non si ferma mai e ha dimenticato la sconfitta di Montecarlo in finale nell'unico modo che conosce. Altro giro, altre cose, altro lavoro, altra vittoria. Fanno 26 nel 2021 dopo il 6-4 6-7(6) 6-4 su Albert Ramos in cui ha salvato quattro palle break nell'ultimo game.
Il russo si è mostrato soddisfatto per il risultato, non per la prestazione, come già successo dopo la vittoria all'esordio contro Federico Gaio. "Non è cambiato niente, non ho umparato la lezione - ha detto -, ma la cosa importante è che sono riuscito a portare a casa il match. Se vinci pur non facendo tutto nel modo giusto, la fiducia ne guadagna".
Rublev ha incrociato Sinner appena per tre game, lo scorso autunno a Vienna, prima del ritiro dell'altoatesino sull'1-2 nel primo set.
Da allora, l'azzurro ha continuato a migliorare, partita dopo partita. L'ha chiaramente dimostrato nell'ATP 500 di Barcellona. Come nelle altre due occasioni sul duro, a Dubai e a Miami, anche sulla terra Sinner e Bautista hanno lottato punto a punto, centimetro di campo per centimetro di campo da guadagnare. Nel primo set l'azzurro va sotto di un break in avvio, recupera e sale 5-3, ma subisce il controbreak quando serve per il primo set.
Il tiebreak contiene l'essenza antica e insieme moderna del tennis attuale sulla terra battuta. Un tennis fatto di resistenza ma non solo di difesa, di potenza e logorio dell'avversario.
Di nuovo, Bautista è il primo a salire in vantaggio di un minibreak, ma la legge di "Per un pugno di dollari" si manifesta crudelmente nel doppio fallo che riporta l'enfant terrible del tennis italiano sul 5-5. Il tiebreak dura 20 punti, il primo set in totale ne ha richesti 94: 49 ne ha vinti Sinner, 45 Bautista a cui non bastano nemmeno due righe e un nastro che lo aiuta a prendersi un set point sul 9-8.
Sinner fa chilometri, e non è una metafora, supera gli ostacoli e nel secondo set accelera. Come gli orsetti della pubblicità di una famosa marca di batteria, mentre gli altri si fermano stremano lui continua. Dura di più, molto di più.
La partita ricorda il duello fra Marco Pantani e Pavel Tonkov in uno dei momenti chiave del Giro d'Italia 1998. Allora, il Pirata continuava a scattare, il russo gli resisteva, sempre a ruota, pronto a rispondere. Ma Pantani si è rialzato una volta di più sui pedali, e il rivale alla fine non c'era più.
Negli ultimi game, per quanto il tennis sia sport duale e relazionale, Sinner è un uomo solo al comando. Bautista c'è ma non ci crede, è un uomo sconfitto che aspetta il game, set and match senza più forze per reagire.
Questa di Barcellona è una grande vittoria. Una vittoria di Sinner, di coach Riccardo Piatti, di Andrea Volpini e Dalibor Sirola, il preparatore atletico che gli permette di andare ancora più forte quando la fatica pesa di più.
Qui si misureranno muscoli, fisico e mente. Sì, quella che fa la differenza fra top-20 e uno dei Big-3, come ha detto Rublev alla vigilia del torneo al quotidiano spagnolo AS.
"Oggi tutti i top-20 sanno giocare bene a tennis, ma i primi tre hanno una mentalità migliore degli altri - ha detto -. Così riescono a vincere più partite e a ottenere risultati spettacolari".
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