Si giocano a distanza di una trentina di giorni. Sono per certi versi simili, per altri versi molto lontane. In cosa si differenziano Davis e ATP Cup? Scopriamolo insieme, dai punti ATP che in un caso ci sono e nell'altro non più, all'uso della tecnologia, passando per la selezione
02 gennaio 2022
Due competizioni a squadre nel giro di un mese e qualche giorno. Una, la nuova Davis, è terminata lo scorso 5 dicembre a Madrid. L'altra, l'ATP Cup, è pronta al via e si chiuderà il 9 gennaio a Sydney (diretta tv su Supertennis, con esclusiva dei match dell'Italia). In mezzo, una off season decisamente corta per coloro che prendono parte a entrambe. Come, per esempio, Danill Medvedev e Jannik Sinner. Al di là di questioni relative al calendario, tuttavia, è il caso di approfondire in cosa sono diverse, le due manifestazioni.
Perché invece, quanto a similitudini, siamo già piuttosto preparati. Entrambe sviluppano, per ogni incontro tra nazioni, due singolari e un doppio, con la gara di coppia che diventa spesso decisiva; entrambe prevedono una fase a gironi e una a eliminazione diretta. Ma proprio in questo caso cominciano ad emergere le prime diversità: a Sydney le squadre sono 16, i gironi saranno quattro da quattro squadre ciascuno mentre a Madrid (e a Torino e Innsbruck) le squadre erano 18 e i 6 gironi era stati da tre (ma cambieranno dal 2022). In ATP Cup la prima di ogni girone che andrà avanti, senza alcun ripescaggio delle seconde. Il quadro decisivo partirà dunque dalle semifinali e non dai quarti.

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DIFFERENZA N. 1: I PUNTI IN PALIO
Ma la differenza più grande riguarda i punti per il ranking mondiale: in Davis, semplicemente, non ci sono, mentre in ATP Cup ci sono stati e ci saranno, relazionati ai ranking dei giocatori. In totale, un tennista che dovesse chiudere imbattuto potrebbe raccogliere fino a 750 punti, quasi una vittoria in un 1000 o qualcosa in più di una semifinale Slam. Non male, insomma. Il torneo a squadre australiano ha riesumato per certi versi un sistema che non si usa più da tanto tempo nel circuito, quello dei 'bonus points', secondo il quale – oltre al turno – era il valore dell'avversario superato a fare la differenza nel momento dei conteggi.
Quando si abbandonò questo sistema, all'inizio del nuovo millennio, in molti non furono esattamente contenti. Perché c'era chi, su una vittoria o due contro dei top players, ci poteva persino costruire una stagione. Oggi non è più possibile e non ci si fa più nemmeno troppo caso, ma per i giocatori impegnati in Australia, e in particolare per quelli non di primissimo piano, un successo di prestigio potrebbe valere parecchio, non solo per il morale. In realtà anche la Davis, qualche anno fa, provò a introdurre un sistema di attribuzione di punti Atp, dal 2009 al 2015 e solo per i turni dai play-off per il World Group in avanti. Ma in quel caso l'esperimento non superò la crisi del settimo anno.
DIFFERENZA N. 2: LA TRADIZIONE
Una differenza che permane è quella legata alla tradizione. Mentre la Davis, tra una difficoltà e l'altra, ha superato abbondantemente i 100 anni di vita (quella chiusa a Madrid è stata l'edizione numero 109), per l'ATP Cup parliamo del terzo appuntamento.
Che però è consecutivo, perché contrariamente alla competizione 'gemella', la prova che si gioca in Australia non si è mai fermata a causa del Covid: nel 2020 riuscì ad anticipare l'arrivo della pandemia, nel 2021 fu organizzata pur se in mezzo a diverse difficoltà, e anche stavolta non si è mai seriamente pensato di cancellarla, malgrado l'Australia sia tra i Paesi più attenti alle restrizioni per combattere l'avanzata del virus.
DIFFERENZA N. 3: LE CONDIZIONI DI GIOCO
Un'altra differenza riguarda le condizioni di gioco. Sebbene siano programmate a distanza di una trentina di giorni l'una dall'altra, Davis e ATP Cup sono collocate in due diversi emisferi del mondo. Dunque in Europa, dove si è giocata negli ultimi anni la fase finale per l'Insalatiera, in novembre e dicembre è sostanzialmente obbligatorio entrare nei palasport. In Australia, in gennaio, siamo invece in piena estate, e l'evento per Nazionali va in scena sugli hardcourt all'aperto.
Una differenza che potrebbe non essere considerata così importante, e che invece incide soprattutto su quello che accade nel mese successivo. Non dobbiamo dimenticare che mentre la Davis non anticipa nulla, a parte la off-season, l'ATP Cup precede uno Slam. Il che la può mettere sotto i riflettori da due punti di vista totalmente diversi: come prova di preparazione in vista di Melbourne, oppure come evento maggiormente appetibile e stimolante, visto che in tanti si troveranno più in forma in gennaio, piuttosto che a dicembre.
DIFFERENZA N. 4: LE PANCHINE
Un ulteriore punto che separa le due competizioni riguarda invece il contorno. Ciò che sta tra campo e tribune. Nella Davis, che nonostante il cambio del format rimane ovviamente più legata alla tradizione, sono spariti i giudici di linea in favore di hawk-eye live, ma non siamo ancora arrivati alla panchina tecnologica e all'analisi del match attraverso le statistiche in tempo reale, come invece accade in ATP Cup.
Proprio l'Atp, anche attraverso le Next Gen Finals ATP di Milano, ha spinto molto sui progressi tecnologici e approfitta della nuova gara a squadre per svilupparne alcuni. Tra questi, anche una 'strategy room' dove l'intera squadra si può riunire fuori dal campo per analizzare un match.
Di diverso rispetto alla Davis c'è anche che il capitano della squadra non è quello designato dalle Federazioni per le squadre nazionali ma è quasi sempre il coach del giocatore n.1. Nel caso dell'Italia si tratta di Vincenzo Santopadre, coach di Matteo Berrettini. Nel caso della Russia addirittura del francese Gilles Cervara, allenatore di Daniil Medvedev.
DIFFERENZA N. 5: LA SELEZIONE
Infine, c'è il sottobosco, a rendere diverse le due prove. La Davis conta sul World Group e poi su Gruppo 1, 2, 3 e 4. Non a caso, è considerata tra le competizioni più frequentate al mondo nell'intero panorama dello sport. L'ATP Cup, che pure si basa su di un sistema meritocratico per accedervi, non ha (ancora) un sistema di qualificazione basato su diverse categorie. Le formazioni accedono in base alla posizione del loro n.1 nel ranking ATP (es. la Grecia è testa di serie n.4 perchè Tsitsipas è n.4 del mondo anche se il n.2 Pervolarakis è solo n.399; la Francia non era stata inzialmente ammessa perchè il suo attuale n.1, Humbert, è 'solo' n.35).
C'è solo la fase finale dunque, con la formazione ospitante affiancata da altre 15 e con la possibilità di sostituire un intero team, come accaduto proprio quest'anno per l'Austria, rimpiazzata dalla Francia.