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Eventi internazionali

Bye bye 2021, giugno: Nole torna cannibale a Parigi, Matteo re del Queen’s

Djokovic batte Nadal in “semi” e recupera due set al greco Tsitsipas in finale. Anche gli azzurri sono grandi protagonisti: per la prima volta in tre - Berrettini, Sinner e Musetti - approdano negli ottavi del Roland Garros con Matteo che fa ancora meglio, fermato nei quarti solo dal futuro vincitore. Cilic si prende Stoccarda: ad Halle brilla Humbert. Medvedev doma l’erba di Maiorca: a Eastbourne De Minaur stoppa Sonego

di | 25 dicembre 2021

Rafael Nadal in azione al Roland Garros (foto Getty Images)

A sette mesi dall’ultimo trionfo, Rafa Nadal torna a Parigi da grande favorito. Tanti si aspettano di vederlo alzare al cielo la quattordicesima Coppa dei Moschettieri e superare i venti titoli Slam di Federer. "A Parigi c'è una sola cosa che non conosciamo, chi batterà Nadal in finale", dice Patrick Moratoglou. Ma come lui nessuno sa dei problemi fisici dello spagnolo.

In quanto testa di serie numero 3, il maiorchino è inserito nella stessa parte del tabellone - quella alta - con Djokovic e Federer: di sicuro al Roland Garros non si ripeterà la finale del 2020 tra lo spagnolo ed il serbo numero 1 del mondo.

PARIGI: ECATOMBE DI FRANCESI, CADONO SUBITO 15 SU 18!
Si salvano solo Gasquet, nel derby con Gaston, Monfils e il semi-sconosciuto Coaucaud. Per i padroni di casa è davvero un Roland Garros nero. Giovedì 3, nel giorno del suo 35esimo compleanno (si gioca senza pubblico: nessuna celebrazione a fine partita), Nadal batte Gasquet per la 17esima volta di fila: non ci sono più giocatori (né giocatrici) di casa in singolare.

TANTA ITALIA ALL’OMBRA DELLA TOUR EIFFEL
Tanta Italia a Parigi. Ed urna tutto sommato benevola al primo turno per i 10 azzurri al via nel tabellone principale del Roland Garros sulla terra rossa francese: 4 di loro - Berrettini, Sinner, Sonego e Fognini - sono teste di serie ma 9 su 10 sono nella parte alta del tabellone, quella presidiata da Djokovic e Nadal (solo Fognini è nella parte bassa, quella di Medvedev e Thiem).

All’esordio escono Caruso, Travaglia, Giannessi e Sonego: al secondo turno - 7 azzurri ancora in corsa: eguagliato il record di presenze a Parigi del 1947 e del 1955 - si fermano Seppi (che dopo aver eliminato Auger-Aliassime cede a Kwon) e Mager, terzo turno fatale per Fognini e Cecchinato (quest’ultimo ko nel derby con Musetti). In tre - Berrettini, Sinner e Musetti - approdano agli ottavi, ed è la prima volta nell’Era Open.

THIEM SUBITO FUORI
Pablo Andujar non aveva mai rimontato due set di svantaggio in carriera, e non aveva mai sconfitto un top 5Dominic Thiem, invece, non aveva mai perso al primo turno al Roland Garros. Ed invece succede: dopo quasi quattro ore e mezza di lotta sul “Philippe Chatrier”, lo spagnolo n.68 ATP batte 46 57 63 64 64 l’austriaco n.4 ATP e quarta testa di serie, finalista nel 2018 e nel 2019.

Alexander Zverev, n.6 del ranking e del seeding, rimonta invece due set di svantaggio al qualificato Oscar Otte, n.152 ATP, nel derby tedesco.

Lorenzo Musetti e Novak Djokovic (foto Getty Images)

PRIMO SLAM E PRIMO OTTAVO PER MUSETTI
Lorenzo da Carrara supera a pieni voti la sua prima esperienza in un Major, affrontata con la freddezza di un veterano. Il 19enne Next Gen, n.76 del ranking (“best”), elimina in tre set il belga David Goffin, n.13 ATP e 13esima testa di serie (che lo scorso anno fu sbattuto fuori all’esordio da un altro giovane azzurro, Sinner…), poi batte in tre set il giapponese Nishioka e si aggiudica in cinque set il derby con “Ceck”.

Negli ottavi Musetti dà spettacolo, mette alle corde il n.1 del mondo: poi si infortuna e si ritira nel quinto nel lasciando via libera a Djokovic che si impone 67(7) 67(2) 61 60 4-0, dopo quasi tre ore e mezza di battaglia.

SINNER ANCORA STOPPATO DA RAFA
Il 19enne di Sesto Pusteria, n.19 ATP e 18esima testa di serie, batte all’esordio 61 46 67(4) 75 64 il francese Pierre-Hugues Herbert, n.85 del ranking, dopo aver annullato un match-point nel decimo gioco del quarto set (per Jannik è la prima vittoria al quinto in carriera su tre match disputati).

Poi si aggiudica in quattro set il derby con Mager e batte in tre lo svedese Mikael Ymer. Negli ottavi, raggiunti per il secondo anno di fila, però, rimedia una dura lezione dal “signore della terra” Nadal che lo supera in tre set con “bagel” finale (proprio il maiorchino ad ottobre 2020 aveva stoppato nei quarti l’altoatesino, esordiente assoluto al Roland Garros).

Rafael Nadal e Jannik Sinner (foto Getty Images)

Il saluto a fine match tra Matteo Berrettini e Novak Djokovic (foto Getty Images)

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NEI QUARTI MATTEO SPAVENTA NOLE
Berrettini, n.9 del ranking e del seeding, lascia un set al qualificato giapponese Daniel poi va via liscio con l’argentino Coria e grazie al successo al terzo turno sul sudcoreano Kwonn diventa il primo azzurro di sempre a raggiungere almeno gli ottavi in tutti e quattro gli Slam. Il tennista allenato da coach Vincenzo Santopadre sul “rosso” nel 2021 vanta il titolo a Belgrado e la finale nel “1000” di Madrid. Per lui è la quarta partecipazione al Roland Garros dove non era mai andato oltre il terzo turno (2018 e 2020).

Proprio negli ottavi Federer gli lascia via libera: il “Magnifico” scioglie i dubbi e le mille congetture che si erano succedute sul web dopo la maratona del terzo turno contro il tedesco Koepfer. A Parigi Roger doveva solo allenarsi al ritmo partita per Wimbledon: dopo tre partite rinuncia.

La corsa del 25enne romano termina nei quarti, stoppato 63 62 67(5) 75 da un Djokovic in “versione ingiocabile” per le prime due ore. Che sia qualcosa di simile ad una “mission impossible” è abbastanza chiaro, ma il Djokovic non eccezionale della stagione sul “rosso” autorizza qualche timida speranza, soprattutto visto l’ottimo stato di forma di Berrettini. Nonostante i due set di svantaggio il numero uno azzurro non molla e lotta fino alla fine come un leone rendendo la vita difficile a Nole. Bravissimo comunque Matteo: un po’ meno il serbo ad esultare in maniera troppo plateale e un tantino sconveniente per il re del tennis mondiale….

“SASCHA” BELLICOSO
Zverev non concede scampo allo spagnolo Davidovich Fokina (n.46 ATP), arrivato nei quarti con le energie ridotte al lumicino, e lancia un chiaro messaggio ai rivali: “Bellissimo essere tra i migliori quattro ma non mi basta: sto giocando bene e spero di farlo ancora meglio fra qualche giorno”. Il look, con quella canottiera nera e il pantaloncino viola, può non essere il massimo ma sull’efficacia del suo tennis c’è poco da discutere.

Il 24enne di Amburgo, dopo aver spazzato via negli ottavi il giapponese Nishikori (n.49 ATP) cedendo appena sei game, raggiunge la sua prima semifinale al Roland Garros, la terza a livello Slam dopo quella agli Australian Open 2020 (persa con Thiem) e quella agli ultimi US Open dello stesso anno (vinta contro Carreno Busta), dove è arrivato a due punti dal trionfo prima di cedere a Thiem.

TSITSIPAS ANCORA DI PIU’
Con una prestazione strepitosa Stefanos il greco, n.5 del ranking e del seeding, dopo essersi sbarazzato nei quarti di un Medvedev mai così avanti a Parigi, sconfigge 63 63 46 46 63 Zverev nella semifinale più giovane al Roland Garros dal 2008 ("E' la vittoria più importante della mia carriera", dice il 22enne di Atene) raggiungendo la sua prima finale Slam.

Sascha Zverev esplode il diritto (foto Getty Images)

La stretta di mano finale tra Nole e Rafa (foto Getty Images)

NOLE-RAFA, SEMIFINALE BLOCKBUSTER
Il film è già noto, il più visto nel tennis dell’Era Open (mai altra rivalità è arrivata a questa quantità di episodi) eppure finisci per restare lì incollato a guardare questi due fuoriclasse che fanno e rifanno sempre le stesse cose ormai da un quindicennio ma sono ogni volta magie. Djokovic, re del tennis mondiale, alla 17esima presenza consecutiva in questo torneo dove ha trionfato nel 2016 (ma è stato anche finalista nel 2012, 2014, 2015 e 2020) batte per la seconda volta Nadal, n.3 del ranking e del seeding (“signore della terra” e recordman di successi dello Slam francese con 13 trionfi) al Roland Garros: 36 63 76(4) 62.

Parigi sospende perfino il coprifuoco e consente agli spettatori di restare dentro il “Philippe Chatrier” fino alla fine. Nadal in questo torneo vantava 105 vittorie contro 2 sconfitte: infliggergli la terza è un’impresa incredibile.

Il match. Il 5-0 per Rafa in avvio stroncherebbe psicologicamente chiunque, ma non Nole che battaglia su ogni palla ed il set lo perde 6-3. Succede di tutto: Nole non vince un punto sotto rete, sbaglia due smorzate su tre eppure incamera il secondo parziale per 6-3. Il serbo vince al tie-break una terza frazione dove lo spagnolo nel dodicesimo gioco si vede annullare un set-point da un drop-shot di rovescio del rivale.

Nel quarto set Nadal schizza avanti 2-0 ma poi è un monologo di Djokovic (solo settimane più tardi si saprà dell’infortunio al piede sinistro del maiorchino).

Novak Djokovic (foto Getty Images)

TSITSIPAS E’UN LEONE MA VINCE DJOKOVIC
Il primo greco in una finale Slam va avanti di due set ma non basta. Nole rimonta per la prima volta uno svantaggio simile in un match per il titolo e diventa il terzo giocatore (dopo Roy Emerson e Rod Laver, primo nell’Era Open) a conquistare tutti i gli Slam almeno due volte.

Il serbo vince il 19esimo Major - il suo secondo Roland Garros a cinque anni dal primo successo, nel 2016: un record nell’Era Open - battendo 67(6) 26 63 62 64 il 24enne di Atene che si consola (poco) con il best ranking, salirà al n.4 del ranking. E diventa il campione con più successi Slam dopo i 30 anni. 

La finale. Stefanos è partito meglio: per due set, complici i problemi agli occhi del numero uno del mondo, dà l’impressione di poter diventare il più giovane campione Slam dal 2009. Ma questo inizio ad un ritmo forse troppo alto gli presenta il conto nel terzo set: Tsitsipas non molla e lotta fino alla fine ma Djokovic è implacabile. E durante la premiazione il ragazzo di Atene si scioglie in lacrime pensando alla nonna, scomparsa poco prima dell’inizio della finale.

DELPO CI RIPROVA
Juan Martin Del Potro torna in campo. Dopo il quarto intervento al ginocchio destro al quale si è sottoposto in marzo a Chicago deve indossare un tutore, ma può provare di nuovo la gioia di trovarsi su un campo da tennis. L’argentino documenta con un breve video sui social questo momento di rinascita. Tra i primi ad esprimere sollievo ed incoraggiamento c’è Federico Delbonis, protagonista con “Delpo” del primo, storico trionfo dell’Argentina in Davis nel 2016.

Juan Martin Del Potro

Marin Cilic (foto Getty Images)

STOCCARDA NON E’…FELIX!
La maledizione delle finali continua per Felix Auger-Aliassime. A Stoccarda, il canadese perde l’ottava sfida per il titolo sulle otto disputate (la seconda consecutiva in questo torneo dopo quella del 2019 con Berrettini) e nelle quali non ha mai conquistato neppure un set.

Il trofeo della Mercedes Cup” (ATP 250 - montepremi 618.735 euro) sui prati tedeschi finisce nella bacheca di Marin Cilic: è il 19esimo) che s’impone 76(2) 63 sul 20enne di Montreal. Il 32enne croato non aveva più vinto un torneo dal Queen’s 2018, quando aveva annullato un match-point a Djokovic.

NADAL SALTA WIMBLEDON E GIOCHI
Alla fine Rafa non giocherà Wimbledon e Olimpiadi. Una decisione non facile, scrive sui suoi profili social: “Ho ascoltato il mio corpo, ho parlato con il mio team. E' la scelta giusta se voglio allungare la mia carriera e continuare a competere ai massimi livelli”. La riduzione dell'intervallo tra Roland Garros e Wimbledon da tre a due settimane non ha aiutato, ha spiegato Nadal, sconfitto dopo una memorabile semifinale contro Djokovic.

I due mesi sulla terra, aggiunge il maiorchino, “sono stati molto impegnativi. In questo momento, una parte importante è la prevenzione di ogni eccesso che potrebbe impedirmi di competere per vincere a medio e lungo termine…. Le Olimpiadi hanno significato molto nella mia carriera e hanno sempre rappresentato una priorità come atleta”.

Uno sconsolato Rafael Nadal (foto Getty Images)

Ugo Humbert con il trofeo di Halle

AD HALLE SI PARLA FRANCESE
Dopo due anni esatti Federer ritrova gli amati prati tedeschi, secondi nel suo cuore solo a quelli di Wimbledon, dove può esprimere al meglio il suo tennis classico ed elegante. Non è il numero uno del seeding ma è certamente l’uomo da battere al "Noventi Open" (ATP 500 - montepremi 1.318.605 euro) sui campi in erba di Halle, in Germania.

“King Roger” è il campione in carica: nel 2019 ha messo in bacheca il decimo trofeo dopo quelli conquistati nel 2003-2006, 2008, 2013-2015 e 2017 (nel 2020 il torneo è stato cancellato a causa della pandemia). 

Ma dopo due partite il 39enne fuoriclasse di Basilea, n.8 del ranking e 5 del seeding, saluta: lo svizzero non perdeva così presto nel torneo - con cui ha un contratto a vita - dal 2001 quando il canadese Felix Auger Aliassime, che lo elimina in tre set, aveva meno di un anno.

Il 20enne di Montreal arriva fino in semifinale dove però trova un Ugo Humbert, n.31 ATP, in settimana di grazia. Il 22enne francese di Metz con la passione per il pianoforte completa l’opera in finale (tre su tre il suo record nelle sfide per il titolo) imponendosi per 63 76(4) sul russo Andrey Rublev, n.7 ATP e quarta testa di serie.

La gioia di Matteo Berrettini, primo italiano a trionfare al Queen's (foto Getty Images)

BERRETTINI, CHE CENTRO AL QUEEN’S!
Quando la superficie fa la differenza (enorme). Tra chi non gioca sull’erba da due anni (Sinner) e chi sui prati ci è cresciuto (Draper, finalista a Wimbledon junior nel 2018). Sinner spreca tanto ed esce subito di scena nel “Cinch Championships” (ATP 500 - montepremi 1.290.135 euro) sui campi in erba dello storico Queen’s Club di Londra, in Gran Bretagna (lo scorso anno il torneo, nato nel 1884, non si è svolto a causa della pandemia). Jannik, n.23 ATP e terzo favorito del seeding, cede in due tie-break al mancino britannico Draper, n.309 del ranking, in gara con una wild card. Và male anche a Sonego, n.26 ATP (best ranking) e settima testa di serie, stoppato dal qualificato serbo Troicki, n.230 del ranking. Fognini, n.29 ATP ed ottava testa di serie, supera Lu ma saluta contro Cilic al secondo turno.

Berrettini, n.9 del ranking, rispetta il ruolo di primo favorito: supera in due set Travaglia, Andy Murray, Evans e De Minaur. In finale il 25enne romano supera 64 67(5) 63, in un’ora e 58 minuti, il mancino britannico Cameron Norrie, n.41 del ranking.  

Matteo - approdato all’ultimo atto senza perdere nemmeno un set, era il secondo finalista italiano in questo torneo 23 anni dopo Laurence Tieleman (1998) - è il primo azzurro a scrivere il suo nome nell’albo d’oro dello storico Queen’s Club. Per lui è il quinto titolo in carriera - il primo a livello “500” - su sette finali disputate, tre solo in questa stagione (ha vinto quella di Belgrado e ha perso quella del “1000” di Madrid, entrambe sulla terra). Il tennista seguìto da coach Vincenzo Santopadre è anche il primo esordiente ad alzare il trofeo dopo un 17enne Boris Becker nel 1985.

Non voglio offendere gli altri trofei, ma questo è il più bello. Pensare al mio nome e a quello di Boris Becker accostati è incredibile. Ho realizzato un sogno che avevo da bambino, questo torneo lo guardavo da piccolo in tv. E’ stata una settimana incredibile, fantastica per le emozioni che sto vivendo”, il primo commento del numero uno azzurro.

MEDVEDEV DOMA ANCHE L’ERBA
Ai “Mallorca Championships”, nuovo torneo ATP 250 - diretto da Toni Nadal, zio di Rafa (720.000 euro di montepremi) sui campi in erba dell’isola di Maiorca, in Spagna, Stefano Travaglia, n.86 del ranking, si impone in due set lottati sull’argentino Pella, n.59 ATP, ma poi esce per mano dello spagnolo Bautista Agut, n.10 ATP e terza testa di serie, in gara con una wild card. Secondo turno fatale anche all’austriaco Thiem, n.5 del ranking e 2 del seeding, costretto al ritiro contro il francese Mannarino, n.42 ATP, per un problema al polso destro: Dominic non lo sa ancora ma il suo 2021 finisce qui.

Il trofeo finisce nelle mani di Daniil Medvedev che doma anche l’erba, lasciando per strada un set soltanto. In finale il 25enne moscovita, n.2 del ranking e primo favorito del seeding, batte 64 62 lo statunitense Sam Querrey, n.60 ATP. Per il russo è l’undicesimo titolo ATP in carriera, il primo su questa superficie.

Sventola, però, anche il tricolore. Nel doppio iscrivono infatti il proprio nome nell’albo d’oro Simone Bolelli e l’argentino Maximo Gonzalez, teste di serie n.4: nella sfida per il titolo superano 61 75 l’australiano Marcus Daniell e l’austriaco Philipp Oswald, secondi favoriti del seeding. Si tratta di una semifinale assegna il trofeo visto il forfait in finale di Djokovic - il numero 1 del mondo che ha scelto di preparare Wimbledon giocando solo il doppio - e dello spagnolo Gomez-Herrera, in gara con una wild card, per un infortunio alla caviglia di quest'ultimo.

Daniil Medvedev con il trofeo di Maiorca

Simone Bolelli e Maximo Gonzalez con i trofei del torneo ATP di Maiorca (foto web Maiorca Championships)

Il saluto a fine match tra Alex De Minaur e Lorenzo Sonego (foto Getty Images)

EASTBOURNE: SONEGO SOGNA, DE MINAUR VINCE
Lorenzo da Torino si ferma davvero ad un passo dal suo terzo titolo. Il 26enne piemontese, n.27 ATP e terza testa di serie, esce sconfitto dalla finale del “Viking International” (ATP 250 - montepremi 547.265 euro) sui campi in erba del Devonshire Park di Eastbourne, in Gran Bretagna, alla vigilia di Wimbledon: 46 64 76(5) il punteggio con cui, dopo due ore e 40 di lotta, si impone l’australiano Alex De Minaur, n.18 del ranking e secondo favorito del seeding.

Il 22enne di Sydney, reduce dalla semifinale del Queen’s, conquista così il secondo titolo in stagione dopo Antalya (cemento), il quinto in carriera su nove finali. Grazie a questo risultato “Demon” entra per la prima volta tra i top 15, ritoccando il best ranking. 

Restano dunque due i trofei nella bacheca di Sonego in quattro finali in carriera: ha vinto quelle sull’erba di Antalya (contro Kecmanovic, con tanto di match-point salvato) nel 2019 e sulla terra di Cagliari (contro Djere) lo scorso aprile, mentre ha perso quella sul veloce indoor di Vienna (stoppato da Rublev) nel 2020.

A MILANO LA “PRIMA” DI MORONI
Gian Marco Moroni “rompe il ghiaccio” all’ASPRIA Tennis Cup - Trofeo BCS (Challenger ATP - montepremi 44.820 euro) sui campi in terra dell’Harbour Club di Milano.

In finale il 23enne romano, n.257 del ranking ed ottava testa di serie, in gara con una wild card, batte 63 62 il favorito numero uno del tabellone, l’argentino Federico Coria, n.89 ATP. Per “Jimbo” si tratta del primo trofeo Challenger alla terza finale disputata: in precedenza aveva perso quelle di Mestre 2018 e Roma-Garden 2019.

Gian Marco Moroni festeggia a Milano il suo primo trofeo Challenger


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