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Caratti & Co: quando (ri)scoprimmo l'Australia

Nel 1991, Cristiano da Acqui Terme, nemmeno 21 anni, arrivò nei quarti di finale, mentre Omar Camporese costringeva Boris Becker a una maratona negli ottavi. Fu il torneo della svolta, per un'Italia che in precedenza aveva considerato quasi sempre l'Australia troppo lontana per essere conquistata

di | 16 gennaio 2022

L'anno è il 1991. Un anno cruciale per le sorti del mondo. L'anno in cui l'Unione Sovietica si dissolve e una dopo l'altra dichiarano la propria indipendenza le varie realtà che la componevano. L'anno in cui nascono il primo sito web e la prima rete di telefonia mobile. L'anno della Guerra del Golfo. 

Nel tennis, Stefan Edberg e Boris Becker si contendono la prima piazza nel ranking Atp, mentre l'Italia spera con un gruppo di ragazzi giovani e promettenti. Tra loro c'è Cristiano Caratti, brevilineo piemontese che gioca come fosse su un tavolo da ping pong: non ha ancora 21 anni, il ragazzo di Acqui Terme, quando trova il torneo della vita.

A Melbourne batte l'australiano Dyke e lo svedese Engel, entrambi in quattro set, poi diventa il re delle maratone: cadono al quinto prima il semisconosciuto americano Glenn Layendecker, poi l'emergente olandese Richard Krajicek, che cinque anni dopo avrebbe vinto Wimbledon. Cristiano, che oggi fa l'immobiliarista a Houston, accarezza pure il sogno della semifinale, interrotto bruscamente (sempre al quinto) dal fratello di John McEnroe, Patrick.

Ma basta questo, per entusiasmare l'Italia che vive di tennis, tanto più che in quello stesso torneo c'è un altro azzurro che fa miracoli nel tabellone maschile: Omar Camporese, col suo turbodiritto, mette sotto Boris Becker costringendolo a un quinto set infinito, chiuso dal tedesco per 14-12. Sarebbe rimasto il rischio più concreto, per Bum Bum, lanciato verso il titolo e verso il numero 1 del mondo. 

Per tutti questi motivi, quello Slam di Melbourne rimane ancora oggi uno dei momenti clou per il movimento tricolore a livello di Major. Quello che oggi è conosciuto come Happy Slam, infatti, non era mai stato terra di conquista per gli azzurri, nemmeno nei momenti migliori. Prima dell'Era Open, Nicola Pietrangeli era arrivato a centrare i quarti nel 1957, inserendosi per una volta nel dominio dei padroni di casa.

Ma in tante altre circostanze, l'Australia era rimasta davvero troppo lontana – logisticamente e mentalmente – per pensare sul serio di poterla conquistare. Alcuni personaggi di altissimo profilo, addirittura, il volo transoceanico per disputare il torneo non lo hanno mai fatto: Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci, Gianni Ocleppo, Francesco Cancellotti, per fare alcuni nomi.

Con quel 1991, invece, qualcosa cambiò, anche se Melbourne è rimasta a lungo ostica per i nostri colori. Camporese sarebbe tornato nel 1992 per prendersi gli ottavi, lo stesso risultato ottenuto da Renzo Furlan nel 1996 e in addirittura quattro occasioni da Andreas Seppi (2013, 2015, 2017 e 2018). Proprio ad Andreas è collegata un'altra impresa tricolore, il trionfo del 2015 sul mito Roger Federer. Un'impresa che porta con sé anche un rimpianto importante, visto che l'altoatesino vantava una condizione eccezionale, ma nel turno successivo trovò un Kyrgios indemoniato che fu capace di recuperare due set e vincere per 8-6 al quinto.

In tema di ottavi, è un esperto anche Fabio Fognini, pure lui con quattro presenze (2014, 2018, 2020, 2021): risultati che fanno dello Slam australiano il secondo preferito del ligure fra i Major, dopo l'amato Roland Garros. Per quanto riguarda i protagonisti più recenti, Matteo Berrettini ha un ottavo (del 2021) come miglior risultato, mentre Jannik Sinner è solo alla terza partecipazione con un turno superato nel 2020. Come a dire che quest'anno entrambi hanno tutto da guadagnare.

I 14 italiani alla conquista di Melbourne

Tra le donne, un percorso simile per certi versi a quello di 'Carattino' lo seppe compiere Adriana Serra Zanetti, clamorosamente nei quarti di finale nell'edizione 2002, quando perse da Martina Hingis. Sempre quell'anno, Rita Grande andò vicinissima all'impresa negli ottavi (stesso traguardo del 2001) contro Jennifer Capriati, cedendo per 9 punti a 7 il tie-break del secondo set in favore dell'americana, poi vincitrice del torneo.

Tra le altre, negli anni successivi, troviamo Silvia Farina con due ottavi (2004 e 2005) e Mara Santangelo con uno (2004). Nel periodo delle nostre Fab Four, arrivano invece tre quarti di finale: Sara Errani nel 2012, Francesca Schiavone nel 2011 (con tanto di record di durata nel match vinto di fronte a Svetlana Kuznetsova, 4 ore e 44 minuti di emozioni fortissime e match-point annullati), Flavia Pennetta nel 2014.

Infine, ci sono i doppi. Gli unici tabelloni dove il torneo, in Australia, lo abbiamo persino vinto. Tra le donne addirittura due volte con la coppia Errani/Vinci (2013 e 2014), tra gli uomini con il duo Bolelli/Fognini nel 2015.

Oggi a Melbourne ci andiamo con almeno due giocatori che possono dire la loro, nel singolare maschile, per arrivare in fondo e alzare il trofeo. Sembra passato un secolo, invece sono solo sette anni. La curiosità è che Bolelli/Fognini sono ancora lì, insieme, al via nel torneo che restituì uno Slam maschile all'Italia dopo un'attesa infinita, di quasi 40 anni.

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