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Eventi internazionali

Alcaraz fa 30, come Rafa: “La continuità è frutto del lavoro”. Il rammarico di Musetti

Era da Nadal nel 2004 che un giocatore così giovane non riusciva a vincere trenta partite in un anno a livello ATP. Carlos Alcaraz l’ha eguagliato con la semifinale alle Intesa SanPaolo Next Gen ATP Finals, e venerdì proverà a superarlo. Fra le chiavi del record c’è la crescita al servizio: “era uno degli obiettivi stagionali”. Musetti fuori: "peccato, ci tenevo molto"

11 novembre 2021

Con le tre vittorie che gli hanno consegnato un posto in semifinale alle Intesa SanPaolo Next Gen ATP Finals, Carlos Alcaraz ha eguagliato un altro record di Rafael Nadal. Era dal 2004 che un giocatore così giovane non riusciva a vincere 30 partite a livello ATP. Un dato che conferma le enormi potenzialità dello spagnolo, che peraltro può superare il record del connazionale già nella semifinale di venerdì.

Vincere 30 incontri nel circuito maggiore è un ottimo risultato – ha detto il 18enne dopo il successo in 4 set sull’argentino Juan Manuel Cerundolo – e sono molto contento. Significa che nel corso della stagione ho avuto una buona continuità, e ho raccolto i frutti del lavoro svolto. Riuscire a superare le 30 vittorie durante il 2022 sarebbe un buon obiettivo”.

Nella storia delle Intesa SanPaolo Next Gen ATP Finals, mai nessun giocatore è riuscito a superare la fase a gironi senza perdere alcun set. L’allievo di Juan Carlos Ferrero ci è andato vicino vincendo i primi otto, ma poi ha perso il nono e mancato un altro record. Ma la qualità del torneo giocato sin qui non cambia. E dimostra come sia stato uno dei più bravi ad adattarsi al tennis Next Gen, con riscaldamento brevissimo e nessuna possibilità di distrarsi.

È uno degli aspetti ai quali ho prestato più attenzione – ha continuato –, per provare a iniziare gli incontri col più alto livello di concentrazione possibile e la miglior attivazione muscolare. Con questo format se ti perdi un attimo, o scendi in campo con qualche dubbio, ne paghi immediatamente le conseguenze. Ho cercato di entrare in campo subito carico, e di giocare già dal primo punto come se fosse l’ultimo. Sono felice di esserci riuscito”.

Fra le chiavi del grande tennis espresso da Alcaraz, così come della sua splendida seconda metà di stagione, c’è la crescita al servizio, colpo che ha guadagnato in velocità, precisione e varietà. “Sin dalla scorsa preparazione – ha detto – la crescita al servizio è stata uno degli obiettivi principali. Nel corso del 2020 avevo incontrato dei problemi all’addome in un paio di occasioni, così abbiamo lavorato per aggiustare un pochino la meccanica. Ha funzionato. Nel tennis di oggi il servizio rappresenta un’arma molto molto importante. Ma essendo molto giovane mi restano ancora tanti punti deboli e tanti aspetti sui quali posso migliorare”.

Se Alcaraz ha fatto vedere grandi cose, il suo avversario odierno Juan Manuel Cerundolo ha invece pagato cara – come si pensava – la scarsa abitudine a giocare sul veloce indoor, salutando Milano con zero punti e tre sconfitte in altrettanti incontri. “Cosa mi è mancato? L’esperienza – ha detto l’argentino –, perché ho dovuto fare i conti con avversari che su questi campi ci sono cresciuti o comunque ci giocano da molti anni, mentre io prima di questo torneo sul veloce indoor avevo disputato un solo match. Mi servirà del tempo: per imparare a servire meglio, a essere più aggressivo e a difendermi. Ho notato che rispetto agli altri ragazzi su questi campi mi muovo molto più lentamente: ci dovrò lavorare”.

Malgrado le tre sconfitte, Cerundolo ritiene comunque positivo il suo torneo. “Sono ancora giovane – ha aggiunto –, e ho tantissimi aspetti sui quali lavorare. Ma ho imparato già molto, questo torneo mi lascia delle indicazioni positive e in generale credo di avere il livello per competere con questi avversari. Credo si sia visto nel match di oggi: ho perso il primo set per 4-0 perdendo tre game al deciding point, e non sono andato lontano dal trascinare il match al quinto set. Mi è mancata l’abitudine a questa superficie”.

MUSETTI OUT: "PECCATO PER IL TIE-BREAK"

Fra i quattro ad aver detto addio alle Finals prima della semifinale c’è anche Lorenzo Musetti, che ha perso l’ultimo match contro un ottimo Sebastian Korda, ma ha pagato soprattutto la sconfitta contro l’altro Sebastian, l’argentino Baez, nella giornata inaugurale.

Korda ha giocato veramente un bel match – il commento di Musetti –, servendo con percentuali altissime. Ed è stato molto bravo nelle poche chance che mi ha concesso. Peccato per il tie-break, nel quale ho commesso un paio di leggerezze col rovescio, ma per il resto Sebastian ha giocato molto bene e con grande aggressività. Onore a lui. La mia rimane comunque una bella esperienza: mi sono divertito a sperimentare questo nuovo format, anche se c’è naturalmente un po’ di delusione legata all’eliminazione. Ci tenevo a fare bene qui in Italia: cercherà di migliorarmi il prossimo anno”.

Secondo l’azzurro, nel complesso gli è mancata un po’ di personalità, quella che invece si è vista alla grande nel match di mercoledì contro Hugo Gaston. “Mi sono trovato di fronte tanti giocatori forti – ha aggiunto –, e per vincere a questi livelli bisogna sempre tirare fuori qualcosa in più. Quello che al momento mi manca è l’avere un po’ più di personalità: l’ho mostrata con Gaston, meno altre volte. Devo cercare di esprimerla più spesso, a partire dagli allenamenti, con l’obiettivo di iniziare il 2022 con il piede giusto”.

“Nel complesso – ha detto ancora Musetti – la mia è stata una stagione positiva, piena di prime volte e di esperienze che mi hanno fatto crescere. Me le porterò nella prossima annata, partendo con maggiore consapevolezza rispetto a determinati aspetti, sia dal punto di vista del gioco sia come persona”.

Prima di pensare al prossimo anno, a Musetti resta un unico grande appuntamento: la Coppa Davis a Torino, dove farà il suo debutto nella nazionale maggiore. “Sarà un sogno che si avvera, visto che sin da bambino ho sempre sognato la nazionale. Mi auguro di poter dare l’aiuto che mi sarà richiesto dal capitano e dalla squadra, e spero che il nostro cammino si possa chiudere in Spagna, non già a Torino”.


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