

Lo spagnolo solleva all’Allianz Cloud il trofeo delle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals che l’azzurro aveva conquistato nell’ultima edizione. Anche contro Sebastian Korda una prova di forza senza tentennamenti, nonostante i soli 18 anni di età
di Enzo Anderloni | 13 novembre 2021
“Il campo è stato preparato, i giocatori sono pronti, tutto il mondo ci sta guardando”: quando lo speaker dell’Allianz Cloud scandisce questa formula Sebastian Korda sta ancora tirando due calci a un pallone nel corridoio e Carlos Alcaraz è in palestra con il fisioterapista, che lo 'streccia' a puntino, perché sia pronto a esplodere i suoi devastanti fondamentali da fondocampo.
Poi a un certo punto lo stadio si illumina di rosso e i bassi pompano un battito cardiaco come in un’enorme discoteca: la finale delle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals va in scena. Sorteggio, due palleggi da 30 secondi, quattro servizi (altri 30 secondi) e si va subito a cercare di rispondere alla domanda con cui i quattromila dell’Allianz Cloud sono arrivati e si sono accomodati per godersi lo spettacolo: riuscirà il biondo Korda ad arginare la strapotenza del diciottenne moro di Murcia?
L’inizio promette battaglia perché, come i cultori dell’aspetto tecnico pronosticavano, Korda si appoggia bene sui cubetti di porfido, rivestito di feltro giallo, che Alcaraz gli manda di là. Ci va con pulizia, di piatto, e trova profondità. Va a un passo dal break immediato. Poi fa vedere che quando mette la “prima”, il punto lo comanda lui. Dunque, dopo 7 minuti di gioco, sull’1-1, la speranza di un match equilibrato, e dunque foriero di emozioni, sembra viva più che mai.
Anzi, arrivano due palle break per l’americano. Il fatto che l’allievo di Juan Carlos Ferrero le annulli in scioltezza, con un servizio vincente e un ace, suona però come un nuovo campanello d’allarme.
Dopo 23 minuti molto equilibrati si arriva al game che li rompe, gli equilibri: si chiama tie-break proprio per questo. Alle Next Gen ATP Finals si gioca sul 3-3. Carlito al servizio è un maglio: portargli via un punto è un problema, anche perché nello scambio, oltre a picchiare sempre fortissimo, è molto veloce a girarsi per andare a colpire di diritto anche dall’angolo del rovescio. E da quella posizione fa malissimo sia “inside out”, cioè verso l’angolo opposto, che “inside in”, cioè cercando di sorprendere l’avversario in lungolinea.
Per metterlo in difficoltà Korda sembra avere due strade, spesso da percorre insieme: rubargli tempo e rimandargli palle più “piatte” possibile, prive di rotazione alcuna.
Sembra riuscirci fino al 5-5. Poi lo spagnolo pizzica una riga durante uno scambio furibondo e al punto dopo intasca la prima partita: 4-3(5) in 33 minuti.
E’ già l’inizio della fine? No, perché il figlio di Petr (ex n.2 del mondo, nato in Cecoslovacchia), tiene il primo turno di servizio del secondo set a zero: fin lì ha il 91% di punti vinti con la “prima “ di servizio. Anche questo è un messaggio: quando batto, comando io.
Questo cipiglio però corre sul filo del rasoio: lo spagnolo non arretra mai di un passo ed è pronto a fruttare la minima esitazione. Così il match fila in avanti con parecchie belle giocate ma mai la sensazione che l’eleganza geometrica e gestuale di Korda faccia davvero breccia nella scorza esplosiva del diciottenne n. 32 del mondo.
Così il secondo set sfuggiva al biondo americano come un soffio di vento e anche nel terzo si trovava presto indietro di un break: mai dominato, soggiogato ma sempre un passettino indietro, a rincorrere. Non mollava di certo mai, ma nemmeno il peso dei “sampietrini” spagnoli diminuiva: sempre di sfere di porfido si trattava.
Così dopo un’ora e 22 minuti, con il punteggio di 4-3 4-2 4-2, le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals incoronavano l‘erede di Jannik Sinner. O forse il suo più grande rivale per il futuro. Carlos Alcaraz Garfia è già molto di più di un prospetto Next Gen: propone un nuovo standard di velocità e potenza di palla. A tutti, fenomeni veterani del circuito compresi. Il 2022 ci dirà quanto veloce sarà la sua ascesa.
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