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Alcaraz conquista Rio e la Top 20: il re della Next Gen fa la storia

Carlos Alcaraz batte Schwartzman nella sua prima finale in un ATP 500. A inizio stagione diceva di voler entrare in Top 15. Intanto da lunedì sarà il più giovane Top 20 dai tempi di Medvedev

di | 20 febbraio 2022

Alla fine della scorsa stagione, Carlos Alcaraz si era dato un obiettivo preciso per il 2022: entrare fra i primi quindici del mondo entro l'anno. La prossima settimana il traguardo gli sembrerà molto più vicino. 

Il diciottenne, che ha vinto 4 match in 41 ore, ha sconfitto Diego Schwartzman 6-4 6-2 e vinto il primo ATP 500 della sua carriera. Centrerà per la prima volta in Top 20, da numero 20 ATP appunto. E' il più giovane a farcela dai tempi di Daniil Medvedev nel 1993.

In questa settimana complicata dalla pioggia, che ha causato torrenti di fango nella capitale e centinaia di vittime in tutto lo Stato di Rio, Alcaraz si è trasformato nell'incubo degli italiani.

Ha battuto in un giorno solo Matteo Berrettini nei quarti e Fabio Fognini in semifinale. E ha tolto Jannik Sinner il primato di più giovane campione in un ATP 500 da quando esiste questa categoria di tornei, introdotta in calendario nel 2009.

Le prospettive di classifica di Alcaraz

Da Rio, dove ha debuttato nel circuito ATP e vinto la sua prima partita nel circuito, contro Ramos-Vinolas al primo turno nel 2020, e dove ha centrato la sua prima finale in un ATP 500, inizia una scalata che potrebbe portarlo a raggiungere il suo obiettivo molto prima della fine della stagione.

Come abbiamo analizzato a inizio settimana, Alcaraz ha raccolto la maggior parte dei punti che formano la sua attuale classifica nella seconda parte del 2021. Ha dunque poco da difendere e molto da guadagnare sulla terra battuta, superficie che può esaltarlo come dimostra la settimana di Rio.

Nelle prossime settimane, in attesa di ufficializzare la sua programmazione, potrebbe giocare Monte-Carlo, Barcellona, Madrid, Roma e Roland Garros. E non è esclusa qualche puntata, se necessario, negli ATP 250 prima di parigi come Estoril, Marrakech o Lione. Far bene qui, e aggiungere piazzamenti di prestigio ad Acapulco o nei Masters 1000 di Indian Wells e Miami renderebbero la Top 15 molto più di un'ipotesi. E l'ingresso in Top 10 qualcosa di più di un semplice sogno.

"Ho molte cose da migliorare"

L'andamento del torneo di Rio, e anche le due ultime sfide vinte contro Berrettini e Fognini, hanno esaltato la sua completezza tecnica e la maturità fisica, sollevando ancora il dibattito fra i tifosi sui margini di miglioramento che può ancora avere un giocatore così giovane ma allo stesso dal tennis già così compiuto.

In Brasile, Alcaraz ha mostrato il suo spirito competitivo ma allo stesso tempo, e non solo per le condizioni estreme in cui si è giocato con le continue interruzioni per la pioggia, ha evidenziato qualche pausa che avrebbe potuto costargli caro.

Questione di testa e di esperienza, si potrebbe concludere, dopo averlo visto uscire dalla partita nel secondo set contro Berrettini e poi rientrare a suon di risposte vincenti nel terzo.

"Ho molte cose da migliorare ma secondo me riguardano soprattutto la mia vita fuori dal campo" diceva alla fine del 2021 in un'intervista a Tennis.com. "Quando punti a entrare fra i migliori, devi fare le cose in maniera diversa dagli altri e prenderti cura di ogni dettaglio". Il fisico, possente e insieme agile, sottolineato dalla maglietta senza maniche che sfoggia da inizio anno, non è tutto. 

"Lavoro con una psicologa, Isabel Balaguer, già da un paio d'anni ormai e devo dire che mi ha aiutato molto - diceva nella stessa intervista -. Senza di lei non sarei arrivato così presto dove sono adesso. Mi aiuta a controllare le emozioni, che è importantissimo. In questo sport devi sapere che perderai, che fallirai e devi imparare dalle sconfitte per evitare di ripetere gli stessi errori".

Alcaraz e il tennis, una storia di famiglia

Il tennis fa parte della famiglia Alcaraz da tre generazioni. Il nonno di Carlos è uno dei soci storici del Club de Campo a El Palmar, la cittadina dove è nato Carlos, un circolo fondato nel 1923 per gli appassionati di tiro al piccione.

Suo padre, che si chiama Carlos come lui, è stato un talento di livello nazionale, arrivato anche in semifinale in un'edizione dei campionati di Spagna. 

Allora Lluis Bruguera, padre e allenatore di Sergi, due volte vincitore del Roland Garros, gli ha offerto una borsa di studio che copriva il 50% dei costi della sua accademia. Ma la famiglia non aveva abbastanza soldi per sostenere la restante parte, e la sua carriera si è interrotta.

Carlos senior è tuttora il direttore della scuola tennis del circolo della sua città, dove il figlio ha cominciato a giocare. Ma ha tenuto da subito distinti i due ruoli, rimanendo al massimo come supervisore dei maestri del piccolo Carlos.

La svolta che ne ha accelerato le ambizioni è maturata grazie all'incontro con l'ex numero 1 del mondo Juan Carlos Ferrero, il suo attuale coach. "Carlos sta facendo un po' io mio stesso percorso - diceva l'ex campione del Roland Garros al sito dell'ATP quando Alcaraz si stava affacciando nel circuito maggiore -. Vedo che impara molto rapidamente, aumentando costantemente la propria competitività".

Ferrero sottolineava già nell'estate del 2021 l'evoluzione fisica di Alcaraz, che aveva da poco vinto il suo primo titolo ATP a Umag, sulla terra rossa. "Quando giocò i suoi primi match nel circuito, spesso era preda di crampi, si sentiva svuotato di energie. Adesso ha messo su due o tre chili di muscoli e si sente competitivo alla fine come all'inizio della partita. Questo è uno step decisivo per arrivare in alto. Non vinci un torneo così difficile, in un luogo così umido e con un caldo così pesante, se non sei totalmente a posto fisicamente". Era vero allora a Umag come oggi a Rio, come domani nelle prossime tappe del suo viaggio.

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