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Campioni next gen

Alcaraz e noi: le tappe italiane del fenomeno Carlos

Dal primo punto Atp, centrato battendo Federico Gaio, alle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals vinte a Milano nel 2021, passando per il trionfo Challenger a Trieste. La corsa di Carlos Alcaraz ha sempre visto l'Italia protagonista, tanto per gli eventi, quanto per gli avversari

di | 05 aprile 2022

Nell'ascesa del fenomeno Alcaraz, l'Italia riveste un ruolo speciale. La vicinanza con la Spagna e la presenza di tanti appuntamenti internazionali, del resto, hanno fatto in modo che il giovane allievo di Juan Carlos Ferrero potesse trovare anche nello Stivale i luoghi ideali per coltivare la sua crescita. Il confronto con gli azzurri, inoltre, ha scandito la sua evoluzione da promessa a campione, fin dalla conquista del primo punto Atp.

Un approccio con il nostro Paese, per Carlos, arrivò già tra gli Under 18, seppur senza lasciare un segno particolarmente importante: l'iberico approdò per due anni di fila (2018 e 2019) al Trofeo Bonfiglio di Milano, i Campionati Internazionali d'Italia juniores, ma perse entrambe le volte al secondo turno, contro il brasiliano Natan Rodrigues e contro l'americano Emilio Nava. 

Del 2019 è anche il suo primo Challenger nella Penisola, sui campi de L'Aquila: altro secondo turno, con vittoria sull'australiano O'Connell e sconfitta di fronte al portoghese Ferreira Silva. L'Italia, come detto torna spesso, nella carriera di Alcaraz, anche se parliamo di avversari. Il primo punto Atp, lo spagnolo lo conquistò nel 2018 (a soli 14 anni e 9 mesi) battendo Federico Gaio per 7-6 al terzo sui campi del Futures di Murcia, praticamente casa sua. Dopo quel confronto, il faentino ricevette qualche critica ingenerosa, e rispose (in maniera lungimirante) di aver perso contro un futuro fenomeno. Aveva ragione lui.

Ma un'altra partita che è rimasta impressa nella memoria degli appassionati è quella dell'aprile 2019 nel Challenger di Alicante: di fronte ad Alcaraz c'era un Sinner reduce dalle vittorie di Bergamo, Trento e Santa Margherita di Pula, in striscia positiva da ben 16 incontri. L'allievo di coach Ferrero fermò l'altoatesino in tre set, segnando la prima tappa di una rivalità che pare destinata a evolversi in fretta.

Tornando agli eventi del Tour, nel settembre del 2019 Alcaraz giocò un altro Challenger a Firenze, perdendo al primo turno dal piemontese Stefano Napolitano, secondo azzurro a batterlo dopo Salvatore Caruso, che lo aveva affrontato e superato due settimane prima a Siviglia.

A Todi (agosto 2020) emerse dalle qualificazioni cedendo poi all'esordio in main draw contro Gianmarco Moroni. Ma il primo acuto nella categoria arrivò a Trieste, già la settimana successiva: Alcaraz partì dalle qualificazioni eliminando tra gli altri Dambrosi, Viola e Lorenzo Musetti, riuscendo poi ad avere la meglio in finale su Riccardo Bonadio.

Altre quattro vittorie lo portarono di nuovo all'ultimo atto sette giorni più tardi a Cordenons, ma stavolta a fermarlo arrivò il connazionale Bernabe Zapata Miralles. Col secondo turno di Biella si concluse la prima parentesi italiana di Carlos, che poi avremmo ritrovato per le Intesa Sanpaolo Next Gen Atp Finals di Milano.

Arriviamo dunque al 2021, mese di novembre. All'Allianz Cloud, per la ripartenza del torneo dopo la sospensione (causa pandemia) del 2020, Alcaraz mette in fila tutti: nel girone batte Holger Rune, Brandon Nakashima e Juan Manuel Cerundolo, poi completa l'opera superando l'altro argentino Sebastian Baez e in finale l'americano Sebastian Korda. È lui a succedere a Jannik Sinner nell'albo d'oro della manifestazione che allinea i migliori Under 21 del mondo.

Negli head to head con gli azzurri, Carlos vanta dunque un 2-0 proprio su Sinner, un 2-1 su Matteo Berrettini (che però lo ha battuto nel match più importante, nel terzo turno degli Australian Open di quest'anno), un 1-0 su Fabio Fognini e Lorenzo Musetti. In negativo, invece, gli scontri diretti con Lorenzo Sonego, Salvatore Caruso e Lorenzo Giustino (0-1), oltre che – come detto – con Moroni e Napolitano.

Tra il successo così simbolico ottenuto a Milano e il primo trionfo in un Masters 1000 sono passati soltanto 141 giorni. In mezzo, tuttavia, Alcaraz ha messo in fila una serie di progressi impressionanti, che lo hanno portato ad avere maggiore fiducia nei propri mezzi. Un'ulteriore crescita, molto evidente, è relativa alla tenuta atletica all'interno di un match: se prima Carlos doveva ancora acquisire le doti di 'fondista', adesso può restare in campo per ore giocando allo stesso livello, senza subire cali di tensione. Dote, questa, che lo avvicina ancora di più al suo modello Rafael Nadal.

In queste 20 settimane, un paio di tappe sono state particolarmente significative: in Australia, pur perdendo quella splendida partita contro Matteo Berrettini al terzo turno, lo spagnolo di El Palmar aveva evidenziato una volta di più di aver trovato la chiave per esprimersi al massimo livello anche sugli hardcourt. Non una novità assoluta, visti i quarti a New York del 2021 (o la semifinale nell'indoor di Vienna, peraltro raggiunta battendo, tra gli altri, proprio Berrettini), ma una conferma decisiva soprattutto per se stesso. Per trovare la consapevolezza che la strada tracciata fosse davvero quella corretta.

Dopo la vittoria, quasi in scioltezza, centrata nel 500 (su terra) di Rio, l'altro momento determinante è arrivato in seguito a un'altra sconfitta, la semifinale persa a Indian Wells contro Rafael Nadal. Come Rafa (e come in generale dovrebbero fare tutti coloro che aspirano a diventare campioni), Carlos impara più dalle sconfitte che dalle vittorie. E dopo aver ceduto al proprio idolo per la seconda volta in altrettanti match, Alcaraz uscì dal campo dicendo che quel risultato così amaro gli sarebbe servito. Solo due settimane più tardi, ha dimostrato coi fatti che quelle parole riflettevano un'idea chiara, un percorso ben delineato nelle sua mente. Il percorso di un numero 1.


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