

A Oeiras, in Portogallo, la nazionale italiana over 40 ha vinto il titolo mondiale nella Tony Trabert Cup. A firmare il trionfo Massimo Ocera, Luca Serena, Giulio Di Meo e Alessandro Da Col: quattro ex professionisti con storie diverse, alcune delle quali spaziano ben oltre i confini della racchetta
10 agosto 2022
La riforma dell’ITF ha ribattezzato il circuito come World Tennis Masters Tour, eliminando quella parola “Senior” che stonava un po’ se abbinata a categorie come l’over 30 e l’over 35, ancora relativamente giovani per etichettare i protagonisti come veterani. Eppure, il bello del circuito mondiale over è proprio che, con l’avanzare dell’età, per molti la racchetta è rimasta una passione ma non è più la prima attività, il che porta alla scoperta di storie di grande fascino. Ne racchiude almeno un paio la vittoria della nazionale italiana over 40 nella Tony Trabert Cup, il campionato del mondo di categoria vinto dagli azzurri a Oeiras, nello stesso impianto che fino qualche anno fa ha ospitato il torneo ATP del Portogallo.
In formazione Massimo Ocera, Giulio Di Meo, Alessandro Da Col e Luca Serena: nomi che agli appassionati di oggi magari diranno poco anche perché nessuno dei quattro è mai arrivato nei primi 300 della classifica mondiale (a differenza di quell’Arnaud Clement, ex top-10 ATP, che a Oeiras ha vinto con la Francia nell’over 45), ma che rievocano ricordi piacevoli ai più nostalgici, i quali magari hanno seguito gli sviluppi dei loro post-carriera, scoprendo molto più che dei semplici tennisti.
Una definizione, l’ultima, che calza a pennello per Massimo Ocera, torinese classe ’82, talento enorme mai davvero sbocciato, in particolare perché servizio e (super) rovescio dovevano fare i conti con una testa che non riusciva a limitarsi alla racchetta e ai tornei, ma guardava spesso e volentieri oltre. Così, dopo aver detto basta con un best ranking da numero 380 ATP che grida vendetta, il piemontese trapiantato nel Bresciano ha seguito le sue altre passioni: ha pubblicato due raccolte di poesie, dai titoli "Inattesa" e "Scintille", ha aperto un blog per raccontare la musica dal suo punto di vista, poi ha fondato un gruppo musicale (Balzi del mulo) e si è dato ai concerti, fino a lasciare del tutto il tennis aprendo un bar-vineria a Palazzolo sull’Oglio.
Per anni la sua vita è stata dietro al bancone, poi il richiamo della racchetta si è fatto sempre più forte così è tornato a insegnare, nelle ultime tre stagioni al Tennis Club Crema. Ha ripreso a giochicchiare (bene) dilettandosi con qualche torneo Open, è tornato addirittura nel ranking ATP di doppio vincendo qualche match in coppia con gli allievi accompagnati nei tornei Itf, poi ha conquistato lo scudetto over 40 col Tennis Club Via Olivera (insieme agli stessi Serena e Da Col) e quindi ha ritrovato quella maglia azzurra che non vedeva dai tempi dei tornei under. E mai avrebbe immaginato di indossare di nuovo.
Nella finale vinta per 2-0 contro la Spagna il punto del titolo iridato l’ha firmato proprio lui, superando per 3-6 6-1 6-2 lo spagnolo Francisco Javier Martinez Baena, dopo che Da Col aveva portato l’Italia sull’1-0 battendo Marc Marco-Ripoll. “Una soddisfazione immensa – ha raccontato Ocera –, per me stesso e per la squadra, che in questo caso è addirittura la nazionale. Fra quarti e semifinali (contro Paesi Bassi e Francia, ndr) avevo perso i miei due singolari, sempre al terzo set: riuscire a vincere il più importante mi ha ripagato di tanta fatica. L’invasione di campo dei compagni dopo il match-point me la ricorderò per sempre”.
Tutta da scoprire anche la storia di Luca Serena, classe 1980 da Conegliano, che professionista nel tennis lo è stato appena ma lo è eccome nel business dell’enologia, con la sua azienda Serena Wines che fattura milioni di euro grazie al prosecco. In termini di produzione è una delle prime cinque in Italia e ha anche un legame col tennis, visto che capita di trovarla fra i partner dei tornei italiani. La scorsa settimana, per esempio, il brand era addirittura title sponsor del Challenger di Cordenons, proprio mentre il suo presidente si laureava campione del mondo in Portogallo.
Per Serena non è la prima volta, visto che aveva già vinto il titolo mondiale nel 2019 a Miami fra gli over 35, insieme a Marco Crugnola, Stefano Ianni e anche in quel caso a Giulio Di Meo. Soddisfazioni conquistate con un tennis frizzante proprio come il suo prosecco, sempre alla ricerca della rete, con serve&volley e chip&charge. Uno stile di gioco che non ha pagato particolarmente a livello ATP, visto che gli ha permesso di arrivare al massimo al numero 1.326 del ranking, ma lo sta facendo alla grande nella sua seconda carriera over. In Italia il trevigiano è campione over 40 indoor in carica, mentre dal debutto ITF datato 2015 ha già vinto oltre 30 titoli internazionali, riuscendo a diventare addirittura numero uno al mondo fra gli over 35 nella sua prima stagione nel circuito.
Nel trionfo dell’Italia è stato fondamentale l’apporto di Alessandro Da Col e Giulio Di Meo, i quali hanno vinto tutti gli incontri disputati in Portogallo. Sono stati addirittura sette per il primo, classe 1978, veneto ma nato a Rimini, con un passato da numero 396 del ranking ATP. Ha smesso con l’attività relativamente giovane, nell’anno dei 30 e da allora si è dedicato all’insegnamento. In particolare in Lombardia, oggi al Tennis Club Sesto San Giovanni.
Ha vinto cinque partite, invece, Giulio Di Meo, romano classe ‘82 di Velletri che con l’attività “pro” ci ha provato solamente in parte, arrivando al massimo al numero 565 del mondo. Di lui, che oggi lavora come direttore tecnico al Circolo Tennis Eur di Roma, si ricorda il tennis brillante e l’ultima vittoria nel circuito mondiale, datata 2015. Non giocava praticamente più neanche a livello nazionale, mentre la sua ultima esperienza internazionale risaliva a quattro anni prima, ma ricevette una wild card per il Challenger del Due Ponti di Roma, dove al tempo lavorava come insegnante.
Il sorteggio gli accoppiò un diciassettenne greco appena dentro ai primi 1.000 del ranking, ma fra i migliori juniores del mondo. Si chiamava Stefanos Tsitsipas e di lui si parlava già un gran bene, eppure il match lo vinse il laziale, con un doppio 6-4, conquistando il suo primo (e unico) successo a livello Challenger, a carriera già finita. Una soddisfazione da raccontare a lungo, proprio come i due titoli mondiali over.
Non ci sono commenti