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Campioni internazionali

Medvedev numero 1 nel non saper gestire le emozioni: a Metz ci ricasca…

Innervosito dalla resistenza di Wawrinka, Medvedev mostra al pubblico che sono delle scimmie e anche matti (o peggio) indicandosi la tempia. Recidivo, sta implodendo per questioni tennistiche?

di | 23 settembre 2022

Ci risiamo, Daniil Medevedev è caduto nel solito autogol, la gestione dei nervi e quindi il rapporto col mondo esterno, a cominciare dal pubblico. E, a Metz, ha perso prima la testa e poi la partita contro il redivivo Stan Wawrinka. Le attenuanti esistono, e sono notorie anche all’ATP, perché non è la prima volta che il pubblico francese diventa incontinente, fino a trasformarsi in scorretto, feroce ed inarrestabile. Ma sono evidenti anche le aggravanti da parte di un personaggio recidivo in più episodi che sembravano destinati ad essere archiviati ma che adesso riappaiono come tragici “Cold Case”.

Medvedev e quei nervi a fior di pelle

Il potere logora chi non ce l’ha, e Daniil è salito al numero 1 del mondo e ci è restato 16 settimane solo e soltanto per il vuoto di potere determinato dall’anagrafe dei Fab Four e più nello specifico dagli infortuni (Federer, Nadal e Murry) e dalle rinunce (Djokovic). Ma appena Carlos Alcaraz è cresciuto in continuità non solo gli ha soffiato il trono facendolo scivolare al numero 4, ma gli ha anche causato un serie di contraccolpi psicologici e tecno-tattici di difficile soluzione.

Già innervosito dalla reazione della gente e dei colleghi contro i russi per l’invasione dell’Ucraina, Daniil ha dovuto fronteggiare le sanzioni dell’All England Club e quindi è stato costretto a rinunciare a Wimbledon. Oltre al fatto che poi è il più importante che, con quel suo gioco così complicato, ha il suo daffare, oggi come oggi, malgrado tanto lavoro ed applicazione e studi specifici, non sa come e semmai potrà compiere un ulteriore salto di qualità dopo aver migliorato servizio e transizione a rete. 

Da cui un’ulteriore carico di pensieri che si somma a quelli  dei prossimi, imminenti, confronti con la generazione 3.0, e quindi oltre ad Alcaraz, Sinner, Rune, Musetti e i più “anziani” Aliassime e Ruud. Senza dimenticare gli altri, Berrettini e compagni che riprenderanno sicuramente vigore dalla vicinanza coi più giovani e più inesperti nel momento del trapasso dei Fab Four. Perché dopo Federer, sarà la volta di Nadal, sempre più acciaccato, mentre Murray è già a mezzo servizio e Djokovic se non tolgono i vincoli No Vax rischia un altro e preoccupante stop. Le Nitto ATP Finals del 13-20 novembre saranno il primo test, seguite dalla campagna australiana che culmina nel primo Slam stagionale del 16-29 gennaio 2023.

Il fattaccio a Metz

Gettare la racchetta a terra con rabbia e disgusto è calpestare l’essenza del proprio sport: giusto che il pubblico, che ha pagato il biglietto e vuole godersi lo spettacolo tennistico, disapprovi un comportamento del genere, senza pensare troppo alla tensione che grava soprattutto sul favorito Medvedev - condannato a vincere sempre e comunque - nel momento topico del match sul 4-6 7-6 0-2. Anzi, è possibile che qualcuno speri proprio che gli saltino i nervi per assistere allo show nello show e ad una partita davvero da ricordare. Ancor più sbagliata, da parte di Daniil, la seconda reazione da parte da chi dovrebbe rappresentare anche un’immagine positiva per i giovani (CLICCA QUI PER IL VIDEO). 

Non è ammissibile che irrida il pubblico mimando gesti che li individua eloquentemente come fossero scimmie, per poi indicarsi la testa con l’indice, come a chiamarli pazzi (o peggio). E’ un comportamento scorretto e smodato ed equivale a gettare benzina sul fuoco che già divampa altissimo in quel momento. Denuncia una debolezza importantissima, in generale e nello specifico in uno sport di testa come il tennis. E’ anche autolesionistico al massimo.

Perché pensavamo che avesse capito la lezione agli US Open del 2019, quando è arrivato anche ad alzare il dito medio verso il pubblico di New York e lo ha ringraziato alla fine di ogni partita perché l’atteggiamento ostile l’aiutava a superare le difficoltà, e lo aveva portato addirittura alla finale contro Rafa Nadal. “Grazie, col vostro tifo contro, così ho trovato la forza per vincere tante partite. Continuate, vi prego”. Aveva rischiato se non il linciaggio vero e proprio quello verbale  da parte dell’intero stadio, creando - in modo irresponsabile o al contrario voluta? - una situazione pericolosamente esplosiva.

I precedenti di Medvedev

Medvedev è entrato nel Guinness dei primati negativi facendosi espellere dal campo, al torneo di Savannah 2016 contro Donald Young, per “aver messo in dubbio l’imparzialità dell’arbitro basandosi sulla sua razza” dopo avergli detto: “Lo so che siete amici, ne sono sicuro”.

In coppa Davis aveva dato dello stupido a Schwartzman, lo aveva irriso, l’aveva provocato, costringendo capitan Marat Safin a chiedere scusa per lui e aveva perso a lungo il saluto da parte del piccolo argentino.

Nelle semifinali degli US Open, contro Thiem, s’era infuriato con il giudice di sedia che non gli aveva concesso un “challenge” - avendolo richiesto in realtà lui in ritardo -, ed aveva scavalcato clamorosamente la rete per controllare - sul cemento! - il segno del servizio contestato. Da regolamento, aveva rimediato una ammonizione ed aveva continuato a inveire anche col supervisor convocato in fretta in campo.

A Wimbledon, dopo aver perso contro Ruben Bemelmans, sopraffatto dalla tensione, nel quinto set, aveva contestato la giudice di sedia Mariana Alves chiedendone la sostituzione e, a fine partita, è tornato verso il suo angolo, aveva tirato fuori il portafoglio e aveva lanciato con disprezzo diverse monete verso il seggiolone dell’arbitro. 

Sembrava fosse cambiato, sosteneva di aver lavorato molto sui comportamenti e sula psiche. Ma, a New York aveva dato altri brutti segnali e, a Miami, non era stato tenero con quell’altro angioletto di Stefanos Tsitsipas.

Che, dopo aver ascoltato per tutta la partita le proteste del russo doc contro i famosi chiacchiericci di papà Apostolos dalla tribuina, gli aveva sussurrato qualche “carineria” contro i russi (lui che ha padre e bandiera greca, ma madre russa…). E anche l’anno scorso alle ATP Finals, nel match contro Jannik Sinner che subentrava da riserva all’infortunato Matteo Berrettini e gli stava dando filo da torcere, Daniil si era stiracchiato palesemente per il sonno - o più presumibilmente la noia che gli causava il gioco dell’italiano come pensò malignamente qualcuno? - a ogni cambio campo, con un atteggiamento certamente non encomiabile contro il giovane avversario e il pubblico. Finché ieri a Metz ha aggiunto un’altra perla alla sua collezione di follie e scorrettezze. Che nascono dal tallone d’Achille non certo da numeri 1: saper gestire le emozioni.

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