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Campioni internazionali

Troppi sforzi: ora Rafa si sente vecchio… “Non so quando tornerò”

Il ko con Tiafoe è la summa dell’ennesima stagione stressante che a 36 anni Nadal ha sopportato con più difficoltà di prima. Anche perché sta per diventare padre. Per cui stacca la spina dal tennis e lascia incerta la data del rientro

di | 06 settembre 2022

Rafael Nadal, sconfitto a New York (foto Getty Images)

Rafael Nadal, sconfitto a New York (foto Getty Images)

Non è una questione di età, e nemmeno di sconfitta. Se Novak Djokovic che ha un gioco ugualmente dispendioso è competitivo, con un anno di meno è ancora il rivale maggiore e l’anno scorso ha sfiorato il Grande Slam, l’Extraterrestre, a 36 anni, può ancora dire la sua come ha fatto anche in questa stagione dove ha allungato il record Slam a 22 titoli con le perle a Melbourne e Roland Garros ed è tuttora in lizza per tornare numero 1 del mondo se Alcaraz e Ruud (anni 19 e 23) non vanno in finale agli Us Open. Lui che è l’unico della storia ad aver raggiunto la posizione il numero 1 in tre decenni diversi (2000-2009, 2010-2019, 2020-2029). Il problema del mancino di Maiorca viene dagli infortuni, continui, insistenti, che gli fanno perdere allenamenti e partite e, soprattutto, fiducia nel suo corpo, cioè in quel meraviglioso fisico col quale ha terrorizzato “Il Magnifico”, Roger Federer, fino a diventare il suo incubo tennistico peggiore.

E così, dopo un’annata comunque grandiosa, lui si lecca mestamente le ferite mentre caracolla fuori dal ring senza paura di mostrarsi finalmente debole e acciaccato: il problema alle costole per piegare il vento e l’erede Alcaraz a Indian Wells si è sommato a quello cronico al piede, che ha anestetizzato - e di cui non vuole più parlare -, l’innaturale postura al servizio gli ha procurato una lesione muscolare che, dopo lo sforzo per battere un altro ragazzo, Taylor Fritz, gli ha impedito di giocare le semifinali di Wimbledon contro Kyrgios, facendogli saltare tutta la stagione sul cemento nordamericano.

Cosicché si è presentato a New York con poche partite sul cemento, con pochissimi punti di riferimento, con una seconda di servizio da rischiare al massimo non potendo spingere la prima, affidandosi all’esperienza, al proverbiale agonismo, alla resilienza, all’intelligenza, alla freddezza e alla capacità di rovesciare qualsiasi situazione. Che però sono sinonimi di metà, di anni, ben 21, che ha trascorso nel tennis professionistico. Non di condizione ottimale, di forma per conquistare un altro Slam. 

SIRENE PERICOLOSE - Rafa si è presentato peraltro a New York col in testa il campanello d’allarme della moglie incinta del primo figlio, che ha avuto problemi e ha tenuto sulle spine il più grande campione della terra rossa della storia, rischiando di richiamarlo in fretta a Manacor. Si è poi rasserenato: Xisca sta meglio, il pericolo personale è rientrato, ma quello tennistico no, malgrado i successi in 4 set con Hiiikata e Fognini e quello a mani basse e per la 18a volta contro la vittima preferita, Gasquet.

Ma, al di là del fatto che ha concesso stranamente e due volte il set d’apertura, Rafa sapeva di non essere pronto e sicuro, sapeva di essere incollato a una serie di cerotti che lo tenevano assieme come Breznev al Politburo, più che altro per far paura agli avversari già solo con la sua immagine e i saltelli pre-partita. Nelle interviste della vigilia contro Francis Tiafoe ha così cominciato a ridacchiare amaramente sulle sue condizioni, sugli anni che passano, sui pochi momenti e i pochi successi che forse gli mancano prima della parola fine. “Sì, sono vecchio, sempre più vecchio, non scherzo”. Gli intervistatori tv hanno cavalcato l’onda coi loro sorrisi a 32 denti sbiancati al massimo, mettendola sul ridere, ma il formidabile mancino di Maiorca era terribilmente serio. 

Rafael Nadal (foto Getty Images)

La stretta di mano finale - foto Getty Images

Sapeva bene che rischiava grosso contro l’estroso Tiafoe, l’ennesimo ex Next Gen che punta al vertice, l’ennesimo 24enne pieno di coraggio e di energie, ancor di più nello Slam di casa e col dente avvelenato per averci perso nei quarti di finale degli Australian Open 2019 perdendo coraggio nella scalata ai quartieri alti.

E adesso spiega con la consueta sincerità: “Onore a Francis che ha giocato meglio, ho fatto poco per contrastare il suo anticipo, la settimana prima del torneo mi sono allenato bene ma poi quando sono cominciate le partite il livello è sceso. Non so perché, questioni mentali per tutte le cose che sono successe negli ultimi due mesi. Forse”. 

FUTURO - L’età che incede, gli acciacchi, le esperienze belle ma anche brutte, la motivazione forzata e continua per svegliarsi tutte le mattine e ricominciare la corsa, fra palestra e campo e sedute dai vari dottori e preparatori, tutto il giorno, tutti i giorni, per tenere sempre alto il livello della considerazione di se stessi e il proprio mito. All’improvviso il professionista esemplare del tennis si è sentito pesante e vecchio, davanti ai tanti giovani che avanzano e crescono, come anche quel pazzerello di Tiafoe che sembra aver imparato a dosare la sua esuberanza esaltando velocità ed esplosività. Così, l’Extraterrestre getta la spugna: “Ho bisogno di tornare a casa e fissare certe cose anche nella mia vita, non so quando tornerò a giocare, cercherò di essere pronto mentalmente. Tornerò solo quando avrò la sensazione di essere di nuovo in grado di competere”. 

Il primo avversario è il suo corpo, vecchio e usurato molto ma molto di più di un 36enne normale, come la sua mente, che ha forzato troppo a lungo e troppe volte a superare il dolore e i limiti coi quali doveva esprimersi al meglio. E poi c’è un bambino in arrivo, nuove responsabilità, nuovi obiettivi. Il tennis non può che sperare di rivederlo presto: fra le ATP Finals di novembre a Torino e gli Australian Open di gennaio. Più probabile con l’anno nuovo che con questo, vecchio.


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