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Campioni internazionali

Sentite Big Foe: "Voglio Indian Wells, poi uno Slam"

L'americano, atteso dalla semifinale contro Medvedev, non nasconde i suoi obiettivi, a breve e medio termine. "Vincere uno Slam - dice - cambia la vita più che diventare numero 1". Intanto Medvedev ribadisce: "Sono per la pace, sono dispiaciuto per quello che passano gli ucraini"

16 marzo 2023

In semifinale a Indian Wells, a tentare di bloccare a quota 18 la striscia positiva di Daniil Medvedev, ci sarà lui, Frances Tiafoe. Che il russo ha sempre battuto nei quattro precedenti e che, nell'altro quarto di finale, ha regolato il britannico Cameron Norrie con un doppio 6-4.

“Le vibrazioni sono positive – ha raccontato il 25enne americano, anche lui alla sua prima semifinale ad Indian Wells – e sono molto felice di come stanno andando le cose. Dopo ogni vittoria aumenta la fiducia e mi sento sempre più a mio agio”.

“Sto cercando di usare la mia velocità per essere aggressivo – ha risposto a chi gli faceva notare che la sua posizione in campo è praticamente ancorata alla linea di fondo – e non solo in risposta. Voglio un tennis più fisico e, avanzando, posso conquistare la rete con più facilità. Voglio che il mio avversario senta la pressione”.

Tiafoe ha anche parlato dei suoi difficili esordi sul circuito: “Sono un ragazzo di origini molto umili. Sono arrivato nella top 100 che avevo 18 o 19 anni. Tutti pensavano a me come alla nuova speranza americana e bla, bla, bla. È stata dura. Non ero pronto per questo. Avevo i soldi in tasca e pensavo solo a godermi la vita. Ma le cose sono cambiate quando ho visto i ragazzi con cui sono cresciuto da juniores come Rublev, Zverev o Tsitsipas fare progressi… Mi sono detto: lascerò che questi ragazzi si prendano tutti i soldi negli anni a venire? Perché ho giocato con loro e li ho anche battuti in qualche occasione. Le cose dovevano cambiare e amo troppo questo gioco per non capirlo. Ho ricevuto un dono dall’alto e voglio vedere dove posso arrivare. Sono felice per ogni traguardo raggiunto, resto umile e molto grato per l’opportunità che mi è stata data, ma devo tenere la testa bassa e andare avanti”.

"Gli obiettivi? Vincere qui a Indian Wells, intanto, visto che mancano solo due match al titolo. Poi il grande sogno è vincere uno Slam, più ancora che diventare numero 1 del mondo. Se vinci uno Slam, per me meglio se sono gli Us Open, nessuno può più dirti nulla sulla tua carriera". 

DANIIL MEDVEDEV

Arriva dunque la diciottesima vittoria di fila per Daniil Medvedev, che si è sbarazzato in due set (6-3 7-5) dello spagnolo Alejandro Davidovich Fokina e per la prima volta in carriera giocherà la semifinale del Masters 1000 di Indian Wells, nonostante abbia più volte dichiarato di non trovarsi a suo agio su questi campi.

“È una questione di fiducia. Tanta fiducia. Confermo che questa non è la mia superficie preferita e nemmeno le condizioni mi favoriscono. E quest’anno, a partire dal primo match, se non fossi stato così 'in the zone', e onestamente anche un po' fortunato con alcuni colpi pazzeschi che sono andati a buon fine, probabilmente avrei perso presto come faccio sempre qui. Sono davvero felice di giocarmi la semifinale e di mantenere viva la mia striscia positiva”.

Dopo un inizio di stagione non brillante a Melbourne, dove era uscito a sorpresa al terzo turno, il 27enne russo ha vinto a Rotterdam, Doha e Dubai: “È incredibile, perché nel tennis è molto difficile avere questa continuità. C’è sempre un avversario dall’altra parte che vuole batterti e ognuno di noi vuole arrivare ad alzare il trofeo. Quando riesci a vincere così tante partite di fila è una sensazione unica. Tre titoli! È da tanto tempo che non mi sentivo così bene. Ma in questo momento sono concentrato al cento per cento su Indian Wells e voglio provare a vincere ancora due match. Sono certo che anche Frances si sente al top in questo momento e del resto sta giocando benissimo”.

Medvedev, 18 vittorie di fila

“Più i risultati migliorano, più aumenta la pressione – ha raccontato Medvedev – ed è curioso perché quando si passa dagli juniores ai professionisti si ha la sensazione che la pressione sia già enorme. Poi però quando inizi a giocare i Challenger dopo aver disputato gli Itf la senti di nuovo più forte. Ogni volta che succede qualcosa nella tua vita ti senti addosso questa grande pressione, ma un anno dopo capisci che in realtà non era poi così tanta perché ne avverti di più. È normale. Più si vive, più si cerca di ottenere risultati, e non parlo solo del tennis, più si avverte pressione. Famigliari, amici, tifosi, stampa… Nel tennis più pressione si sente, più significa che si sta andando avanti, quindi è un bene che ci sia”.

E parlando di quando ha raggiunto la prima posizione del ranking nel febbraio dello scorso anno, Daniil ha aggiunto: “Non so se arrivare a toccare il numero 1 mi abbia un po' spiazzato, perché molti ex giocatori dicono che per loro è stata dura. Onestamente per me non è stato così, anzi è stata una sensazione fantastica. Ma, a conti fatti, il risultato è che non sono riuscito a fare bene quando ero in quel ruolo. È una situazione non facile da gestire perché tutti si aspettano molto da te. Ma è tutta esperienza, che non avevo quando a 20 anni mi perdevo tra i social e i commenti negativi. Essere il numero 1 porta molti detrattori, è inevitabile. Novak (Djokovic, ndr) ha molti haters. Anche Rafa e Roger in qualche modo ne hanno avuti e ti chiedi: Ma come è possibile?… loro non dovrebbero averne (sorride, ndr)”.

“Questo mi ha insegnato – conclude il moscovita, oggi n.6 Atp – a preoccuparmi meno dei giudizi degli altri e a concentrarmi di più su me stesso, sulle persone che mi sono vicine. È l’unico modo per rimanere sani di mente e fedeli al proprio percorso di crescita, per poi non avere rimpianti. Solo il tuo coach può dirti come avresti dovuto giocare quel rovescio, non altri”.

C'è spazio, considerati gli ultimi accadimenti che hanno coinvolto le atlete ucraine e in particolare Lesia Tsurenko, anche per ribadire alcuni concetti sulla guerra: “Prima di tutto – chiarisce Medvedev – voglio dire che mi sento molto dispiaciuto per tutto quello che stanno passando gli atleti ucraini, compresa Lesia Tsurenko. Non saprei approfondire il caso specifico, ma sono consapevole che per loro è dura. Per quanto riguarda i top players, so che abbiamo delle responsabilità, ma si tratta sempre di responsabilità personali. Io ho sempre detto e ribadito che sono per la pace in tutto il mondo”. Alla richiesta specifica se voglia vedere la fine di questa guerra in Ucarina, Daniil non si tira indietro e risponde: “La mia risposta precedente, ossia che voglio la pace, risponde anche a questo quesito. Continuerò a ripetere che sono per la pace”.

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