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Campioni internazionali

Gulbis il ribelle ci prova di nuovo, partendo dall'Italia

In carriera l’ex top 10 lettone è riuscito già due volte a riconquistare un posto fra i primi 100 del mondo dopo aver perso molto terreno. Per farcela di nuovo ha deciso di affidarsi al Piatti Tennis Center. Al Challenger di Cherbourg è tornato a vincere tre partite nello stesso torneo dopo due anni

17 febbraio 2022

Per molti il tennis è fatica, lavoro e sacrificio, mentre pochi altri riescono ancora ad arrangiarsi grazie a madre natura, ma al giorno d’oggi c’è un ingrediente che proprio non può mancare per diventare – e rimanere – giocatori di alto livello: la continuità. C’è chi ha saputo farne una delle proprie armi principali (uno ce l’abbiamo in Italia: Andreas Seppi), e chi invece l’ha trovata solo a intermittenza, faticando per questo a esprimere a pieno le proprie potenzialità.

Uno degli esempi che balzano alla mente è quello di Ernests Gulbis: giocatore di enorme talento, capace di arrivare al numero 10 della classifica, di battere Federer (due volte) e Djokovic, di mettere alle corde il miglior Nadal sulla terra battuta e tanto altro, ma che ha raccolto molto meno di quanto avrebbe potuto. Non che 6 titoli ATP siano pochi, eppure il tennis del 33enne di Riga ha sempre funzionato a fasi alterne, con picchi di rendimento da vero top 10 e cali preoccupanti, che l’hanno costretto più di una volta a ripartire quasi da zero.

Ci è riuscito una decina d’anni fa, quando dopo essere sceso al numero 160 risalì fino a raggiungere la top 10; poi ce l’ha fatta di nuovo fra 2018 e 2019, tornando abbondantemente nei primi 100 al mondo dopo che l’anno prima era sprofondato al numero 589 a causa di un infortunio al gomito; e ci riprova adesso, da numero 241 della classifica ma con ancora tanta voglia di mettersi in gioco.

Ernests Gulbis nella palestra del Piatti Tennis Center con il preparatore atletico Dragoljub Kladarin

Lo dimostra la scelta di affidarsi al Piatti Tennis Center di Bordighera, sia dal punto di vista atletico (altro suo storico tallone d’Achille) sia per quanto riguarda la parte tecnica. Il tennista lettone si era avvicinato al centro di Riccardo Piatti per la preparazione invernale, ed evidentemente ha trovato ciò che cercava visto che dopo la trasferta australiana ha deciso di fissarlo come sua nuova base per gli allenamenti.

Una decisione che ha subito dato i suoi frutti, con un’ottima settimana al Challenger francese di Cherbourg, dove Gulbis ha raggiunto la semifinale e vinto due gran belle partite, contro due ottimi giocatori quali Gilles Simon (due ex top 10 a confronto: mica male per un secondo turno Challenger) e Pierre-Hugues Herbert. Nulla di incredibile per un tizio che in Francia ha giocato prima un quarto e poi una semifinale Slam, peraltro dopo aver steso Federer in cinque set, ma che assume molto valore se si considera che era da due anni che Gulbis non riusciva a vincere tre partite nello stesso torneo.

Un piccolo segnale di ripartenza – e di una buona condizione atletica – per un giocatore che ha sempre trovato un alleato nel mese di febbraio: ci ha vinto tre dei suoi sei titoli ATP (due a Delray Beach, uno a Marsiglia) e anche il suo ultimo Challenger, sempre in Francia, nel 2020 a Pau.

Dopo la semifinale a Cherbourg (persa da Costant Lestienne), Gulbis ha tentato le qualificazioni a Marsiglia arrendendosi subito al russo Roman Safiullin, ma ha comunque recuperato un po’ di terreno nel ranking ATP, iniziando una risalita che dovrà passare necessariamente dalla continuità, ma anche dagli exploit che spesso hanno caratterizzato i periodi di rilancio della sua carriera. Come quando nel 2018 ha raggiunto gli ottavi a Wimbledon da qualificato, battendo anche Alexander Zverev, o quando due anni fa si è arrampicato fino al terzo turno a Melbourne, sempre dopo essere partito dalle qualificazioni.

Tutte prove di una dimensione tennistica che coi tornei minori non ha nulla a che vedere, ma troppo spesso si è trovata a cozzare con un carattere ribelle, che l’ha reso uno dei personaggi più curiosi del tennis moderno. Per le sue origini nobili (il padre è un noto magnate dei gasdotti, la madre una conosciuta attrice), per l’odio verso i social network che si è sempre rifiutato di utilizzare, e anche per qualche comportamento non esattamente tipico dei giocatori di tennis.

Impossibile dimenticare i suoi eccessi (veri o presunti), quelli che hanno dipinto un personaggio poco convenzionale, apprezzato da molti proprio perché non ha voluto uniformarsi alla massa dei colleghi, conservando la sua vera natura. Probabilmente non è stato un bene per la sua carriera, ma migliaia di aspiranti tennisti firmerebbero per molto meno. E la storia non è ancora finita.


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