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Campioni internazionali

Grande Slam, i cinque che hanno fatto l'impresa

di | 12 settembre 2021

L'australiano Rod Laver con il trofeo di Wimbledon nel 1962 anno del suo primo Slam

L'australiano Rod Laver con il trofeo di Wimbledon nel 1962 anno del suo primo Slam

Completare il Grande Slam è la massima impresa nel tennis. Vincere tutti i quattro major in una sola stagione non è da tutti. In tutta la storia del gioco, tra uomini e donne in singolare ci sono riusciti in cinque. L'australiano Rod Laver è l'unico che l'abbia vinto, da dilettante nel 1962 e da professionista nell'era Open nel 1969. 

Il termine indica il punteggio più alto possibile nel bridge ed era stato già utilizzato per indicare il successo nei quattro major di golf in una stessa stagione. Nel 1933 il giornalista del New York Times lo associa per la prima volta al tennis alla finale degli US Championships tra Fred Perry e Jack Crawford, che ha già vinto Campionati d'Australia, Roland Garros e Wimbledon. "Se dovesse vincere anche qui, sarebbe come fare un Grande Slam" scrive. Crawford avrebbe perso al quinto set. "Il sogno di Crawford di realizzare il Grande Slam è svanito" scrive Allison Danzig, sempre sul New York Times.

Il primo a completare l'impresa è Don Budge nel 1938. Lo stesso Danzig lo descrive come un giocatore dotato di "un rovescio letale e un servizio vulcanico". 

DON BUDGE, IL PRIMO GRANDE SLAM

Budge, occhi e azzurri e capelli ondulati, ha vinto a Wimbledon e a Forest Hills l'anno prima. Gli hanno proposto di passare professionista, ha rinunciato per poter giocare ancora in Coppa Davis. Ma realizza anche che così può completare lo Slam. Il sogno comincia in Australia. Parte benché l'amico Ellsworth Vines, tre volte vincitore Slam e considerato uno dei migliori giocatori della sua epoca, gli suggerisca di rinunciare. Conquista il primo major dominando in finale John Bromwich. Il suo è un cammino trionfale.

Perde complessivamente quattro set negli Slam in tutto l'anno. Due glieli toglie il mancino Franjo Kukuljevic al terzo turno del Roland Garros. A Parigi, nonostante più di un attacco di dissenteria, trionfa dopo un'altra finale a senso unico contro il ceco Roderich Menzel. Il violoncellista Pablo Casals suona per lui nel suo appartamento che affaccia sulla Tour Eiffel. Grande appassionato di musica jazz, Budge vince Wimbledon senza perdere un set e strapazzando in finale Bunny Austin. Guida gli USA al titolo in Coppa Davis e completa il Grande Slam battendo in finale il suo migliore amico, Gene Mako. Dopo una stagione magica, in cui ha vinto sei tornei su otto giocati 43 partite su 45, passa tra i professionisti.

Don Budge colpisce al volo... in volo a Wimbledon

IL 1953 DI MAUREEN CONNOLLY

Maureen Connolly è numero 1 del mondo a 18 anni all'inizio del 1953. E' un anno di prime volte. Sir Edmund Hillary e Tenzing Norgay sono i primi esploratori a toccare la sommità dell’Everest, mentre Marilyn Monroe campeggia sulla prima copertina di Playboy. 

Ben Fisher, firma del San Diego Union, paragona i suoi colpi potenti e devastanti alla forza della USS Missouri, la nave americana della Seconda Guerra Mondiale, nota come “Big Mo”. Così, Connolly diventerà per tutti, e per sempre, “Little Mo”. 

Inizialmente mancina, convinta poi a giocare con la destra dal suo primo maestro, possiede un gioco completo e una concentrazione feroce. In Australia, affiancata dal suo nuovo allenatore Harry Hopman, che avrebbe forgiato e guidato le generazioni migliori di tennisti australiani con metodi moderni quanto severi, perde undici game in cinque partite: un trionfo.

A Parigi perde un solo set, nei quarti contro Susan Partridge, che ha da poco sposato il futuro presidente della federazione francese e internazionale Philippe Chatrier. Batte poi in semifinale Dorothy Head e Doris Hart in finale. La ritroverà nella sfida per il titolo a Wimbledon. Entrambe avrebbero definito quella partita la migliore che hanno mai giocato in carriera. Hart è una delle due giocatrici capaci di sconfiggere "Little Mo" nel 1953: ci è riuscita a Roma, dopo aver perso il primo set. C'è ancora lei, quattro volte campionessa Slam, dall'altra parte della rete il 7 settembre 1953. Davanti a 12 mila spettatori, Connolly completa la finale 6-2 6-4 in 43 minuti. Nelle 22 partite necessarie a completare il Grande Slam, ha perso solo un set e una media di tre game a partita.

Connolly è una campionessa sfortunata. La sua, ha scritto il decano dei giornalisti di tennis Bud Collins, è stata "la più breve delle grandi carriere". E' finita a luglio di un anno dopo quando viene investita da una betoniera mentre è in sella a Colonel Merryboy, il cavallo che la città di San Diego le ha regalato dopo il trionfo allo Us Open del 1952. Morirà di cancro a 34 anni.

I DUE SLAM DI ROD LAVER

Il 1962 di Rod Laver è una delle stagioni migliori dell'era pre-Open. Ha vinto tutti i quattro Slam, gli Internazionali d'Italia al Foro Italico, i Campionati di Germania ad Amburgo e la Coppa Davis. "Rocket", questo il soprannome del mancino australiano inserito in ogni lista di potenziali candicati all'effimero titolo di "più grande campione di tutti i tempi", fa tutto con leggerezza e velocità. E un talento inarrivabile per l'epoca.

La stagione del suo primo Grande Slam inizia in Australia. Soffre al debutto contro Geoff Pares che gli toglie un set e lo tiene in campo tre ore. Cede poi altri due set, contro Bob Hewitt in semifinale e Roy Emerson in finale. Lo supera anche in finale a Parigi, unico major stagionale che non si gioca sull'erba, in cui ha salvato un match point nei quarti a Martin Mulligan, che anni dopo avrebbe giocato per l'Italia. 

Dopo aver alzato la prima Coppa dei Moschettieri domina a Church Road nella prima edizione di Wimbledon senza statunitensi in finale in quarant'anni. Perde un solo set nel torneo e in finale strapazza Mulligan in 51 minuti. Agli US Championships ha perso le ultime due finali. Alla vigilia della terza, sempre contro Emerson, si allena con Don Budge che lo porta poi in gita fuori New York per distrarlo. Funziona. Laver entra nella storia.

Laver, 50 anni di Slam

Il bis, nella prima stagione in cui tutti i quattro major diventano "Open" dunque aperti a dilettanti e professionisti, inizia contro l'italiano Massimo Di Domenico.

Abbiamo raccontato qui quella magica stagione.

Nel 1969, quando il tennis diventa Open e può tornare a giocarsi gli Slam, si presenta a 30 anni in Australia: tre settimane dopo sarebbe diventato padre. Conoscendo la sua personalità” dirà Butch Buchholz, tennista, promoter dei circuiti professionistici e futuro fondatore del torneo di Miami, “Rod non ha mai giocato per i soldi. Ha sempre voluto affrontare i migliori in ogni fase della carriera”. Oggi sono i migliori ad affrontarsi per lui. Vi affidiamo al nostro archivio anche per il racconto del suo secondo Grande Slam. 

I 5 grandi da Grande Slam

MARGARET COURT, LA DONNA DEI RECORD
Margaret Court ha vinto più major di tutte: 24 in singolare,  19 in doppio e 21 in doppio misto. Nessuno, uomo o donna, ha vinto più major contando tutte le specialità. Il suo è un tennis atleticamente potente e tecnicamente completo. Nel 1967 Margaret Smith ha sposato Barry Court e aggiunto il cognome del marito al suo. 

Tre anni dopo ha iniziato la sua rincorsa al Grande Slam con il trionfo in casa, all'Australian Open. Vince senza cedere un set, dominando in finale Kerry Melville, una delle sole quattro tenniste capaci di superarla in stagione. Al Roland Garros soffre solo al secondo turno contro la sovietica Olga Morozova, futura finalista a Parigi, poi ha spazzato tutte le successive avversaria compresa la possente tedesca Helga Niessen in finale. 

La stessa Nielsen, considerata numero 6 del mondo a fine anno, è l'unica in grado di vincere un set contro Smith Court a Wimbledon nel 1970. La finale contro Billie Jean King, che annulla tre match point prima di cedere 14-12 11-9, è un duello memorabile che lascia le due protagoniste decisamente ammaccate. E' la finale con più game in singolare femminile nella storia del torneo (46). La migliore amica di King, Rosie Casals, è l'ultima avversaria di Smith Court nell'anno del Grande Slam. Ma solo la sua stessa tensione consente alla statunitense, ottima doppista ma senza la potenza necessaria per batterla in singolare, di allungare al terzo. Il suo 1970 resta una stagione quasi impossibile da ripetere. L'australiana ha vinto 21 titoli su 27 tornei e 104 partite delle 110 giocate.

Margaret Court Smith vincitrice a Wimbledon nel 1970 riceve il premio dalla principessa Margaret

IL GOLDEN SLAM DI STEFFI GRAF

L'ultimo Grande Slam registrato nella storia del tennis, maschile o femminile che sia, è quello "d'oro" di Steffi Graf datato 1988. D'oro perché ai quattro major, "Miss Diritto" ha affiancato la medaglia più pregiata all'Olimpiade di Seoul.

Il suo Golden Slam inizia nella prima edizione dell'Australian Open a Melbourne Park, nel primo stadio permanente di tennis dotato di tetto. Nella prima finale Slam conclusa al coperto nella storia del gioco ha sconfitto Chris Evert, arrivata per la 34ma e ultima volta a giocarsi il titolo in un major.

I suoi colpi potenti sembrano impossibili da contrastare per le rivali. La tedesca perde 29 game in totale a Melbourne e solo 26 a Parigi. Definire la finale a senso unico non rende l'idea. Rifila a Natasha Zvereva il primo doppio 6-0 in una finale Slam dal 1911. La bielorussa, allora sovietica, conquista 13 punti in tutto il match.

Gabriela Sabatini e Steffi Graf sul podio delle Olimpiadi di Seul 1988

A Wimbledon deve rimontare un set e un break di svantaggio in finale contro Martina Navratilova, ma vince 12 degli ultimi 13 game.

A Flushing Meadows, Navratilova perde ai quarti contro Zina Garrison che a sua volta cede in semifinale contro Gabriela Sabatini. L'argentina spinge Graf al terzo in finale, ma il 6-1 nel parziale decisivo è liberatorio. "Finalmente non si parlerà più di Grande Slam, è un sollievo non sentire tutta quella pressione" commenta Graf che batte ancora Sabatini in finale a Seoul. Una vittoria simbolica contro l'avversaria responsabile di due delle sue sole tre sconfitte stagionali.

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