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Campioni internazionali

Extratennis, tra musica e caffè: quando i pro fanno (anche) altro

Novak Djokovic coi ristoranti, Arevalo e Bopanna con il caffè, Bob Falkenburg addirittura pioniere nei fast food. E poi tanta, tantissima musica. Ecco i 'secondi lavori' dei tennisti, di oggi e del passato

18 luglio 2025

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La vita di un tennista è fatta di orari precisi, viaggi, allenamenti, partite, conferenze stampa, pressioni mediatiche e da una routine che, seppur con orari diversi, rimane sempre attorno alle solite azioni. Eppure c’è chi, tra una sessione di allenamento e l’altra, ha trovato spazio per seguire una passione, un progetto, un’idea. C’è chi canta, chi disegna abiti, chi produce caffè, chi apre un ristorante, chi suona. E non sempre è per immagine o per beneficenza, e nemmeno per uno sponsor.

Lo fa perché ne ha bisogno. Per divertirsi, per sentirsi libero, per portare avanti un hobby che lo accompagna da sempre. O semplicemente per ricordarsi che nella vita, ogni tanto, ci si può anche prendere meno sul serio e dar libero sfogo alla vena creativa e divertente che ogni persona ha dentro di sé.

È il caso, oggi, di Jannik Sinner, che ha prestato la propria voce a una canzone di Andrea Bocelli, 'Polvere e gloria' con frasi che, mixate con l’eleganza della voce da tenore di Bocelli, formano un concentrato di stile firmato Italia. Ma è anche il caso di Lorenzo Sonego, che fin da giovane ha sempre avuto la passione per la musica e per il ballo. Nel 2021, insieme al suo amico e cantautore AlterEdo, ha fatto uscire il primo pezzo, 'Un solo secondo', che a oggi conta più di 1,5 milioni di stream su Spotify. Nel 2022 è arrivato 'Swing', nel 2023 'Cielo Aperto', fino ad arrivare a quest’ultimo singolo, 'Mia Madama', uscito nel giugno del 2025.

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Ma, nella storia del tennis, Sinner e Sonego non sono soli. Andiamo a scoprire, tra presente e passato, quei giocatori che, mentre erano ancora in carriera, hanno iniziato a costruire qualcosa di completamente avulso dal loro sport.

Restiamo in tema musica: già nel 2009, Andy Murray e Novak Djokovic, ancora agli inizi delle loro carriere, parteciparono a una canzone rap intitolata 'Autograph', realizzata insieme a Bob e Mike Bryan, gemelli e dominatori del doppio mondiale. Una collaborazione tanto inaspettata quanto divertente, firmata dalla loro “Bryan Bros Band”. Un altro tennista che ha deciso di dare voce alla propria vena artistica è Denis Shapovalov: nel 2020 ha pubblicato il suo primo brano rap, 'Night Train'. Qualche mese dopo è arrivata una collaborazione ancora più curiosa, con il francese Corentin Moutet, anche lui appassionato di musica (sa suonare molto bene il pianoforte, tanto da avere tatuata la chiave di violino sul braccio): Insieme hanno lanciato 'Drip', un duetto rap bilingue, con strofe in inglese e francese. Oltre a questa collaborazione, Moutet ha pubblicato altri brani come '37.5' e 'No Fake'.

Un’altra parentesi musicale, decisamente più leggera e goliardica, fu quella dei 'Backhand Boys'. Nel 2017, Roger Federer, Tommy Haas e Grigor Dimitrov, tre giocatori dotati di elegante rovescio a una mano, realizzarono una cover ironica del brano 'Hard to say I’m sorry' dei Chicago. Anche John McEnroe, icona del tennis del secolo scorso, ha portato la sua grinta sul palco. Durante gli ultimi anni di carriera – e per un po’ anche dopo – ha formato la 'Johnny Smyth Band', dove cantava e suonava la chitarra. Nel 2014 è stato inoltre coinvolto nel brano 'A Plan too far' di Chrissie Hynde, lasciando un ricamo di chitarra nel suo primo album da solista. Un’altra sfumatura di un personaggio che, in campo e fuori, si è divertito e ha fatto divertire.

Extratennis, il secondo lavoro dei pro

Extratennis, il secondo lavoro dei pro

Tra i tennisti con una passione creativa da sempre, Yannick Noah resta uno dei casi più emblematici. Vincitore del Roland Garros nel 1983, il francese aveva già iniziato a suonare e scrivere musica mentre giocava, ma è all’inizio degli anni ‘90 che ha cominciato a lasciato il segno. Dopo il ritiro, la sua carriera musicale ha preso il volo, con singoli di successo come 'Saga Africa' e 'Aux arbres citoyense' e concerti da decine di migliaia di spettatori, come quello allo Stade de France nel 2010 che raggiunse la cifra monstre di 80.000 persone. Noah non ha più lasciato il palco: negli ultimi anni ha continuato a esibirsi regolarmente e ha in programma una fitta lista di concerti programmati per l’estate del 2025 e i primi mesi del 2026.

Cambiando passione e andando verso quella per la moda, al Roland Garros 2025 Taylor Townsend, numero 2 del mondo in doppio, si è presentata in campo con un completo personalizzato firmato “TT”, le sue iniziali. Senza sponsor tecnico e con l’idea che una giocatrice del suo livello meritasse di più, ha deciso di creare qualcosa di suo. Il progetto è ancora in fase iniziale, ma dalle sue parole emerge chiaramente la voglia di trasformare la passione per la moda in una vera e propria identità da portare in campo. Anche Anastasia Pavlyuchenkova ha avuto la stessa idea. All’Australian Open 2025 ha indossato un completo autoprodotto, disegnato interamente da lei. Al Foro Italico di Roma ha rilanciato con un completo total denim ispirato a Serena Williams e Andre Agassi. Un progetto lontano da sponsor e logiche commerciali, nato solo dalla voglia di creare e divertirsi con stile.

Come lontano da logiche di business è l'idea di Andrey Rublev, nome tra i più sensibili e riflessivi del circuito, che ha sentito il bisogno di creare qualcosa che andasse oltre il tennis. Così ha lanciato 'Rublo', un brand di abbigliamento nato dal desiderio di promuovere il messaggio di uguaglianza. Ogni capo è disegnato da lui e l'intero ricavato delle vendite viene donato alla sua fondazione “The Rublo Foundation”, che supporta progetti legati alla salute mentale e ai bambini affetti da malattie rare. Un progetto che unisce creatività e stile. Per Rublev, Rublo non è legato a sponsor o logiche commerciali: è un progetto personale, profondamente sentito, che unisce stile e impegno sociale.

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Le passioni extracampo dei tennisti non si fermano a musica e moda perché c’è anche chi ha scelto di mettere le mani, e il cuore, nel mondo del cibo. È il caso di Novak Djokovic: nel 2009, a Novi Beograd, ha inaugurato il “Novak Café & Restaurant”, un locale che unisce cucina internazionale e atmosfera sportiva. Tra le sale, infatti, si trovano fotografie, racchette, palline da tennis e oggetti simbolici che ripercorrono i momenti più significativi della carriera del campione serbo. L’iniziativa è nata con il supporto di Family Sport, società fondata dalla sua famiglia per promuovere attività sportive e commerciali in Serbia. In occasione dell’apertura, Djokovic e i suoi familiari offrirono pasti gratuiti alle persone in difficoltà. Lo stesso che fa un altro ristorante targato Djokovic, espressamente dedicato a chi ha problemi economici. Nel 2016, Novak ha aperto inoltre con la moglie Jelena un ristorante a Monte-Carlo, chiamato Eqvita. La filosofia? Cucina vegana e biologica, in linea con lo stile di vita che Djokovic segue da anni. Il progetto, seppur attualmente chiuso, ha rappresentato un’estensione coerente del suo modo di vivere, ben oltre il campo da gioco.

Anche Rohan Bopanna, numero 1 del mondo in doppio nel 2024, ha sviluppato un’attività extracampo nella ristorazione, ma legata al caffè. Da anni porta avanti il “Rohan Bopanna’s Master Blend”, una torrefazione artigianale realizzata in collaborazione con The Flying Squirrel, micro roastery di Bangalore. Il caffè proviene direttamente dalla piantagione di famiglia, situata nella regione di Coorg, a sud dell’India, dove Bopanna è cresciuto. Un progetto autentico, radicato nella sua terra, che unisce passione, identità e tradizione. Da Bopanna a Marcelo Arevalo: anche l’attuale numero uno al mondo di doppio ha radici profonde nel panorama del caffè. Originario di una famiglia di coltivatori in El Salvador, ha preso in mano un terreno di famiglia dedicato alla produzione di caffè e ha lanciato il brand “Forty Love Coffee”, aprendo nell’aprile del 2025 il primo locale specialty bar a Madrid, un progetto pensato per valorizzare la cultura e i sapori di El Salvador in Europa.

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Non tutti sanno, inoltre, che una delle più grandi catene di fast food del Sud America è nata grazie a un tennista. Bob Falkenburg, vincitore di Wimbledon nel 1948 e numero 7 al mondo, scomparso nel 2022. Nel 1952, aprì a Rio de Janeiro un piccolo chiosco di gelati e frappè. L’idea gli venne perché sentiva la mancanza dei prodotti statunitensi e decise di ricrearne uno tutto suo. Quel chiosco si chiamava Bob’s, dal suo nome di battesimo, e nel giro di poco tempo cominciò a vendere anche hamburger e milkshake, diventando il primo fast food del paese: oggi Bob’s è uno dei brand più conosciuti in Brasile.

A chiudere questa carrellata, una chicca d’epoca. All’inizio del ’900, Eustace Miles, campione britannico di real tennis, antenato del tennis moderno, e medaglia d’argento alle Olimpiadi del 1908, fu tra i primi sportivi a lanciarsi nella ristorazione. Nel 1906 aprì lo “Eustace Miles Restaurant” a Londra, uno dei primi locali vegetariani del Regno Unito, seguito poi da sedi a Chelsea e Carshalton. Che sia musica, moda, ristorazione o altro, è lì che i campioni trovano un loro equilibrio, un modo per esprimersi e divertirsi fuori dal campo. Perché anche chi vive di sport, spesso, ha bisogno di uscire dalla sua bolla.


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