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Per la prima volta nei Top 20 (best ranking n.18) dopo 2 titoli sulla terra rossa nel 2020, il cileno scoperto da Toni Nadal e già perno della nazionale di Davis ha ancora molti margini di miglioramento, specialmente sulle altre superfici
di Gabriele Ferrara | 29 febbraio 2020
La collaborazione è nata nell’estate del 2018, quando il cileno si aggirava intorno al n.160 Atp senza un allenatore e una struttura dove potersi allenare costantemente nelle settimane in cui non prendeva parte a tornei. Una volta trovata una guida tecnica solida e affidabile, sono arrivati anche i risultati. Alla fine del 2018 ha vinto tre Challenger e raggiunto la finale in un altro. Questi risultati gli hanno dato grande fiducia e lo hanno proiettato al n.84 all’inizio del 2019, per poi esplodere del tutto con la finale di San Paolo e le vittorie di Houston e Monaco di Baviera, che hanno fatto sì che a giugno arrivasse al n.32 ATP.
Garin ha lavorato molto sulla sua solidità, come emerso perfettamente nella finale di Rio contro Mager, in cui ha commesso solamente 7 errori gratuiti.
Per risultare efficace anche sulle superfici più rapide, avrà bisogno di lavorare ancora sulla varietà e sulla continuità, due fattori che peraltro spesso viaggiano insieme e che gli potranno consentire di essere sempre più competitivo e di creare problemi a giocatori potenti – si pensi al dominio subito da Raonic a Melbourne – anche su superfici diverse dalla terra.
Da un punto di vista delle scelte di gioco, si può notare come in questo inizio di stagione il cileno abbia ottenuto molto dal servizio slice da destra, importante per indirizzare subito lo scambio e che prova il 35,4% delle volte vincendo il 79,6% dei punti, mentre cerca la “T” più spesso (57,4%), ricavando tre punti su quattro.
Dall’altra parte del campo lo slice funziona meno bene, dal momento che quando cerca il centro – ovvero il 38,2% delle circostanze – vince il 65,7% dei punti, mentre se tira verso la riga esterna guadagna addirittura l’82,7% dei “15”, senza perdere nemmeno un punto quando deve salvare una palla break.
Con il passare degli anni, poi, Garin ha lavorato molto sulla sua solidità, come emerso perfettamente nella finale di Rio contro Mager, in cui ha commesso solamente 7 errori gratuiti.
D’altra parte, Cristian può ancora migliorare sensibilmente nella transizione offensiva e nella scelta del colpo da seguire a rete, evitando magari di cercarla solo dopo aver provato a colpire la palla con grande potenza, circostanza che a volte può far sì che l’avversario possa appoggiarsi senza grossi problemi per tirare un passante competitivo, stroncando la discesa a rete e approfittando del suo posizionamento non eccezionale.
In ogni caso, la sua capacità di giocare in maniera ‘ordinata’ sta crescendo. Nel match di Melbourne contro Travaglia, Garin ha cercato la rete senza insistenza ma con grande profitto, vincendo 18 punti su 22, oltre ad aver sfruttato moltissimo la potenza del suo dritto, con cui ha prodotto 13 vincenti e soltanto 9 gratuiti.
Un altro aspetto su cui dovrà continuare a progredire è l’efficacia del colpo in uscita dal servizio, essenziale per garantirgli tanti punti senza scambiare molto ed esaltare la sua aggressività.
L'OCCHIO TECNICO: L'ANALISI DEL GIOCO DI CRISTIAN GARIN PER IMMAGINI
In tal senso è dunque interessante analizzare quanto accaduto durante gli ultimi Australian Open. Nel match con Travaglia, quando gli scambi si sono conclusi al terzo scambio con il cileno alla battuta, quest’ultimo ha vinto 21 punti – tutti conquistati con un vincente – perdendone 19, di cui 14 a causa di un errore gratuito.
Nell’incontro di secondo turno contro Raonic, invece, in queste situazioni Garin ha avuto un rendimento peggiore, vincendo 4 punti su 13.
Inoltre, il 23enne di Santiago ha messo a segno 4 vincenti e ha costretto all’errore il canadese con il colpo successivo in altrettante occasioni. Contro Raonic, poi, non ha trovato soluzioni in ribattuta né all’interno dello scambio, faticando non poco anche quando il palleggio si prolungava.
Pur avendo buoni doti difensive, Garin ha ancora bisogno di migliorare sensibilmente nella capacità di non perdere campo contro avversari particolarmente potenti - si pensi a come venne dominato da Wawrinka in occasione della scorsa edizione del Roland Garros 2019 - o abili nel colpire la palla con grande anticipo, come visto in diversi passaggi della finale di Rio contro Mager.