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Zverev, Tsitsipas, Fritz? Dei ragazzi del ‘90 sono più credibili Bublik, Davidovich, Shapovalov e... Berrettini!

Le batoste hanno depresso troppo i candidati più autorevoli all’eredità dei Fab Four. Gli altri vivacchiano o si sono spremuti troppo o aspettano la chiamata giusta  

di | 11 settembre 2025

Zverev saluta il pubblico (Getty Images)

Zverev saluta il pubblico (Getty Images)

Tsitsipas corre e scherza felice in spiaggia, Medvedev cambia staff e spera nel riscatto, Zverev si lecca le ferite come Khachanov, Rublev sta provando – invano – anche la carta Safin, Paul non riesce a sentirsi big, Bublik, Davidovich Fokina, Shapovalov e Dimitrov vivono di alti e bassi ugualmente violenti, il gruppetto di Sonego, Griekspoor, Norrie, Munar, Muller, Bonzi e Popyrin nicchia nel limbo, Rinderknech e Berrettini aspettano l’occasione, Ruud e de Minaur si sono auto-elisi, Thompson, Humbert, Moutet e Struff fanno da guastafeste e poco più, con Cerundolo, Borges e Giron.

I ragazzi del ’90 sono lo zoccolo duro del tennis ATP Tour, ma sembrano sempre più una generazione perduta. Aggrappata agli evanescenti yankees, Fritz e Tiafoe, e superati dai ragazzini terribili del 2000, da Sinner ad Alcaraz, a Musetti, Shelton e compagnia. Ma su chi scommettere almeno per un’impennata d’orgoglio dopo tante promesse e troppe delusioni?

Un bel primo piano di Stefanos Tsitsipas (foto Getty Images)

Un bel primo piano di Stefanos Tsitsipas (foto Getty Images)

EREDI DEI FAB FOUR

Il potere logora chi non ce l’ha, insieme alle false – e premature - etichette. Perciò oggi, i più promettenti fra gli eredi del Fab Four, e quindi Zverev e Tsitsipas, insieme al più gratificato Medvedev, a mai sbocciati fiori degli Slam, Rublev e De Minaur, e allo spompato Ruud, sembrano tagliati fuori da nuove soddisfazioni di altissimo profilo. Mentre i colpi rimasti in canna durante la lunga e sofferta maturazione umana e professionale, suggerirebbero piuttosto qualche graffio importante dai talenti sopraffini.

A cominciare da Dimitrov, rilanciato proprio dagli infortuni che gli fanno pensare di poter dire ancora qualcosa ad alto livello. Per continuare con Bublik, stoppato sì, e bruscamente, ma solo da Sinner e sul cemento USA che non gli ha mai sorriso, epperò mai così determinato, costante e concreto nel suo gioco-champagne che, da qui a fine anno, può tornare a produrre le bollicine che ha fatto sulla terra rossa anche sui campi indoor più veloci di Asia ed Europa. Per proseguire con i suoi consimili, Davidovich Fokina e Shapovalov che, in attesa della prossima smentita, necessitano solo di un ultimo giro di vite qua e là per guadagnarsi qualche pole position.

Grigor Dimitrov (foto FITP)

Grigor Dimitrov (foto FITP)

TALENTO & PRESSIONI

Per gli yankees gli US Open sono impegnativi assai, fra aspettative e perplessità e confronti con un passato troppo illustre e suggestioni di un pubblico troppo imponente, fino a diventare schiacciante. E dopo la batosta della finale di 12 mesi fa, Fritz ha confermato di essere all’esatta antitesi di Novak Djokovic nella incapacità di trovare soluzioni a fronte di un potenziale da grandissimi successi. Come Zverev, senza le attenuanti fisiche del tedesco, Taylor ha talmente tanta potenza che potrà sicuramente lasciare il segno qua e là, ma potrebbe anche rimanere talmente deluso dai suoi limiti di personalità da perdersi anche le occasioni lontane dagli Slam. E scadere nella delusione e quindi  in certi atteggiamenti di sconforto che caratterizzano l’amico Tiafoe. Come succede anche a Rublev. 

Così come tante sono le perplessità sulle reali possibilità di rilancio psico-fisiche e tecniche di Tsitsipas e Medvedev. Anche se, ovviamente, il tennis tutto tifa per un ritorno di personaggi così diversi e caratteristici. Troveranno nuovi stimoli dopo tante batoste e facendo il paragone con i battistrada che tengono un ritmo ormai insostenibile?

L’orgoglio depresso del campione può diventare un boomerang imparabile. Così come, nel caso di Matteo Berrettini, che si ripresenta in Cina dopo tanti dubbi e ripensamenti e stop, può riaccendersi e divampare come ai tempi belli. Anzi, di più. “Alla ricerca del tempo perduto”, uno di quei libri che il sensibile ragazzo romano del ’96 conosce benissimo.

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