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Zverev, dalla lotta al diabete al "tabù Slam": Se continuo a migliorare, posso farcela"

All'argentino "Clarin", il n. 2 al mondo ha parlato a cuore aperto: "Sei bambini si sentono più a loro agio perché sanno che gioco nonostante il diabete di tipo 1, questo mi rende orgoglioso"

di | 10 febbraio 2025

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La forza mentale, il pentimento per aver detto di non essere “abbastanza bravo” dopo la finale persa all’Australian Open e – ultimo ma non meno importante – la responsabilità che sente, anche verso gli altri, nell’essere uno sportivo di altissimo livello pur dovendo convivere sin dall’età di 4 anni.

Alexander Zverev farà mercoledì il suo debutto nella tournée sudamericana, che per lui parte dall’IEB+ Argentina Open (ATP 250 sulla terra battuta in scena a Buenos Aires con un montepremi di 688.985 dollari) insieme agli azzurri Lorenzo Musetti (testa di serie n. 3), Luciano Darderi (n. 59 al mondo) e al qualificato Francesco Passaro (n. 92).

Al sito argentino della testata Clarin, così, il n. 2 ATP ha regalato un’intervista a cuore aperto, affrontando i temi che più catturano l’attenzione del pubblico quando oramai si parla di lui. Su tutti, come detto, la lotta contro il diabete e il suo tabù dopo tre finali perse, gli Slam. “Sono molto felice di essere qui per la prima volta in veste ufficiale – ha detto -. Sono arrivato qui con Roger (Federer) cinque anni fa (per un’esibizione da record) e mi sono divertito molto. Spero che sarà una settimana molto divertente per tutti”.

Non esattamente parole di circostanza, se si pensa al suo background familiare: papà Alexander Sr., nel Buenos Aires Lawn Tennis Club in cui si svolge il torneo, aveva già giocato tanti anni fa in Coppa Davis (rappresentando la Russia). E in una famiglia in cui anche la mamma e il fratello del giovane Alexander, Mischa, vivono di tennis, il suo destino non poteva che essere quello, anche a dispetto della diagnosi, in età infantile.

“Iniziare a giocare a tennis è stata forse la mia sfida più grande. Quando avevo quattro anni non sapevo cosa significasse, sapevo che dovevo controllarmi continuamente, ma non capivo il perché. Penso che per i miei genitori sia stato più difficile, perché è stato uno shock enorme. Ma sono stata fortunata, perché mia madre è prima di tutto molto testarda e, quando i dottori le hanno sconsigliato che io giocassi, ha risposto in maniera secca: ‘No, questo è il suo sogno e lo realizzerà’”.

Zverev colpisce un diritto (Getty Images)

Zverev colpisce un diritto (Getty Images)

“Sono sempre stato un po' insicuro riguardo alla mia malattia e volevo nasconderla – ha proseguito -. Se oggi alcuni bambini si sentono più a loro agio perché sanno che gioco e che sono diabetico, o perché mi vedono fare le iniezioni in campo, questo mi rende orgoglioso. E questo mi dà un'altra ragione e un'altra motivazione per continuare a fare quello che sto facendo”.

Compresa la missione intrapresa con la sua fondazione, avviata nel 2022 (quando ha rivelato al mondo la sua diagnosi): fornire attrezzature per i test a chi vive nei paesi meno sviluppati. “Penso che sia una malattia di cui non si parla molto, perché nei paesi ricchi vivere con il diabete non è un grosso problema, dal momento che si hanno i farmaci necessari”.

Australian Open, il best of del 2025

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Sulla questione Slam, invece, è stato invece molto più breve, ma ugualmente risoluto: “Ho perso in tre set e dopo una finale così (quella contro Sinner all’Australian Open) escono fuori tante emozioni e a volte dico cose di cui mi pento. Mi pento di aver detto che non sono abbastanza bravo. Penso di essere abbastanza bravo da vincere i tornei del Grande Slam e raggiungere il primo posto, se continuo a migliorare. Questa è la mia mentalità”.

Un approccio che si lega anche a tutto quello accadutogli negli ultimi anni, tra difficoltà in campo (probabilmente anche riferendosi al pesante infortunio alla caviglia del 2022) e problemi personali: “Alla fine, ognuno deve capire come gestire la situazione. Ognuno deve trovare il proprio modo per affrontare le diverse situazioni. Per alcuni sarà uno psicologo sportivo, per altri la meditazione, per altri ancora la natura. Ma ognuno deve capire come gestirla. Ci ho messo alcuni anni, ma ora sono sulla strada giusta e spero di continuare così”.


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