Jannik Sinner tornerà agli Internazionali BNL d'Italia rigenerato nella mente e nel fisico, come hanno spiegato coach Simone Vagnozzi e il preparatore Marco Panichi. Ecco cosa ci possiamo attendere e dove può ancora migliorare
di Alessandro Mastroluca | 22 aprile 2025
Tre mesi per rigenerarsi, riscoprirsi, per affinate quel fisico forte e flessibile insieme in modo da prepararlo alle prossime sfide. Tre mesi per mettere a punto ogni dettaglio in vista del ritorno in campo agli Internazionali BNL d'Italia. Che Sinner vedremo al Foro? Cosa aspettarci dal suo ritorno in campo?
Primo italiano a giocare il torneo di casa a Roma da numero 1 del mondo, Sinner ha avuto l'occasione in questo periodo di stop lavorare sui dettagli. E qualcosa da migliorare c'è ancora. "Quando l'ho conosciuto era un ottimo giocatore con poca visione tattica. Oggi ce l'ha, ha migliorato il servizio e la discesa verso rete. Può lavorare ancora su alcune variazioni sulla terra e diventare più sicuro quando scende a rete" ha spiegato il coach Simone Vagnozzi a Repubblica.
Lo spirito di adattamento, pre-requisito del successo per ogni tennista che ogni settimana si ritrova a giocare su superfici diverse, con palline diverse, in nazioni e non di rado continenti diversi, ha rappresentato uno dei principali atout dell'altoatesino. Il suo talento più straordinario, ha spiegato al Corriere della Sera Marco Panichi, entrato nel suo team dopo più di un lustro al fianco di Novak Djokovic, il campione con più Slam, più Masters 1000 e più settimane da numero 1 all'attivo, "è la gestione delle situazioni, che sia un allenamento o una partita tesissima: ha una calma operativa, nei momenti che contano, rara. Mente e fisico sono un sistema integrato: quando uno lo tira giù, l'altro lo spinge in su. Sa usare le emozioni come fonte di energia".
Questo gli consente, ad esempio, di adattare uno dei fondamentali che più possono invertire le sorti delle partite e dei tornei nel tennis moderno, la risposta. L'efficacia dipende dalla posizione e da una corretta lettura della situazione, dalla coordinazione visuo-motoria che ti permette di essere nel posto giusto con una frazione di secondo di anticipo.
Il tennis ha attraversato scuole di pensiero diverse: gli specialisti spagnoli e sudamericani della terra battuta si mettevano sui teloni; Agassi invece faceva la differenza con la compattezza frenetica dei gesti e l'anticipo con i piedi sulla riga, così ha avviato una rivoluzione seguita in forme diverse da campioni come Hewitt, Davydenko, Djokovic. Proprio al serbo l'ha accostato Vagnozzi. "Penso che la sua sia un'evoluzione del gioco di Djokovic. Mi sembra che si difenda come Nole ma che riesca a essere più aggressivo rispetto a lui" ha detto nella già citata intervista.

Sinner e la terra, la storia
In un tennis sempre più veloce, in cui la pallina impiega sempre meno tempo per viaggiare da un capo all'altro del campo, e gli scambi sono in media sempre più brevi, sapere dove posizionarsi per iniziare il gioco significa già predisporsi a prendere il controllo. Anche partendo dalla risposta, il colpo di reazione per definizione. Sinner, come i campioni di oggi, è in grado di controllare lo scambio anche allontanandosi dalla riga.

Un fattore che soprattutto sulla terra può rappresentare un elevato vantaggio competitivo, come dimostrano le recenti prestazioni di Carlos Alcaraz, campione a Monte-Carlo, e di Stefanos Tsitsipas a Barcellona contro un "big server" come Reilly Opelka, 211 centimetri di martellante potenza al servizio.
As promised, Check out @carlosalcaraz's electrifying return game at the Monte Carlo Masters! ????
— Tennis Insights (@tennis_insights) April 14, 2025
Starting further back in the court allowed him to unlock tasty stats ??#TennisInsights | @atptour | @ROLEXMCMASTERS pic.twitter.com/eqckHJTI39