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Il n. 9 al mondo ha raccontato i sei mesi più duri della sua carriera al "Guardian": Dopo Wimbledon prendevo anti-depressivi, ma poi uno psicologo mi ha aiutato". E anche l'ottimo rapporto con Safin e Medvedev ha fatto la differenza
12 gennaio 2025
"Puoi avere tutto nella vita, una famiglia e una relazione sana, tutte le cose materiali, ma se c'è qualcosa che ti sta succedendo e che non vuoi vedere, non sarai mai felice. Se ne prendi coscienza e lo accetti, ti sentirai sempre meglio". Si può riassumere così l’intervista a cuore aperto che Andrey Rublev (n. 9 ATP) ha rilasciato al “Guardian” parlando dei problemi attraversati negli ultimi sei mesi e di come oggi stia provando a trovare un nuovo equilibrio interiore, come essere umano prima ancora che come atleta.
Tutto è cominciato dopo la sconfitta al primo turno di Wimbledon, lo scorso luglio, contro il n. 122 ATP Francisco Comesana. "Quello è stato il momento peggiore che ho affrontato per me stesso. Non riguardava il tennis. In quel momento non capivo che senso avesse vivere.I pensieri nella mia testa mi stavano solo uccidendo, creando molta ansia, e non riuscivo più a gestire la situazione”, ha detto.
Un momento di depressione sul quale non mente più, né a sé stesso e né agli altri: “So che gli anti-depressivi aiutano molte persone, ma con me sentivo che nulla stesse funzionando, quindi mi sono detto di smettere”.
Il ragazzo di Mosca, però, non è rimasto solo. Ha avuto la famiglia al proprio fianco, nonostante faticasse ad aprirsi, ma anche due connazionali e campioni Slam come Marat Safin e Daniil Medvedev: “Ho iniziato a parlare con Marat e mi ha fatto capire tante cose. Poi ho iniziato a lavorare con uno psicologo".
"Ho imparato molto su me stesso e ora non provo più quella folle ansia e stress di non capire cosa fare della mia vita. Ho avuto anche quell'intervento d'urgenza al mio testicolo, e ho capito che i problemi mentali possono sfociare in problemi di salute".
“A Daniil, invece, chiedevo come fosse riuscito a cambiare perché, quando era junior, era un po’ ingestibile anche lui. Ma quando vinceva e giocava le finali importanti in modo super costante, era super calmo. Tutto torna all'essere onesti con sé stessi. Quando qualcosa ti innesca e ti rende emotivo, aggressivo o stressato, è qualcosa di profondo dentro che non accetti. Una volta che sei onesto, cambia tutto. E forse – ha continuato – ora sono più gentile con me stesso”.
Con questa “metamorfosi”, cambiano anche le prospettive della propria carriera, per il russo (che compete ancora senza bandiera sul circuito): "Non mentirò e non dirò che non voglio vincere uno Slam. Questo è il sogno da quando ero bambino e farò del mio meglio per provarci. Ma se vincessi uno Slam, la mia vita non cambierebbe. Sarei sollevato e soddisfatto, ma non cambierebbe molto”.
Anzi, ora Rublev sembra guarda con soddisfazione anche a quanto fatto finora, mentre in passato, avrebbe probabilmente visto il proverbiale “bicchiere mezzo vuoto”. "Devo riconoscermi un merito per essere rimasto in Top-10, giocando bene, nonostante uno stato mentale davvero difficile”. Nel 2024, d’altronde, ha vinto il Masters 1000 di Madrid ed è stato l’unico a riuscire a battere sia Jannik Sinner (a Montreal) che Carlos Alcaraz (proprio in Spagna). “Ora, se mi migliorerò da quel punto di vista, spero di giocare meglio".
La stagione 2025 non è iniziata nel migliore dei modi: ad Hong Kong, dove difendeva il titolo, ha perso all’esordio per mano di Fabian Marozsan, scendendo così all’attuale 9a posizione nel ranking. Ma l’approccio non cambia: "Sono super-eccitato per la stagione perché mi sento molto meglio rispetto a sei mesi fa. Sono emozionato per quello che può portare, soprattutto perché ora capisco come può influenzare il mio tennis".
Il sorteggio dell’Australian Open, in fondo, gli impone di farsi trovare subito pronto, e non solo provare a difendere il quarto di finale raggiunto lo scorso anno: al debutto, infatti, se la vedrà col diciottenne Joao Fonseca, campione delle ultime NextGen ATP Finals e forte di un parziale di 8-0 nel nuovo anno.
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