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Navratilova attacca la WADA: "Sinner non ha barato, il sistema è marcio"

"I casi di Sinner e Swiatek non hanno nulla a che fare con il doping" ha detto Navratilova

13 gennaio 2025

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"Il sistema va fatto saltare in aria, dobbiamo ricominciare da zero". Non usa certo parole felpate Martina Navratilova, la tennista più titolata di sempre, nel commentare la vicenda che riguarda Jannik Sinner. Il numero 1 del mondo attende il giudizio del Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna dopo il ricorso della WADA contro la sua assoluzione in primo grado per la positività al Clostebol. L'udienza è fissata per il 16-17 aprile.

I casi di Sinner e Swiatek, che ha accettato una sospensione di un mese resa nota solo a posteriori per positività dovuta a un blister contaminato di un farmaco alla melatonina, "non hanno nulla a che fare con il doping. Invece di provare a trovare chi imbroglia, ci concentriamo su creme da massaggio o su una pillola per dormire, presa per cinque anni e che ora è risultata contaminata” ha detto Navratilova.

"Ormai il concetto è che gli atleti siano colpevoli finché non dimostrano la loro innocenza. Sinner pensava che il suo caso fosse concluso e ora si trova a fare i conti con un appello. Ma perché?" ha concluso Navratilova.

L'esordio di Sinner a Melbourne

L'esordio di Sinner a Melbourne

La sua decisa presa di posizione arriva dopo l'ultimo capitolo della guerra sempre meno fredda tra l'agenzia antidoping statunitense, la USADA, e la WADA. Gli Stati Uniti hanno infatti bloccato il pagamento della quota annuale di 3,6 milioni di dollari alla Wada. Il motivo del contendere è l'autorizzazione che l'agenzia ha concesso nel 2021 a 23 nuotatori cinesi per partecipare alle Olimpiadi di Tokyo: sei mesi prima dei Giochi, gli atleti risultarono positivi ad una sostanza dopante ma furono assolti per "contaminazione accidentale" e parteciparono così ai Giochi.

La WADA a luglio ha sottolineato come una indagine esterna aveva certificato il buon operato della Agenzia "nel caso che coinvolgeva i nuotatori cinesi".

Ma la conclusione non ha convinto l'USADA. "Purtroppo, gli attuali vertici della WADA non hanno lasciato agli Stati Uniti altra opzione, in quanto non sono riusciti a soddisfare diverse richieste molto ragionevoli, come un audit indipendente sulle operazioni della Wada, per raggiungere la trasparenza e la responsabilità necessaria per garantire che la Wada sia adatta allo scopo di proteggere gli atleti," ha dichiarato il CEO Travis Tygart.

L'agenzia USA ha potuto prendere questa posizione perché nel 2020, sotto la prima presidenza di Donald Trump, il Congresso ha approvato una legge che permette all'agenzia statunitense di non pagare le proprie quote alla WADA. Il ritorno di Trump alla Casa Bianca e la preannunciata politica ostile nei confronti della Cina lasciano intendere che non ci saranno ripensamenti.


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