Nelle sei partite in Florida, il giocatore ceco ha migliorato tutti le proprie percentuali al servizio, sopratuttto sulla prima. Diego Nargiso, a Tennis Talk, si è detto impressionato dal suo livello: "È simile a Berdych, ma sa gestire meglio il gioco a rete"
di Samuele Diodato | 04 aprile 2025
“Il lavoro è ciò che ti porta a giocare bene i punti importanti”, parola di Paolo Lorenzi. L’ex n. 33 ATP, nell’ultima puntata di Tennis Talk insieme a Vincenzo Santopadre e Diego Nargiso, ha parlato così della nuova stella nata al Miami Open, quella di Jakub Mensik, che aveva iniziato il torneo da n. 54 (meditando addirittura sulla possibilità di ritirarsi per un problema al ginocchio) e settimane può coccolarsi il primo trofeo della sua carriera, un Masters 1000 che gli ha consentito un balzo fino alla posizione n. 24.
“L'anno scorso a Miami l’ho visto contro Nardi in qualificazioni, e pensare insomma vederlo l'anno successivo alzare il trofeo in finale contro Djokovic era difficile. Questo testimonia i miglioramenti che ha fatto, perché già un anno fa si vedeva che comunque serviva bene, che spingeva molto bene con il rovescio, che aveva delle qualità – ha continuato Lorenzi -. Però tra il fare quello e il vincere il torneo c’è nel mezzo tantissimo lavoro. Guardiamo quello che ha fatto: ha vinto due tie-break contro Draper, quelli contro Fritz, e quelli contro Djokovic. Secondo me non è un caso, non sono solo qualità mentali ma anche il fatto che è un giovane che ha lavorato molto, si sente migliorato. Poi arrivi nei momenti importanti e fai quello per cui ha lavorato durante l'anno”.

“Ha dimostrato coraggio in tutto il torneo”, ha continuato Santopadre, ex coach di Matteo Berrettini oggi nello staff di Luca Van Assche. “È migliorato tantissimo e si è preso i suoi rischi in campo, e anche a fine match con quella con quella firma”. Sulla telecamera, infatti, il diciannovenne di Prostejov aveva scritto “First of many”, “il primo di tanti”, un auspicio ad una carriera piena di trofei e “segno della sua personalità, della fiducia nei propri mezzi”, anche a costo di sembrare un po’ presuntuosi.
I miglioramenti erano visibili agli occhi degli esperti, ma – proprio per la loro enorme portata – anche agli occhi degli spettatori più abituati. I numeri forniti da Tennis Data Innovations ed elaborati da Tennis Viz mostrano d’altronde una differenza nettissima tra il suo rendimento medio nell’ultimo anno e quello di Miami, in particolar modo per quanto riguarda il servizio.
How good has Mensik's serve been in Miami...that good ????
— Tennis Insights (@tennis_insights) March 29, 2025
Some of @mensik_jakub_ excellent serving ?? (tour avg.):
Aces per match 19 (5)
1st in 69% (63%)
1st speed 129 mph (119 mph)
1st accuracy 48 cm (58… pic.twitter.com/qc4OQOlsGQ