

Schiacciati dal Fab Four e ora dai Fab Two, Alcaraz e Sinner, i figli delle Next Gen Finals non trovano un posto al sole negli Slam. Daniiil rilancia la sfida per strappare qualche briciola come fecero Del Potro, Cilic e Wawrinka, ma il tempo passa e incalzano i giovanissimi
di Vincenzo Martucci | 11 giugno 2025
Nei giorni del duopolio Alcaraz-Sinner, all’indomani dell’epica finale del Roland Garros, sulla scia degli ultimi 6 Majors tutti appannaggio dell’erede di Rafa Nadal e del Profeta dai capelli rossi, non è facile essere della generazione di mezzo, quella del ’90, che doveva dominare ed è rimasta invece schiacciata, delusa e frustrata, fra i Fab Four e i Fab Two. Parliamo di Sascha Zverev, classe 1997, numero 3 del mondo, dei coetanei Taylor Fritz, 7 ATP, e Tommy Paul, 8, di Daniil Medvedev, del ’96, sceso all’11, dei classe ’98, Frances Tiafoe (13), Casper Ruud (16), degli ex ragazzi del ’97, Andrey Rublev (15) e del ’99, Alex de Minaur (10).
Di questi solo il Kraken russo, Medvedev, dai lunghi tentacoli e dal gioco da giocatore di scacchi da fondocampo è riuscito a strappare al formidabile trio Federer-Nadal-Djokovic almeno un Major, agli US Open 2012, sgambettando Nole I di Serbia all’ultimo ostacolo del Grande Slam, pur perdendo ben 3 finali agli Australian Open. Daniil è anche salito al numero 1 del mondo, ma poi, in coincidenza con l’ascesa di Sinner, dopo aver battuto l’altoatesino 6 volte su 6, ci ha perso 8 volte su 9, smarrendo in parallelo tutte le sue sicurezze, scadendo clamorosamente in classifica e lasciando proprio al primo numero 1 mondiale italiano il ruolo di protagonista nei grandi tornei.
A Parigi, nello Slam meno propizio, dove è arrivato al massimo ai quarti nel 2021, il russo, nato sulle superfici veloci indoor, s’è però ribellato al destino che lo vuole relegato ormai al ruolo di caratterrista nel grande film del tennis d’èlite. E al convegno organizzato dal suo sport di sempre, ha dichiarato con franchezza, serenità ed ottimismo.
“Così è lo sport, succede in tutte le discipline. Prendi noi della generazione degli anni 90: siamo molto forti, tanto che almeno 6 di quelli che hanno giocato con me le Next Gen Finals sono entrati fra i top 10, io, Rublev, Chung, che ha avuto sfortuna con tanti infortuni… Ma poi lo sport è così: la realtà è che Roger, Rafa, Novak, Andy erano dei mostri di una generazione che ha dominato, lasciando agli altri appena qualcosina, a Juan Martin (del Potro), Marin (Cilic) e a Stan (Wawrinka). Siamo arrivati noi del ’90, che siamo forti ma non abbastanza bravi quanto Federer, Nadal, Djokovic o Murray, e nemmeno quanto Sinner e Alcaraz. Almeno per ora. Questa è la realtà, non è grave, è la vita è lo sport. Ma sono ugualmente sicuro che la nostra generazione vincerà almeno altri uno, due, almeno tre, titoli del Grande Slam. Di più non sarà facile con questi più giovani che sono così forti” ha detto.
Sinner vs Medvedev, la storia
Non sarà facile, non sarà affatto facile strappare qualche Slam alla premiata ditta Alcaraz & Sinner, ma il tennis è bello perché è vario - anzi, come sottolinea sempre Jannik: “Tutto può succedere, tutto può cambiare da un momento all’altro, anche nella stessa partita” - ed è quindi legittimo che Medvedev nutra ancora importanti aspirazioni di successo a livello più alto.
Ma come ipotizzare un rilancio di Zverev, dopo che ha perso tre finali Slam, a Melbourne, Parigi e Wimbledon, in tre epoche diverse della carriera, e adesso che aveva nuovamente rialzato la testa ha subito un’altra dura lezione al Roland Garros da parte di un Djokovic pur sul viale del tramonto? Il tedesco sembra demoralizzato, tecnicamente e tatticamente impotente nel tener botta al tennis iper-veloce e completo dei due diavoli al comando. Aggravato anche dalla spada di Damocle del diabete. Fritz non s’è ancora ripreso dalla netta sconfitta con Sinner nella finale degli ultimi US Open, quest’anno non ha mai vinto né primeggiato, non dà segnali di reazione e si aggrappa al servizio e all’erba come un naufrago a una corda. Anzi, sembra peggiorato. A cominciare dalle motivazioni.
Paul, appena ha fatto il salto di qualità che aspettava da sempre, ha denunciato limiti di potenza e personalità davvero importanti che lo limitano troppo nel dare continuità alle prestazioni. Figurarsi nelle maratone Slam.
Tiafoe, dopo la lunga e laboriosa scalata anche sociale, dà la sensazione di accontentarsi di quel che ha raggiunto. E del resto non ha saputo crescere davvero e di colmare i limiti di durata e di varietà tattica.
Ruud, dopo le due finali del Roland Garros e la su annata d’oro con anche la finale al Masters e la conquista del numero 2 della classifica, s’è prosciugato di energie psicofisiche di quell’immane sforzo e non ha margini di progresso, né vie di fuga contro i due satanassi Alcaraz e Sinner. Almeno lui le finali Slam le ha viste e toccate, perché per bum bum Rublev e il clone di Hewitt, de Minaur, quelle, le massime ribalte del tennis restano un miraggio.
Chi degli ex ragazzi del ’90 può, davvero, ancora svoltare? Diremmo solo Fritz, se trovasse le sue due settimane da sogno di servizio e quindi riprendesse coraggio. Ma sarà durissima, quasi impossibile. Anche perché, dietro, incalzano Mensik, Fonseca e un nugolo di 17enni da paura.
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