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Jodar, la nuova speranza "roja" tra tennis e... libri

Rafael Jodar, classe 2006, sarà uno degli otto protagonisti alle Next Gen ATP Finals. Nel 2025 ha vinto tre Challenger pur continuando il suo percorso di studi con l'University of Virginia, e a Jeddah potrebbe rincontrare Landaluce in un derby tutto madrileno

di | 12 dicembre 2025

L'esultanza di Rafael Jodar (Getty Images)

L'esultanza di Rafael Jodar (Getty Images)

Se i due statunitensi, Nishesh Basavareddy e Learner Ten, si era già visti lo scorso anno alle Next Gen ATP Finals, questa volta a gennaio ci saranno anche due spagnoli, rigorosamente esordienti, a pareggiare i conti con loro. Si tratta dei madrileni classe 2006 Martin Landaluce e Rafael Jodar.

Mentre il primo si è già visto più volte sul circuito, con l’esordio ufficiale che risale al 2022, la vera novità è però Jodar (n.168 al mondo), che in Arabia Saudita sarà testa di serie n.7, ma che in realtà non ha ancora mai giocato un match sul circuito maggiore. I più attenti lo conoscono sin da quando nel 2024 si è aggiudicato lo US Open juniores (esattamente come Landaluce due anni prima), ma l’iberico si è spinto forse anche oltre le sue stesse aspettative.

A marzo era fuori dai primi 900 del mondo, ma tra agosto ed ottobre si è aggiudicato ben tre Challenger (Hersonissos, Lincoln e Charlottesville). Dall'alto dei suoi 190 centimetri, può contare su un buon servizio e su un dritto che è già pronto a portarlo in alto. In Spagna, nella storia, solo altri due connazionali hanno vinto tre Challenger da teenager, Nicolas Almagro (ex n.9 ATP) e Carlos Alcaraz. I suoi titoli sono arrivati tutti e tre sul cemento, e due di questi negli Stati Uniti, ai quali è particolarmente legato nonostante la bandiera spagnolo. Figlio di due insegnanti, ha iniziato a praticare sport nel garage di casa a Leganes (e poi al Club de Tenis Chamartin), ma dopo il trionfo a Flushing Meadows ha ceduto alle lusinghe dell’University of Virginia.

Così, ora, Jodar si divide tennis e studio. A 12 anni, per il tennis ha dovuto lasciare il calcio, ma ai libri non vuole rinunciare: “I miei genitori – ha spiegato all’ATP – hanno sempre dato priorità allo studio, e io ho fatto lo stesso, perché so che sono importanti per lo sviluppo come persona”.

Ha fatto i compiti, dopo aver battuto Martin Damm in finale a Lincoln, perché “è bene non pensare al tennis tutto il giorno”, dice, con la maturità che non sempre si riconosce a quelli della sua età. “Quando ho un po' di tempo libero, lavoro un po' per recuperare il materiale che loro preparano durante le settimane in cui sono assente”.

Guai comunque a pensare che a tennis non sia bravo: in Virginia hanno investito su di lui, e lui è già stato nominato “rookie dell’anno” per l’ITA (l’associazione del tennis inter-collegiale americano). Un’ascesa rapida che gli ha reso “morbido” l’impatto con i Challenger, tanto da aprirgli la strada per le Next Gen ATP Finals, un obiettivo impensabile a qualche mese fa: “Non avevo detto di essere nono nella Race – ha detto dopo il successo a Lincoln. Se mi qualificassi sarebbe una grande opportunità per affrontare giocatori di alto livello”.

A Jeddah era comunque già stato nel 2024 in qualità di sparring partner, con l’occasione di incontrare anche il suo più grande idolo, Rafael Nadal: “Ho realizzato che sapeva perfettamente della mia vittoria allo US Open juniores, è un’ispirazione ed è uno dei più grandi sportivi spagnoli di sempre”.

Ritroverà anche Landaluce, che conosce dai tempi di Chamartin e definisce un “buon amico”. Perché da loro passa il futuro del tennis spagnolo, e a proposito di futuro, anche Jodar dovrà presto decidere se concentrarsi sul tennis, con la possibilità di tentare l’assalto alla Top 100 nel 2026, o se restare in Virginia per continuare un percorso da un lato graduale tennisticamente, dall’altro, sui libri, molto appagante dal punto di visto personale.

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