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Con Delgado Draper completa il suo staff per il 2026

Il britannico, che ha già chiuso anzitempo la sua stagione, si è legato a Jamie Delgado, ex tecnico di Andy Murray e recentemente al fianco di Dimitrov

13 ottobre 2025

Jamie Delgado (Getty)

Jamie Delgado (Getty)

"Il tennis è uno sport duro da praticare, per farlo a un livello accettabile devi averci giocato sin da piccolo e aver trascorso in campo un bel po' di ore". Parola di Jamie Delgado, coach britannico recentemente separatosi da Grigor Dimitrov, con cui dopo tre anni di collaborazione era riuscito nell'impresa di far rientrare il bulgaro in top10, e che da pochi giorni è stato ufficializzato come il nuovo allenatore del connazionale Jack Draper. Prossimo ai 50 anni e nativo di Birmingham, Delgado vanta un best ranking in carriera da n.57 del mondo. Decisamente più prestigiosa la sua carriera da coach, attività che dapprincipio lo ha visto collaborare con il francese Gilles Muller, per poi legarsi a Andy Murray (2016-2021) e Denis Shapovalov. Al box di Draper Delgado ritroverà due vecchie conoscenze con cui aveva già lavorato in passato durante la collaborazione con l'ex n.1 del mondo: il preparatore atletico Matt Little e il fisioterapista Shane Annnum. Del team continuerà comunque a far parte anche lo storico coach James Trotman che, stando a quanto riportato dal Times, "resterà coinvolto" nella gestione e nelle decisioni pur non seguendo più l'ex n.4 del mondo costantemente in trasferta. Per Draper si tratterà del secondo tentativo di una collaborazione a due dopo il tentativo dell'anno scorso fa fatto con Wayne Ferreira presto accantonato. 

Infortunatosi al braccio sinistro nelle scorse settimane, Draper ha annunciato di aver chiuso anzitempo la sua stagione indicando nell'esibizione londinese "Ultimate Tennis Showdown" (5-7/12) il primo test per verificare sensazioni e livello e da lì rifinire la sua preparazione in vista del primo Slam stagionale di Melbourne. Restio alle interviste e personalità dal low profile, Delgado in passato non ha esitato a prendere posizione su questioni delicate quali l'introduzione del coaching, una regola "sulla quale non sono assolutamente d'accordo", disse allora al portale Tennis365, "ho sempre avuto la sensazione che un tennista debba cavarsela da sé".

Draper, che lo scorso marzo ha fatto per la prima volta il suo ingresso in top10, non ha ovviamente ancora estratto tutto il suo potenziale e molto potrà contribuire alla sua piena realizzazione l'abitudine che dimostrerà di avere nella gestione mentale del gioco. Un aspetto, quest'ultimo, che Delgado ha definito "importantissimo", specificando come "a questi livelli sono tutti ottimi giocatori con i loro punti di forza e le loro debolezze e tutto si decide dal punto di vista mentale". 

Nella medesima intervista, il quarantottenne britannico ha ancora aggiunto come "la pressione, un calo di fiducia, l'esser distanti dalle proprie famiglie, le aspettative di amici e familiari sono tutti aspetti che possono buttarli giù quando vissuti in un momento di pessimi risultati". Per questo, ha sottolineato, "il ruolo di un coach è quello di essere lì in quei momenti e fare del proprio meglio per aiutarli in questi momenti. E' un puzzle in costante definizione e portarlo a termine mentalmente è molto dura, per questo è importante circondarsi da persone di cui puoi fidarti e che abbiano le giuste intenzioni". Verificarne la bontà e l'intesa è ormai solo una questione di tempo.

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