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Indian Wells, Draper: "Miglioro, maturo, ma non è ancora il momento per pensarci"

Il britannico continua a stupire e dopo Fritz elimina anche Shelton: "Ma la partita più importante è sempre la prossima". Che per lui sarà anche la prima semifinale in carriera in un Masters1000, nonché quinto faccia a faccia con Alcaraz: "Un'occasione per dimostrare quel che so fare"

14 marzo 2025

Jack Draper (Getty)

Jack Draper (Getty)

Alla terza partecipazione al BNP Paribas Open di Indian Wells, Jack Draper, presente in tabellone come testa di serie n.13, giocherà la sua prima semifinale in California, nonché prima della carriera in un Masters1000. Il britannico ha infatti battuto a sorpresa l'americano Ben Shelton (n.11 del seeding) al termine di un match durato due set e da lui condotto con la maturità di un veterano: "Il mio tennis sta migliorando di pari passo con l'esperienza che sto maturando a questi livelli e oggi sto ottenendo anche più vittorie contro dei top players come Ben: era un avversario tosto, c'erano condizioni difficili, ma credo di aver giocato davvero bene", ha spiegato il ventitreenne in conferenza. Al vagheggiare tra sogni e speranze, Draper preferisce il crudo realismo di tutti i giorni e il sano pragmatismo di chi ha imparato a fare i conti con sé stesso ancor prima che con i suoi rivali: "Nel tennis, sfortunatamente, c'è sempre una prossima partita in cui devi confermarti e io, per come sono fatto e per come mi approccio allo sport, non sono mai soddisfatto di nulla, vorrei sempre più vittorie e chance di giocare contro i migliori".

"Vorrei solo continuare a migliorare per provare a puntare ad altri successi. Alla fine della settimana avrò modo di fermarmi e riflettere su quanto fatto ma per ora penso solo al prossimo match", ha ancora aggiunto Draper di fronte ai cronisti. Match che coinciderà anche con la sua prima semifinale in un Masters1000 e che, se vinto, lo vedrebbe innalzarsi oltre la virtuale 11° piazza per attestarsi come nuovo n.8 del mondo: "Sono sincero, non ci penso ora. Sono davvero tante le cose a cui potrei pensare ma il tennis è uno sport dove devi continuare a guardare sempre avanti, e in cui dopo un torneo ce n'é subito un altro - ha ragionato Draper - E' una cosa folle, lo so, e per questo non ci penso. Io finisco di allenarmi, mangio, gioco un po' a Monopoli, mi preparo per il prossimo incontro e cerco di giocare al meglio delle mie possibilità. Poi c'è il risultato: se vinco, bene, altrimenti mi rimetto subito al lavoro il giorno successivo".

"Certo, sono traguardi emozionanti, cose a cui pensavo quando ero un bambino e volevo diventare un top10 e giocare gli ultimi turni dei tornei più importanti al mondo come questo. Obiettivi però non me ne pongo perché è già un sogno per me poter giocare su questi palcoscenici".

Dopo due-tre anni di alti e bassi oggi Draper è giocatore più continuo nei risultati ma soprattutto più robusto e per questo meno propenso ad infortunarsi con preoccupante continuità. Risiede nella testa o nel fisico quindi la chiave di volta di questo suo felice 2025? "Entrambe. Quando ero più giovane ero davvero piccolo, poi tra i 15, 16, 17 anni sono cresciuto molto. Ma gli alti e bassi che ho vissuto non sono stati solo legati al fisico, ci sono stati anche un paio di momenti in cui mentalmente non ero sicuro che sarei riuscito ad andare ancora avanti così. E' dura farsi largo tra i Futures e i Challengers: non è come a Wimbledon o Indian Wells, tutti bei posti dove tutto è fantastico".

"La fatica più grande è stata il dover accettare che non avrei fatto irruzione a Wimbledon vincendolo, ma che invece avrei dovuto lavorare a lungo per arrivare a questi livelli - sottolinea ancora dialogando con la stampa il nativo di Sutton - Un paio di anni fa mi infortunai spesso ma ciò nonostante vedevo che ero ancora tra i primi 40 del mondo e così mi sono detto 'se vuoi fare di questo sport la tua professione devi davvero darci dentro e lavorare come no hai mai fatto prima'. Oggi vivo gli alti e bassi per quello che sono, guardando avanti e cercando di restare positivo".

Dopo Joao Fonseca, rivelazione del 2025, Jenson Brooksby, Taylor Fritz (n.3 del seeding e campione a Indian Wells nel 2022) e Ben Shelton (n.11), in semifinale Draper affronterà Carlos Alcaraz, rivale già affrontato a Tennis Paradise due anni fa quando fu costretto al ritiro dopo un set, salvo poi  prendersi la rivincita al Queen's l'anno successivo per poi diversi arrendere ancora una volta a un infortunio nel corso degli ultimi Australian Open: "Carlos è un grande campione, sta facendo cose clamorose da ormai qualche anno, ed è un bene che ci sia: per lo sport in generale, per noi giocatori, ma anche per il pubblico che può ammirarlo - ha ammesso onestamente Draper nella conferenza stampa di fine partita - Ha posto l'asticella davvero in alto e per un giocatore come me è un bene perché quando lo osservo o quando lo affronto penso a quel di cui ho ancora bisogno per arrivare al suo livello. Lui è uno che in campo porta tanta energia, specialmente in condizioni come queste, e su campi che lui adora particolarmente. Per me sarà un'altra occasione per mostrare quel che so fare e dimostrare di poter stare a questi livelli".

Così come al sogno segue sempre un brusco risveglio, anche nelle parole di Draper dopo il vagheggiamento personale si vira verso un sano realismo, un antidoto concreto alla sfortuna, alle ambizioni, e alle aspettative che un po' da tutte le parti son solite levarsi quando giocatori con il suo potenziale atterrano sul circuito: "Io e il mio coach concordiamo nel dire che se riesco a giocare come facendo le cose giuste sono in grado di battere chiunque. A questi livelli i margini sono davvero ridotti: accorgimenti tattici, una posizione migliore in risposta, certo è che tutti sono molto bravi. Io posso batterli, ma anche loro possono fare altrettanto. Meglio scendere in campo e pensare solo a dare tutto. Molti giocatori tendono ad analizzare tutto al minimo dettaglio, ma io non sono così, so che tutto quel che posso fare è dare il 100%". 


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