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Djokovic tra Alcaraz e Sinner: 18 anni dopo è di nuovo il "terzo incomodo"

A 18 anni dal primo successo all'Australian Open, tutto lascia pensare che il serbo sia pronto ad essere il primo sfidante per il dominio istaurato da Sinner e Alcaraz. L'ex tennista Stakhovsky non ha dubbi: "Ha più chance di Zverev negli Slam"

di | 13 dicembre 2025

Jannik Sinner, Novak Djokovic e Carlos Alcaraz (Getty Images)

Jannik Sinner, Novak Djokovic e Carlos Alcaraz (Getty Images)

Prima Rafa Nadal, poi suo zio Toni, poi ancora Jo-Wilfried Tsonga. È sempre più esteso il coro di voci che spera in una concorrenza più competitiva nei confronti del duopolio istaurato da Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Non necessariamente per spezzarlo, ma paradossalmente spingere ancora più i due dominatori, che negli ultimi due anni si sono equamente divisi i titoli del Grand Slam, scavando un solco nei confronti dei rivali.

Lo dice anche il ranking, con Alcaraz in testa a quota 12.050 punti e Sinner che lo segue a 11.500. Alexander Zverev, terzo con 5.160, è più vicino ai giocatori che hanno un punto rispetto a quanto non lo sia rispetto ai due fenomeni. E il quadro, ovviamente, non migliora andando più giù.

Djokovic e il trofeo dell'Australian Open 2008, suo primo Slam in carriera (Getty Images)

Djokovic e il trofeo dell'Australian Open 2008, suo primo Slam in carriera (Getty Images)

La striscia più lunga di Slam consecutivi vinti da una coppia di giocatori – come raccontato da Luca Marianantoni – è di 11 successi, stabiliti da Nadal insieme a Roger Federer tra il 2005 ed il 2008. Un record che verrebbe battuto dalle due icone attuali, in caso di un 2026 ancora una volta con percorso netto. Così, torna di moda il dibattito su chi possa essere il “terzo incomodo”, un po’ come lo era stato Novak Djokovic, spezzando il filotto all’Australian Open di oramai 18 anni fa.

Non si menziona a caso il serbo, perché quasi due decadi c’è ancora chi vota per lui, alla veneranda età di 38 (che diventeranno 39 il prossimo maggio). Tra i suoi “sponsor” c’è anche l’ex tennista ucraino Sergiy Stakhovsky, che ha “votato” per il fenomeno di Belgrado (oggi n.4 ATP) preferendolo anche a Zverev.

In un’intervista per il podcast del portale ucraino “BTU”, l’ex n.31 al mondo, ha ricordato anche il trionfo olimpico di Djokovic per legittimare l’idea che anche nel 2026 possa ambire a vincere uno Slam, estendendo il suo record a 25 trofei nella categoria: “Già quest’anno ha giocato la semifinale in tutti e quattro i major, quindi la possibilità esiste. Certo avrà un anno in più, ma lo dico chiaramente: ha più possibilità di Zverev di vincere uno Slam”.

L’interrogativo che sorge dalla chiacchierata è il solito: “Il suo corpo continuerà a permettergli di fare quello che ha fatto finora?”. Per il resto, è evidentemente un’opinione – quella sulla “differenza” che Djokovic continua ad avere nei confronti degli “altri” neanche troppo rara. Testimone da un lato della sua grandezza, ma un ulteriore peso sulle spalle di chi il sogno di essere “guastafeste” vorrebbe ancora coltivarlo.

L'ucraino Sergiy Stakhovsky

L'ucraino Sergiy Stakhovsky

Lo mostrano certi risultati, il modo in cui essi maturano e le conseguenze che lasciano, la loro “impronta” nella psiche di chi, pensando a Zverev, ha dovuto prima fare i conti con gli ultimi lampi dei Big Three e – proprio quando pensava di poterli superare per sfinimento – e ora si ritrova a sua volta superato da chi è più giovane.

Delle quattro semifinali Slam giocate, Djokovic ne ha perse due con Sinner (al Roland Garros e a Wimbledon) e una con Alcaraz (US Open). L’altra sconfitta è arrivata proprio per mano di Zverev all’Australian Open, ma influenzata nettamente dall’infortunio che Nole aveva rimediato proprio battendo Alcaraz tre giorni prima nei quarti di finale.

È stato lui, proprio in quel caso, l’unico a battere uno dei due re a livello Slam nel 2025. Zverev, al contrario, aveva già candidamente ammesso di essere incerto del successo anche contro Djokovic, senza la menomazione fisica. In Australia, poi, la finale persa per 3-0 contro Sinner ha appunto lasciato un segno indelebile. Tanto da chiudere la stagione con zero finali nei Masters 1000, ed in generale appena due a livello 500, con una vittoria a Monaco di Baviera e una sconfitta per mano ancora di Sinner a Vienna.

Djokovic tra Alcaraz e Sinner: 18 anni dopo è di nuovo il "terzo incomodo"

Senza procurarsi una vera chance per splendere neanche quando i due “untouchables” hanno fatto fatica o erano assenti, come ad Indian Wells, Miami, o Shanghai. Perché quando le “occasioni importanti” arrivano di rado, la pressione nel non potersele lasciar scappare crescere ulteriormente.

Una dinamica sconosciuta a cui che ha riscritto praticamente ogni primato più prestigioso nella storia del tennis. E nel caso di Djokovic, come antidoto all’età che avanza c’è la perfetta consapevolezza psicologica e fisica di sé stesso, oltre alla sicurezza di essere riuscito a “massimizzare” i risultati (e i profitti), quando l’anagrafe gli sorrideva.

Djokovic, tutti i trionfi Slam del campione dei record

Djokovic, tutti i trionfi Slam del campione dei record

Uno status acquisito negli anni, il suo, che ora gli permette di vivere con meno ansia il tragitto finale della propria carriera, durante il quale, almeno per ora, resta lo sfidante più credibile per Sinner e Alcaraz, soprattutto in caso di un loro “passaggio a vuoto”. D’altronde, oltre alla vittoria sullo spagnolo a Melbourne, Djokovic ha distanziato a sua volta gli altri battendo non solo Zverev nei quarti di finale al Roland Garros, ma anche De Minaur negli ottavi a Wimbledon e – di nuovo nei quarti, a New York – anche Taylor Fritz, che nello Slam di casa era il finalista uscente.

“Per un suo trionfo – ha detto sempre Stakhovsky -  dobbiamo pensare soprattutto a Wimbledon. Ma in realtà può succedere ovunque, ma anche i suoi numeri all’Australian Open”, ha concluso, riferendosi al record di 10 titoli, “fanno riflettere molti su quelli che potrà succedere”. Nel frattempo, Djokovic si gode la off-season: per ora nessuna foto di allenamenti, anche se ha già detto di voler provare ogni strada per ritrovare l'efficienza dal punto di vista atletico. Ai posteri, dunque, l'ardua sentenza.

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