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Cahill: "Se Jannik vuole che resti ancora, ci sarò"

L'annuncio del coach australiano in conferenza stampa alle Nitto ATP Finals. Cahill e Vagnozzi hanno parlato anche del gioco di Sinner, del loro metodo di lavoro e della decisione di Jannik di non partecipare alla Final 8 di Coppa Davis

di | 08 novembre 2025

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"Il mio futuro è nelle mani di Jannik. Se vuole che resti, per lui ci sarò". E' Darren Cahill a dare la notizia in conferenza stampa alla Inalpi Arena, a due giorni dall'esordio di Sinner alle Nitto ATP Finals. "Sinner è un ragazzo incredibile con cui lavorare. Voglio che lui faccia quello che crede sia il meglio per lui. Potrebbe anche fargli bene sentire una voce nuova, ma se lui ritiene che la cosa migliore sia continuare con me, allora continueremo. Prima di Wimbledon, abbiamo detto che se avesse vinto la finale del singolare, avrebbe potuto scegliere lui cosa avrei fatto nel 2026. Alla fine dell’anno parleremo, voglio che faccia ciò che è meglio per lui. Se ritiene che sia arrivato il momento del cambiamento, lo aiuterò a trovare la persona giusta per proseguire. Sarebbe giusto ruotare di tanto in tanto, ma se lui non è ancora pronto a farlo, non c’è problema".

In campo, la ricerca del miglioramento passa anche per un arricchimento del bagaglio tecnico di Sinner. "Cerchiamo di inserire sempre nuovi elementi nel suo gioco. Credo che ora stia comprendendo molto meglio il tennis rispetto all’anno scorso - ha spiegato Vagnozzi - Ci sono molte situazioni in campo, per esempio quando l’avversario prova a giocare un back corto, o prova a giocare prima di lui in lungolinea, che interpreta molto meglio. Poi il servizio, dopo gli US Open, è migliorato tanto: è più costante, più preciso. Sta variando di più — può servire con più effetto kick, al corpo, alternando meglio le direzioni. Ha più soluzioni, e questo è importante. E vogliamo sempre che vada di più a rete. Ogni volta che lo fa, si sente sempre più a suo agio. Negli ultimi mesi abbiamo visto molti piccoli dettagli che stanno andando sempre meglio. Siamo certi che, come ha detto Darren, quando avrà 27 o 28 anni sarà un giocatore completo, un giocatore totale. Non so se noi saremo ancora lì quando avrà quell’età, ma stiamo lavorando tanto per questo".

Torino, i Maestri si presentano alla città

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"Il nostro ruolo come allenatori è cercare di rendere il nostro lavoro superfluo - ha detto Cahill - Se facciamo bene il nostro lavoro, alla fine stiamo allenandoci per uscire di scena. E questo è ciò che vogliamo: vedere il giocatore crescere fino a poter prendere decisioni da solo. Per questo motivo, molti allenatori nel tennis hanno un “ciclo” di quattro o sei anni con un giocatore: è il periodo in cui si ottiene il massimo reciproco".

La composizione del team, l'integrazione fra i suoi elementi, superiore negli effetti alla semplice somma delle parti, è uno degli elementi centrali per il successo di Sinner. "Abbiamo costruito un ambiente di lavoro salutare con Jannik negli ultimi tre anni. Tutti noi dello staff vediamo lo scenario di lungo periodo. Non si tratta solo di allenarlo per i tornei ogni settimana - ha detto Cahill - Si tratta di pianificare ciò che Jannik sarà come giocatore tra due o tre anni. Parliamo con lui di dove deve migliorare, di come sarà l’allenamento, di cosa ci aspettiamo da lui. E cerchiamo di fare del nostro meglio in campo. Queste piccole cose significano molto per lui, perché sa che tutti noi siamo coinvolti nel renderlo un tennista migliore e, speriamo, una persona più matura anche fuori dal campo. Credo che questo lo renda anche più rilassato, perché sa che la sua squadra lo sta spingendo nella direzione giusta".

Stretta di mano al termine dell’allenamento tra Sinner e De Minaur (Foto Fitp)

Stretta di mano al termine dell’allenamento tra Sinner e De Minaur (Foto Fitp)

Cahill ha parlato anche della decisione di saltare la Coppa Davis. "La cosa più facile sarebbe continuare a far giocare Jannik, dato che sta vincendo tanto. Ma se continuiamo a farlo giocare senza pause, questo avrà un costo tra tre o quattro anni. Come allenatori abbiamo molte responsabilità. Una delle più grandi è assicurarci che Jannik sia competitivo e in forma a 28, 29, 30, 31, 32 anni. Un periodo in cui potrà essere ancora migliore di oggi. Il nostro compito è prendere decisioni difficili per dargli la migliore opportunità possibile di arrivarci. Quest'anno abbiamo deciso di saltare la settimana di Davis perché, con lo slittamento di una settimana in avanti del calendario ATP, ne avremo due in più per farlo recuperare, allenare e migliorare" ha detto.

Non è stata l'unica rinuncia, ha spiegato il coach australiano. "Abbiamo detto no a esibizioni, eventi con gli sponsor, tornei minori dove gli offrono grandi compensi. Non vogliamo che giochi tutto. Questa volta è toccato alla Coppa Davis, ma non sarà sempre così. Amiamo la Coppa Davis. Vogliamo che la giochi il più possibile". 

Un momento di relax tra Jannik Sinner, Simone Vagnozzi e Darren Cahill (Foto Fitp)

Un momento di relax tra Jannik Sinner, Simone Vagnozzi e Darren Cahill (Foto Fitp)

Cahill ha anche svelato un particolare retroscena. "Già l'anno scorso gli avevo detto che forse sarebbe stato meglio non giocarla. Jannik mi ha risposto: 'No, voglio giocare. Voglio difendere il titolo che la squadra ha vinto l’anno prima'.  Queste decisioni non sono facili. Sono grandi, complicate. Ma sono anche calcolate. E l’obiettivo, nel nostro calcolo, è fare in modo che Jannik diventi un giocatore ancora migliore a 28, 29 o 30 anni".

Intanto, a Torino, Sinner è ancora in corsa con Carlos Alcaraz per chiudere la stagione da numero 1 del mondo. "Quest’anno, con questo atteggiamento in campo e tutto il resto, penso che sia un giocatore migliore rispetto alla fine dello scorso anno - ha detto Vagnozzi - Siamo davver orgogliosi di essere arrivati fin qui".

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