Nel 4,8% dei match nel 2025 c'è stato o un forfait o un ritiro a partita in corso: è il dato più alto di sempre dal 1990 ad oggi. Intanto, l'ATP continua le sue valutazioni sul calendario
di Samuele Diodato | 08 dicembre 2025
Da qualche anno oramai il calendario e la sua “asprezza” sono un tema centrale nelle discussioni tra i giocatori, nelle loro “uscite social” o anche nelle loro conferenze stampa. Un punto sempre più all’ordine del giorno dopo l’ampliamento dei Masters 1000 e dei WTA 1000 da 7/8 a 12 giorni di competizione.
Limitandoci al maschile, ne hanno parlato a più riprese anche top player come Novak Djokovic e Carlos Alcaraz. Il serbo, in particolare, a Shanghai ha sottolineato di non aver mai condiviso la scelta dell’ATP, stuzzicando però che i colleghi che, pur avendo la sua stessa idea, non hanno mai formato un blocco compatto.
Intanto, a fine stagione è tempo di bilanci, e c’è un dato che merita attenzione, sottolineato dal profilo X “Jeu Set et Maths”, creato nel 2013 da Constance Sénac de Monsembernard. Il 2025, infatti, ha fatto segnare un record negativo nella storia dell’ATP (creata nel 1990): in tutti i tornei – escluse le competizioni a squadre – la percentuale di forfait o di ritiri a partita in corso è salita al 4,8%, battendo il precedente “primato” del 2014 e del biennio 2008-09 (4,3%).
?? 4,8% des matchs programmés sur le circuit ATP (hors compétitions par équipes) se sont soldés par un abandon ou un forfait.
— Jeu, Set et Maths (@JeuSetMaths) December 8, 2025
Un RECORD depuis la création de l’ATP Tour en 1990 :
?? 2025 : 4,8%
?? 2014 : 4,3%
?? 2009 : 4,3%
?? 2008 : 4,3%#JeuSetChristMaths?? pic.twitter.com/fIFl8HfnAx
Una statistica sorprendente, se guarda il grafico, pensando alla percentuale che nel 2024 era al 3,5. Un “salto” così grande (+1,3%) non si verificava da più di 20 anni, quando si passò dal 2,5% del 2002 al 3,8% del 2003. Molteplici possono sicuramente essere le ragioni, mentre i giocatori ricevono “un assist” dalla statistica proprio dopo il primo anno che ha visto svolgersi in “formato large” anche i Masters 1000 del Canada e di Cincinnati.
Contro l’allargamento dei tornei era ed è anche Andy Murray, ritiratosi la scorsa estate: “La mia opinione – ha spiegato a The Tennis Podcast – era che, con i tornei di due settimane, i giocatori avrebbero avuto meno tempo per recuperare effettivamente. Non credo ci sia nulla che suggerisca che i giocatori si infortunino di più prima. Ma penso che i giocatori siano più stanchi e mentalmente più affaticati di prima perché trascorrono più giorni fuori e più giorni in viaggio e quando si è più affaticati, si è più sensibili al dolore e al disagio”.
Ora, però, la “prova” dell’aumento degli infortuni c’è, con una tendenza ben chiara, nelle ultime stagioni. Dal 2019 in poi, tolto il 2020 condizionato (ma anche alleggerito agonisticamente) dalla pandemia, il tasso dei ritiri è cresciuto sostanzialmente di anno in anno, passando dal 2,9% al 4,9% attuale. Fattore, questo, che potrebbe – senza prove concrete – dipendere anche dall’aumento generale dell’intensità dei match, sul quale invece Murray si è detto dubbioso.
Tornando al dato sul 2025, va sottolineato un altro punto in comune col 2014 (dato più alto mai registrato prima di oggi). A Cincinnati, la scorsa estate, per la prima volta da Madrid 2014 una finale Masters 1000 si è conclusa con un ritiro, quello di Jannik Sinner nella finale contro Alcaraz (11 anni fa toccò a Kei Nishikori contro Rafael Nadal).
Jannik Sinner (Getty)
Si sono registrati, negli ultimi 12 mesi, anche due ritiri in altrettante semifinali Slam (Djokovic all’Australian Open e Lorenzo Musetti al Roland Garros), esattamente come accaduto nel 2022 (Alexander Zverev a Parigi e Nadal a Wimbledon). Considerando tutti i major, e tutte le partite dai quarti in poi, negli ultimi 10 anni c’è sempre stato almeno un forfait/ritiro ad eccezione del 2020. Il picco è rappresentato dai tre ritiri del 2024 (tutti nei quarti di finale) e del 2018. L’ultimo “zero”, in questo senso, si è registrato nel 2015, e ancor prima nel 2014, dove però – oltre al ritiro nella finale di Madrid – non si giocò la finale delle ATP Finals, complice la rinuncia di Roger Federer.
Dopo le Nitto ATP Finals di Torino, sulla questione del calendario è intervenuto Andrea Gaudenzi, presidente dell’ATP, ribadendo come nel tennis ognuno sia “capo di sé stesso”, potendo rinunciare anche ai tornei obbligatori per il Bonus Pool come attualmente lo sono 8 dei 9 Masters 1000.
Un ulteriore bilancio del piano di ampliamento dei Masters 1000 (che dal 2027 diventeranno 10 una tappa a Riyadh), verrà fatto più avanti in seno alla stessa ATP, ma intanto anche l’ex tennista azzurro si è unito al coro di chi chiede una off-season lunga sei o sette settimane. D’altronde, il momento in cui si “mette benzina” nelle gambe e nelle braccia è decisivo anche per la prevenzione nel corso dell’anno, e chissà che evidenze statistiche come quelle sopracitate non accelerino il processo di revisione del calendario, almeno a livello ATP.