L’allenatore del Salento Tennis Center racconta in esclusiva il momento magico del suo allievo, reduce dal secondo turno nell’Atp 250 di Bastad e ormai poco distante dalla Top-100 del ranking mondiale
28 luglio 2025
Il 2025 si sta rivelando come l’anno più importante della carriera di Andrea Pellegrino. Il ventottenne di Bisceglie, numero 128 del ranking Atp (sua miglior classifica di sempre), ha ottenuto una lunga serie di risultati di rilievo negli ultimi mesi, dal titolo nel Challenger 125 di Perugia alla finale nel Challenger 175 dell’Estoril, passando per la semifinale nel 125 di Napoli e per il secondo turno nell’Atp 250 di Bastad. A raccontare la crescita esponenziale del tennista pugliese è l’allenatore Andrea Trono, che da diversi mesi segue da vicino il percorso dell’azzurro presso il Salento Tennis Center di Lecce.
A suon di ottimi risultati, Pellegrino si è portato molto vicino alla Top-100. Come giudica le ultime settimane?
“Sono state positive. Andrea ci ha raggiunto al Salento Tennis Center circa cinque mesi fa, in un momento in cui si trovava attorno alla 270esima posizione del ranking Atp e non era in fiducia. Noi lo abbiamo accolto al meglio delle nostre possibilità, abbiamo lavorato duramente con lui e con il resto dello staff, composto da Tommaso Mannarini e dal preparatore Ignacio Trad, insistendo su tanti aspetti. In quattro settimane di preparazione siamo arrivati a modificare alcuni dettagli del suo tennis: siamo felicissimi del percorso che ha intrapreso, c’è ancora qualcosa da migliorare ma intanto ci godiamo gli ottimi risultati che ha conseguito nell’ultimo periodo. Sentiamo di essere sulla strada giusta”.
Andrea Pellegrino (Foto Yuri Serafini)
Possiamo considerare il Challenger di Napoli, dove Andrea ha raggiunto la semifinale, come il “torneo della svolta”?
“Sì, quello di Napoli è stato il nostro primo torneo insieme ma siamo partiti subito con il piede giusto. Andrea ha fatto molto bene, arrivando in semifinale partendo dalle qualificazioni e dopo aver annullato tre match point a Herbert ai quarti. È stata l’occasione per conoscerci ancora meglio e per mettere in pratica ciò su cui avevamo già lavorato: aver raggiunto un risultato di rilievo a Napoli è stato sicuramente utile per il prosieguo della stagione”.
La crescita di Pellegrino è dovuta a uno step compiuto a livello mentale?
“Credo che abbiano inciso tanti fattori. Andrea è pugliese come me, l’ho sempre visto giocare e seguito a distanza con grande affetto ma personalmente non lo conoscevo, in quanto ha sempre girato tanto sin da piccolo, cambiando varie accademie e allenatori. Suo padre Mimmo, invece, ha lavorato in passato con me e Michelangelo Dell’Edera, tanto che tra di noi c’è un rapporto che va avanti dai primi anni Novanta. Andrea è una bellissima persona, un grande professionista e soprattutto un ragazzo che non si tira mai indietro: va in campo a qualsiasi ora del giorno ed è sempre molto rispettoso di chi ha di fronte. È un ragazzo molto più sensibile di quanto si possa pensare, ogni tanto per scherzare gli dico che “anche gli orsi hanno un cuore”: ha un bel temperamento, stargli accanto in un torneo non è semplice perché è passionale e ogni tanto si scarica in maniera colorita verso il proprio angolo. Ho riscontrato in lui solo fattori positivi, sono contento della persona che è. Inevitabilmente c’è anche qualche difficoltà, ma è normale che sia così: l’allenatore ha il compito di cercare di adattarsi alle caratteristiche dell’atleta che segue, cercando di tirar fuori il meglio”.
Andrea Pellegrino (Foto Yuri Serafini)
A Bastad ha sfiorato l’impresa con Tallon Griekspoor, sciupando cinque match point nel secondo set. Che partita è stata?
“Dispiace aver perso dopo aver avuto ben cinque match point, ma in quattro circostanze è stato bravo Griekspoor. C’è qualcosa da recriminare sulla prima occasione che Andrea ha avuto per chiudere il match, visto che il suo avversario era fermo: avrebbe potuto giocare qualsiasi cosa, ma ha provato un contropiede che è uscito di poco. In generale, è stata una grande esperienza e bisogna fare i complimenti anche a Griekspoor per la vittoria”.
A livello personale, non si può non menzionare la sua lunga parentesi con Franco Agamenone, portato in “zona Slam” partendo dalle retrovie. Che ricordi ha?
“Io e Franco siamo rimasti in ottimi rapporti, tanto che a breve sarò il padrino al battesimo di sua figlia. Ci sentiamo molto spesso, abbiamo iniziato a collaborare quando lui era numero 800 Atp in singolare e giocava quasi esclusivamente in doppio. In poco tempo siamo arrivati al best ranking di numero 108, con tanto di una semifinale Atp centrata a Umago e la conquista del main draw del Roland Garros nel 2022. La nostra è stata una bellissima cavalcata, ma mi sarebbe piaciuto cominciare ad allenarlo prima: ha avuto un dispendio psico-fisico notevole ed essendosi ritrovato a ridosso della Top-100 a trent’anni non ha avuto il tempo di prendere dimestichezza con la nuova realtà. Un conto è arrivare al numero 108 a ventidue anni, un altro è farlo nel modo in cui è accaduto a Franco: solitamente chi arriva in alto è reduce da due-tre anni nei Futures e altrettanti nel circuito Challenger, mentre la crescita di Agamenone è stata talmente rapida che questo passaggio non c’è stato. Insieme abbiamo dato il massimo, togliendoci delle grandi soddisfazioni”.
C’è qualcosa in comune tra Pellegrino e Agamenone?
“Oltre a essere due grandissimi lavoratori, sono persone molto umane e professionali. A livello di gioco, sono due tennisti diversi: Andrea ha sicuramente più esperienza, mentre Franco ne aveva meno e per questo motivo si attendeva sempre più consigli dal proprio staff”.
Da Pennetta, Vinci e Fabbiano a Pellegrino, Basile e Paganetti: come valuta la situazione attuale del tennis pugliese?
“Oltre a Pellegrino, ho la fortuna di allenare anche Vittoria Paganetti, una delle giovani più forti d’Italia grazie al suo talento e anche all’ottimo lavoro svolto dal tecnico Raffaele Gorgoglione del Ct Bari. Con lei c’è più tempo per lavorare, è una giocatrice molto completa ma vorremmo vederla ancora più aggressiva: può crescere nella ricerca della palla e migliorare nel taglio del campo e in una maggior ricerca della rete. Da quando è a Lecce, è salita di circa 400 posizioni nel ranking Wta. Restando sui giovani, non posso non menzionare anche Pierluigi Basile che, pur allenandosi fuori regione, è pugliese a tutti gli effetti. Il segreto? Il “Sistema Italia” di Michelangelo Dell’Edera è nato proprio da noi negli anni Novanta, in Puglia ci consideriamo i pionieri di questo sistema che poi si è diffuso nel resto d’Italia. Non è un caso che di questo progetto abbiano fatto parte, in passato, anche Pennetta e Vinci”.