

Un talento, quello del canadese, fermato dagli infortuni ma spesso anche dai suoi eccessi caratteriali, che più volte gli hanno creato problemi in campo (con tanto di squalifiche). Il 2025 sarà l'anno della svolta?
07 gennaio 2025
Ha soli 25 anni, Denis Shapovalov, ma tennisticamente è come se avesse già vissuto 10 vite. Promessa, talento, fenomeno, cavallo pazzo, altalenante, sempre rotto, bluff. Il canadese adesso sembra essere entrato in un’altra fase: quella della rinascita. Non è mai troppo tardi, si dice, anche per consolazione, ma per Shapo potrebbe non esserlo per davvero.
Qualcosa nel canadese sembra essere cambiato, negli ultimi mesi, ma il passato insegna che forse è troppo presto per dirlo ad alta voce. Il 2025 sembra essere partito bene, con una bella vittoria ad Adelaide contro un tennista solido come il cinese Zhang, e anche lo scorso anno si era chiuso positivamente grazie al titolo Atp di Belgrado. Una cosa è certa: il talento, a Shapovalov, non è mai mancato e mai mancherà.
Già dalla carta di identità si capisce la particolarità dell’uomo, prima che del giocatore. Un miscuglio di razze, di culture, di provenienze. Un canadese nato a Tel Aviv e di origini russo-ucraine, con una mamma che non sapeva parlare una parola di inglese e che dall’Ucraina è volata col marito in Canada. Per poi, qualche anno dopo, nel 2012, riuscire ad aprire un'accademia di tennis, anche per far crescere al meglio Denis, diventandone ovviamente la sua prima allenatrice.
Rapporti sempre conflittuali, quelli nel mondo di Shapo, non solo tra madre e figlio ma anche con i vari coach che via via hanno seguito e tentato di migliorare la carriera di Shapovalov, senza mai veramente riuscirci, almeno in relazione a quello che poteva fare in campo un talento cristallino come quello del nord americano. Un talento fermato spesso anche dai suoi eccessi caratteriali, che più volte gli hanno creato problemi in campo (con tanto di squalifiche).
Ecco, a proposito di coach: a fianco di Shapo è arrivato, a novembre, Janko Tipsarevic, serbo ex top ten, e i risultati sono molto, molto incoraggianti. I due hanno iniziato a lavorare insieme a Belgrado, a novembre, per conoscersi, ma proprio nel torneo di Novak Djokovic (letteralmente di proprietà di Novak Djokovic), il canadese quasi a sorpresa è riuscito a conquistare il secondo titolo Atp della sua carriera, dopo quello vinto a 20 anni a Stoccolma (cinque le finali perse). Un caso? Per molti no, affatto.
Tipsarevic è stato una sorta di Brad Gilbert in campo, un giocatore molto intelligente e tatticamente molto preparato, che ha tirato fuori da se stesso sempre il massimo. Esattamente il contrario di quello che ha fatto durante la sua carriera Shapovalov.
Certamente le premesse per il canadese erano diverse. Titolo a Wimbledon juniores nel 2016, nel 2017 a 18 anni la folgorante vittoria contro Rafael Nadal, con quel rovescio mancino e a una mano che faceva sognare i puristi. Shapo ha sempre colpito la palla come fanno gli eletti, ma questo, lo sappiamo, non basta. Nemmeno lontanamente.
La semifinale di Wimbledon nel 2021 persa contro Djokovic e l’ingresso in top ten sembravano solo l’inizio della sua ascesa, e invece da lì è iniziato il declino (Coppa Davis del 2022 con il suo Canada a parte), con una classifica scesa oltre il numero 140 e solo ora appena decente ma lontanissima dalle sue aspettative.
C'entra il fisico e c'entra la sfortuna, certamente, perché quell'infortunio al ginocchio sinistro patito a Wimbledon nel 2023 lo ha messo fuori gioco per mesi e in condizione poi di dover rincorrere. Ma se la cattiva sorte ci ha messo lo zampino, la discesa agli inferi e le tante sconfitte evitabili non sono sempre state giustificabili con questo alibi. Lui, immediatamente dopo quei Championships, prese l'occasione per annunciare il fidanzamento ufficiale con Mirjam Björklund, collega e compagna già da 4 anni. Chissà se con questa stabilità emotiva, adesso Shapo potrà trovare la via giusta anche sul campo: agli Australian Open avremo ulteriori risposte.
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