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Mental tennis: le ombre di Emil e la luce ritrovata nella taiga

“Sono stato in vacanza in Lapponia - spiega Ruusuvuori, ex 37 Atp - dove non andavo da anni. È stato bellissimo ritrovare il contatto con quella natura, con quella terra che mi appartiene così nel profondo"

04 febbraio 2025

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Il tennis moderno sa essere pesante, da sopportare. Non solo in termini fisici, ma anche – o sarebbe meglio dire soprattutto – in termini mentali. Sono sempre di più i giocatori che accusano un certo malessere, sottoposti alle pressioni richieste dal Tour dei pro.

Di recente, è divenuto popolare lo sfogo, via conferenza stampa, della vincitrice degli Australian Open Madison Keys, che ha trovato la forza di raccontare un percorso complicato, tornando addirittura indietro a quando aveva 12 anni. “Non sarei mai arrivata a vincere un Major – ha detto l'americana – se non avessi cominciato la terapia. È qualcosa di cui non potrò mai fare a meno, nel resto della mia vita”.

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Sono in molti, a pensarla come lei. Tra gli uomini, l'ultimo caso è quello di Emil Ruusuvuori, finlandese che però è tutt'altro che freddo e impassibile. Al contrario, Emil (seguito a lungo in passato dal coach italiano Federico Ricci) è un ragazzo sensibile, che lo scorso anno a un certo punto ha trovato necessario prendersi una pausa. Ha giocato l'ultimo torneo a fine luglio a Washington, perdendo al secondo turno in due tie-break contro Giovanni Mpetshi Perricard, poi ha detto basta. Sei mesi di stop assoluto, prima del ritorno, questa settimana nel Challenger di Tenerife.

Emil ha perso all'esordio contro lo spagnolo Inaki Montes de la Torre, numero 554 Atp. Non proprio un campione. Ma quello che conta è aver rimesso piede in campo, essersi lasciati alle spalle un po' di quelle tensioni insopportabili. “Sei mesi fuori – ha spiegato l'ex numero 37 Atp – in effetti sono tanti. Bisognerà avere pazienza, perché non posso pretendere di rientrare e ottenere subito i risultati che voglio. Vedremo come andrà, ma cercherò di aggiungere qualcosa settimana dopo settimana, per ritrovare la forma di un tempo”.

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Oggi Ruusuvuori è uscito dai top 100 (attualmente è 137), ma poco tempo fa era considerato un pericolo serio anche per i top players, soprattutto sul veloce. Esempi? Ha saputo battere giocatori come Sinner (sull'erba), Alcaraz, Zverev, Tsitsipas, Rublev, Paul, Wawrinka, Monfils. Come dire che se parliamo di punte di rendimento, non ci si spaventa di fronte a nessuno. Eppure. “Era settembre dello scorso anno, avevo già maturato la mia decisione da un pezzo, scrissi sui social che avevo bisogno di prendermi una pausa per il mio benessere fisico e mentale. I miei contatti col tennis, per mesi, sono stati due. Il primo, un doppio di allenamento con il team di Davis, perché ero lì con loro per dare il mio supporto da fuori, ma senza nemmeno essermi portato le racchette per giocare. Il secondo, un'oretta con la mia ragazza, in Svizzera, sul campo di un hotel”.

Staccare completamente, dunque. Questo era l'obiettivo. “Sono stato in vacanza in Lapponia (estremo nord della Finlandia, ndr), dove non andavo da anni. È stato bellissimo ritrovare il contatto con quella natura, con quella terra che mi appartiene così nel profondo. Cosa abbiamo fatto? Siamo andati a pescare e abbiamo fatto lunghe camminate attraverso foreste dove non incontri anima viva per chilometri. Qualcosa che normalmente non fa parte della nostra quotidianità di giocatori di tennis professionisti...”.

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Al suo fianco, dopo l'addio a Federico Ricci, c'è oggi l'ex numero 1 al mondo di doppio (e 220 di singolare) Henri Kontinen, 34 anni. “L'obiettivo principale – spiega Emil – è quello di stare bene e possibilmente divertirmi nel percorso che mi attende. Passo dopo passo cercherò di ritrovare la condizione, ma soprattutto la capacità di esprimere il tennis di cui sono capace. E non importa dove giocherò, contro chi, in quale torneo. L'importante sarà godere della bellezza del cammino”. Come dentro alla taiga lappone, dove nemmeno la natura fa caso alla tua presenza.

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