

Vincendo il titolo del Challenger di Perugia, il tennista di Bisceglie ha messo un altro mattoncino importante nella costruzione di un obiettivo rimasto appeso a lungo: i top 100 Atp
17 giugno 2025
Ci sono giocatori che hanno bisogno di più tempo, ma quando la rincorsa verso i top 100 è più lunga, anche la soddisfazione diventa maggiore, una volta raggiunto il traguardo. Ora, quel traguardo Andrea Pellegrino non lo ha ancora raggiunto, ma non ci è mai stato così vicino. Oggi il 28enne pugliese è numero 136 Atp, best ranking eguagliato (come nel 2022), ma la Race lo colloca a quota 107, ad appena una ventina di punti dalla fatidica soglia.
Vincendo il titolo del Challenger di Perugia, il tennista di Bisceglie ha messo un altro mattoncino importante nella costruzione di un obiettivo rimasto appeso a lungo. In una carriera ricca di alti e bassi, che spesso ha trovato nella terra la chiave per una svolta. Quella stessa terra sulla quale Andrea aveva anche costruito i suoi sogni di teen-ager, quando trionfava – era il 2013 – nel Torneo Avvenire di Milano, allora riservato agli Under 16.
A fianco di Pellegrino c'è adesso coach Andrea Trono, già nel box di Franco Agamenone e ben motivato a portare il nuovo allievo a qualcosa di mai visto in precedenza. È diventato virale un loro scambio di battute durante il Challenger di Napoli, con l'allenatore intento a spingere il suo giocatore in ogni modo, senza trascurare il lato giocoso: “Quando affronti un giocatore diverse volte – le parole del coach – vincendo e perdendo, e poi lo ritrovi in un'altra occasione, devi ricordare la vittoria precedente, non la sconfitta. Devi avere una memoria che seleziona solo le partite che vinci”. E ancora: “Impostare lo scambio in diagonale va bene per essere solidi, ma poi devi anche cambiare: tu non lo fai perché sei dispettoso”.
Andra Pellegrino in azione (foto San Marino Tennis Open)
Proprio da Napoli è cominciata questa stagione d'oro di Andrea, con una splendida semifinale e una corsa interrotta solamente di fronte al ceco Vit Kopriva (quello che Pellegrino non ricordava di aver battuto). A Estoril, Challenger 175, un primo capolavoro, non solo per l'ultimo atto raggiunto ma per i nomi eliminati durante il percorso: partito dalle qualificazioni, il 28enne di Bisceglie ha fatto fuori Bernabe Zapata Miralles, Dusan Lajovic, Felix Auger-Aliassime, Nicolas Jarry e Aleksandar Vukic, prima di cedere a Michelsen. Un percorso da Atp 250 (almeno). Per arrivare poi a Perugia, con i successi in due set su Passaro, Nardi e Fatic.
Andrea Pellegrino colpisce di diritto (foto Master Group Sport)
Fisico ideale per un tennista moderno, con tanti progressi sulle superfici dure, Andrea resta però un giocatore in grado di dare il massimo sul rosso, dove ha vinto tutti e nove i titoli della carriera (5 Itf e 4 Challenger, l'ultimo prima di Perugia era stato Bad Waltersdorf nel 2023). Ecco perché questo periodo della stagione – con la parentesi di Wimbledon, dove giocherà le qualificazioni, da testa di serie – diventa particolarmente importante per mettere fieno in cascina prima dell'ultima parte dell'anno, quando saranno cemento e campi indoor a farla da padroni.
“Nel torneo di Estoril – ha spiegato il pugliese – contro giocatori di altissimo livello, la chiave è stata non sentirsi battuto. Io ci ho sempre creduto, anche quando ero molto indietro. Anche se a volte l'idea di smettere mi ha sfiorato. Devo ringraziare il mio nuovo staff perché mi ha ridato le sensazioni giuste per ripartire. Le capacità e il livello per fare questo salto li ho sempre avuti, ma è la continuità a fare la differenza. I top 100 sono un obiettivo, ma devi esprimerti ad alto livello ogni settimana. Se non sei sul pezzo perdi anche con chi ha una classifica più bassa della tua”.
Perugia come nuovo trampolino di lancio, dunque, per un Pellegrino che potrebbe trovare verso i 30 anni la maturità e la convinzione necessarie per l'ultimo salto, quello decisivo. Perché in una carriera del genere, essere dentro ai 100 invece che appena fuori può fare tutta la differenza del mondo. E qualche anno nel tennis che conta (Slam inclusi) può ripagare i sacrifici di una vita intera.
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