L'opinione di Toni Nadal è corretta oppure è influenzata da quello che in psicologia chiamano 'nostalgia bias'? Cerchiamo di capirlo attraverso i numeri. Da quando Roger Federer, classe 1981, si è affermato come numero 1 del Tour nel 2004, rimanendo al vertice per 237 settimane di fila...
12 dicembre 2025
Nei giorni scorsi, Toni Nadal ha formulato un pensiero che – considerata la caratura del personaggio – è risuonato come una sentenza. Stuzzicato sul paragone Alcaraz-Rafa Nadal, che in Spagna è tema quotidiano fra gli appassionati, lo zio più famoso della storia del tennis ha spiegato la sua visione: “Carlos – ha detto – ha un vantaggio che i giocatori di qualche anno fa non avevano: i suoi avversari sono un po' più deboli, meno determinati rispetto a quelli del passato. Ha un ottimo avversario come Jannik Sinner, è vero, uno che è sempre presente, ma gli altri sono caduti lungo il percorso”. E ancora: “Ricordo perfettamente che nell'epoca di Rafael, oltre a Novak Djokovic e Roger Federer, c'erano altri grandi giocatori come Andy Murray, Juan Martín del Potro, David Ferrer o Stan Wawrinka, per citarne alcuni. Questi giocatori erano sempre lì. Nel circuito attuale, sembra che gli avversari diretti di Alcaraz e Sinner abbiano desistito”.
Fin qui, l'opinione. Ma è davvero così? Oppure la memoria di Toni è influenzata da quello che in psicologia chiamano 'nostalgia bias'? Cerchiamo di capirlo attraverso i numeri. Roger Federer, classe 1981, si è affermato come numero 1 del Tour nel 2004, rimanendo al vertice per 237 settimane di fila, prima di essere superato da Nadal, in vetta dall'agosto del 2008 al luglio del 2009. I due si sarebbero alternati al vertice fino al luglio 2011, quando il duopolio fu interrotto da Novak Djokovic, classe 1987. Nel momento del primo sorpasso del serbo, Roger aveva dunque quasi 30 anni, Nadal 25.
Fino a quel momento, se parliamo di Slam, la situazione era ugualmente una questione a due: prima che Djokovic vincesse il suo primo Major (Melbourne 2008), Roger Federer aveva in cascina 12 Slam, Nadal ne contava 3. Ma il divario si amplia (di parecchio) se arriviamo al secondo trofeo alzato da Nole, sempre in Australia nel 2011. A quel punto la conta era la seguente: Federer 16, Nadal 9, Djokovic 2. Gli altri citati da Toni? Andy Murray avrebbe vinto il primo Slam agli Us Open 2012 (a 25 anni), Stan Wawrinka a Melburne nel 2014 (quando aveva 29 anni). Mentre David Ferrer non ha mai vinto un Major e contro Nadal si è imposto appena 6 volte su 32 partite. Troppo poco per definirlo un rivale. L'unico vero avversario potenziale fu Juan Martin Del Potro. Potenziale perché dopo il trionfo del 2009 a New York (quando aveva appena 20 anni), visse una stagione senza tre Slam e – dopo anni di tribolazioni – per riprendersi quasi del tutto avrebbe dovuto attendere la fine del 2016.
Ciò che Toni Nadal dimentica, inoltre, è l'età di Sinner e Alcaraz: classe 2001 il primo, 2003 il secondo. Alla loro età Federer e Nadal dominavano esattamente come fanno i due contemporanei, con Djokovic che stava arrivando ma certamente non era ancora lo spauracchio che sarebbe poi diventato, e con un Murray che avrebbe dovuto attendere parecchio per diventare davvero protagonista. Se adesso manca un terzo incomodo alla Djokovic, in tanti potrebbero diventare un nuovo Murray: potrebbero esserlo un Fonseca (19 anni), un Mensik (20), un Rune (22). Oppure – perché no – uno Shelton, un Draper o un Musetti. Tutti 23enni e tutti abbastanza giovani da non aver ancora sperimentato il massimo del loro potenziale. Tornando a Carlos, l'iberico ha 22 anni e 6 Slam in bacheca, qualcosa che lo mette a livello dei più forti di sempre, se combiniamo età e risultati. Ma non tutti maturano allo stesso modo e non è detto che solamente Sinner possa restare al suo livello nei prossimi 10 anni.
C'è infine un'altra considerazione che va pesata, per confutare l'affermazione di Toni Nadal. Ed è la stroardinaria qualità mostrata dai due leader del tennis contemporaneo. Alcaraz è già più completo di Nadal alla sua stessa età, mentre Sinner si sta rivelando costante quanto il miglior Federer, con l'aggiunta di una maggiore incisività sulla terra. Di conseguenza, prima di guardare alle teoriche mancanze altrui, bisognerebbe dare merito a due fenomeni che dai Big 3 hanno imparato tanto, anticipando i tempi sulla scia dell'esempio delle leggende di allora. I Wawrinka, i Del Potro, i Ferrer, ci sono anche oggi, e forse arriverà pure il loro momento, più avanti. Per adesso, Jannik e Carlos hanno solo dimostrato di essere dei marziani, non certo per merito delle presunte carenze di chi insegue.