

Lo spagnolo, reduce da un anno a dir poco travagliato, rientra nel tour ad undici mesi e mezzo dall’ultimo match ufficiale. Martedì l’esordio in singolare contro l’austriaco Thiem, una sfida che per due volte ha assegnato il trofeo del Roland Garros (2018 e 2019). Intanto il torneo di doppio in coppia con l'amico Marc Lopez è già finito
di Tiziana Tricarico | 31 dicembre 2023
A quasi un anno di distanza dall’ultimo match giocato (la sconfitta contro McDonald al secondo turno degli Australian Open con relativo infortunio) Rafa Nadal torna in campo a Brisbane. Per il 37enne mancino spagnolo, sceso al n.672 del ranking e in gara grazie ad una wild card, prima un assaggio del cemento australiano in doppio con Marc Lopez (i due hanno ceduto 63 64 agli esperti australiani Purcell/Thompson). Quindi martedì l’esordio in singolare contro un qualificato dal nome importante, Dominic Thiem, n.98 ATP (Rafa è in vantaggio 9 a 6 nei precedenti ma il 30enne di Wiener Neustadt ha vinto gli ultimi due).
“Sto bene e sono felice di essere tornato - esordisce un Nadal super sorridente nella conferenza stampa pre-torneo -. Anche se ho giocato solo una volta qui, nel 2017. Poi l’anno successivo mi sono allenato tutta la settimana, ma non ho potuto giocare perché ho avuto un piccolo infortunio. Ho ricordi positivi, anche se persi contro Raonic nei quarti: è stato un buon modo per preparare l’Australian Open, visto che sono arrivato in finale dopo qualche anno che non ci riuscivo. Penso che sia per questo che ho deciso di tornare qui la prima settimana della stagione: ho deciso di rientrare nel circuito a Brisbane perché avevo sensazioni positive dal passato. Volevo tornare in un posto che mi fosse familiare e che mi riportasse a bei ricordi”.
Quasi sicuramente il 2024 dovrebbe essere l’ultimo anno nel circuito del maiorchino, anche se la parola “ultimo” Rafa non la vuole pronunciare: “Il problema nel dire che sarà la mia ultima stagione è che non posso prevedere al 100% cosa accadrà in futuro. Questo è il punto. Ecco perché dico ‘probabilmente’. È ovvio che c’è una forte probabilità che questa sia l’ultima volta che gioco qui in Australia. Ma se sarò qui ancora l’anno prossimo, non voglio sentirmi dire che avevo detto che questa sarebbe stata la mia ultima stagione, perché non l’ho fatto - sottolinea -. Non posso prevedere come starò nei prossimi sei mesi. Non posso prevedere se il mio corpo mi permetterà di godermi il tennis tanto quanto ho potuto fare negli ultimi 20 anni. Non so se il mio corpo mi permetterà di essere competitivo. Non nel senso di vincere i tornei più importanti, ma nel modo che mi rende felice: sentire che posso andare in campo e giocarmela contro chiunque. Alla fine non importa se vinco o meno se ho queste sensazioni... perché ho dovuto affrontare molte difficoltà per tornare su un campo da tennis”.
Allenamenti con Rune e poi con Murray, con il britannico che ha parlato di una sessione piuttosto intensa… “In ogni caso non credo che i miei colleghi direbbero che Rafa sta giocando un disastro - dice ridendo -. È ovvio, no? Credo che quello che hanno detto non abbia molto valore perché ovviamente se mi chiedi come stanno giocando ti dirò che anche loro stanno giocando alla grande. Non direi mai cose negative sui colleghi. Realisticamente sono felice del modo in cui mi sto allenando".
"Naturalmente non ho le aspettative che avevo in passato - sottolinea -, soprattutto all'inizio. È ovvio, no? È passato quasi un anno. Ed ho subito un intervento chirurgico. Non è tanto tempo che posso allenarmi ad un livello decente. E comunque competere è diverso che allenarsi. Ma per quanto riguarda l'allenamento con i ragazzi qui, sono abbastanza contento perché sono riuscito a sentirmi competitivo contro i giocatori con cui mi sono allenato. Cosa accadrà nel torneo però non posso saperlo…”.
Murray dice che quando è stato fermo dopo l’intervento la competizione gli è mancata davvero tanto. “Dopo quello che ha passato conservare la passione e lo spirito di sacrificio per essere dove è oggi è qualcosa di molto difficile. Quando raggiungi tutte le cose che Andy ha ottenuto e torni sapendo che sarà super difficile ritornare a quel livello di tennis e accettare la sfida e accettare la situazione, è qualcosa che va oltre il tennis. È un esempio molto positivo per i ragazzi di come qualcuno che abbia avuto quasi tutto ciò che voleva alla fine mantenga la passione per quello che fa - sottolinea -. Mi è mancato sentirmi pronto per competere ma non la competizione: quando ti senti così male non ti può mancare. Quello che mi è mancato è essere sano, svegliarmi e non avere dolore. Avere la possibilità di una vita normale perché durante l'ultimo anno, per così tanti mesi, non sono riuscito ad avere una vita normale e a divertirmi giocando a golf o facendo le cose che mi piace fare con i miei amici o con la mia famiglia. E’ questo quello che mi è mancato di più. Poi, quando ho iniziato a sentirmi pronto, ovviamente sono stato entusiasta di tornare sui campi da tennis ed alle competizioni. Se non avessi avuto la determinazione per farlo e la passione, come Andy, non sarei qui”.
Un anno decisamente complicato l’ultimo dello spagnolo, che lo ricorda così: “Dopo l’Australia all’inizio pensavamo che dopo otto settimane saremmo tornati. Questo è quello che mi avevano detto. Quella fase è stata difficile da accettare perché il mio obiettivo più grande era tornare per la stagione sulla terra battuta, e soprattutto per la parte finale della stagione sulla terra battuta. I medici erano molto positivi al riguardo quando si è verificato l’infortunio. Questo processo probabilmente è stato il più difficile. Dopo otto settimane ho sentito di essere esattamente come all’inizio, e la frustrazione cresceva. Rinunciare a Monte Carlo, poi a Barcellona, poi a Madrid e poi a Roma…quando ho dovuto dare forfait al Roland Garros è stata necessaria una conferenza stampa per dire che non potevo andare avanti", precisa.
"In quel momento non sapevo che dovevo sottopormi ad un intervento chirurgico. I medici avevano opinioni diverse. Alla fine dicono che se non mi opero probabilmente non tornerò mai più. Allora è arrivato il momento di prendere una decisione: se non volevo continuare a giocare a tennis l’intervento non era necessario, ma io volevo provare a tornare. Dopo l'intervento mi sarebbe piaciuto andare in vacanza, ma le prime sei settimane sono stata a casa per affrontare la prima parte del recupero in modo ottimale. Poi sono andato in vacanza per un po'. Quindi ho iniziato ad allenarmi 15 minuti, 20 minuti. All’inizio è stato un processo duro, poi il miglioramento c'è stato”.
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Osaka, altro grande e atteso rientro nel tour, sempre a Brisbane ha ammesso di aver dovuto imparare a innamorarsi di nuovo del tennis. Problema che Nadal ammette di non aver mai avuto: “Le nostre situazioni sono totalmente diverse. Penso che Naomi, se non sbaglio, abbia detto che per un po’ ha perso l’amore, la passione per il gioco. Qualcosa che non mi è mai successo. Ho dovuto fermarmi perché il mio corpo non era in grado di andare avanti. Se ho mai pensato di ‘andare in pensione’? Certo che sì", ammette.
"Ho dovuto affrontare molte difficoltà per tornare. A volte, ovviamente, nei momenti difficili, mi sono detto ‘okay, ha senso tutte le cose che devi fare per tornare a 37 anni, sapendo che probabilmente tornerai ma non sarai abbastanza sano per competere nel modo in cui volevi competere’. Poi però ho deciso di andare avanti, avevo la determinazione per farlo. Ho provato a lavorare giorno dopo giorno senza pensarci troppo, facendo semplicemente le cose che dovevo fare, aspettando che le cose andassero bene. Ed eccoci qua”.
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