Chiudi

-
Atp

Marchiori racconta Mcdonald: "Così nasce un campione Slam" (Under 18)

Il 34enne coach bresciano, da 11 anni a Stoccolma, segue da qualche mese il più promettente tennista tedesco, vincitore al Roland Garros Juniores. Ecco il loro percorso e i piani per il futuro

15 giugno 2025

20250615_Mcdonald_1.jpg

Gianluca Marchiori, 34 anni, è uno di quegli italiani che in patria sono poco conosciuti ma che si stanno facendo apprezzare grazie a un grande lavoro all'estero. Da un decennio a questa parte, il bresciano – ex speranza del tennis lombardo presto convertita all'insegnamento – sta maturando una importante carriera da coach in quel di Stoccolma, in quella 'Good to Great Tennis Academy' che vuole rilanciare il tennis del Paese scandinavo dopo un periodo decisamente complesso.

'Good to Great', tuttavia, non si ferma ai confini svedesi. Stan Wawrinka (seguito da Magnus Norman) è stato il fiore all'occhiello di questi anni, ma sono tanti i giocatori da tutto il mondo – esperti o emergenti – a essere entrati a far parte dell'Academy. Uno su tutti, tra le promesse di domani, si chiama Niels Mcdonald, è tedesco (di padre scozzese) e ha appena vinto il Roland Garros Under 18. Il tutto, dopo i primi mesi di collaborazione proprio con Marchiori. Presente a Parigi durante il torneo, prima di un'assenza prolungata per un validissimo motivo: la nascita imminente del primo figlio.

20250615_Marchiori_1.jpg

“Avevo promesso a Niels a inizio anno – spiega Marchiori - che lo avrei seguito in tutti i tornei fino a Parigi. Per la seconda parte di stagione, invece, lavorerò con lui principalmente a Stoccolma, mentre nei viaggi sarà affiancato da un tecnico della Federazione tedesca o da un altro allenatore della nostra accademia, almeno fino a ottobre o novembre di quest’anno”.

Come è nato questo percorso insieme?

“Lo scorso anno ho lavorato con Botic van de Zandschulp, ero head coach insieme a Peter Lucassen. A fine anno, però, per diversi motivi, non mi sentivo motivato per continuare. Poi l’agenzia di Niels, la stessa di Wawrinka e in passato di Sinner, mi ha proposto di iniziare a lavorare insieme a lui. Erano dieci anni che non lavoravo con uno junior, ma ero molto interessato alla proposta, perché mi avevano parlato tutti benissimo di questo ragazzo. Nonostante non lo conoscessi affatto, ho deciso di accettare, perché mi ero un po’ stancato del Tour e volevo provare qualcosa di diverso”.

Che tipo di giocatore è Niels?

"Un ragazzo molto socievole e molto sensibile, un giocatore di grande talento. Alla fine, è stato questo il motivo per cui ho deciso di iniziare a lavorare con lui, mi ha incuriosito molto. Inoltre, essendo Niels anche molto molto giovane, mi sento di potergli trasmettere di più, rispetto a un giocatore già affermato. Lui è stato apertissimo fin da subito. In più, quando abbiamo iniziato a lavorare, si stava riprendendo da un infortunio, aveva avuto una frattura da stress nella zona lombare verso la fine del 2024. Quindi, nel corso del primo mese abbiamo giocato, più o meno, una volta ogni due giorni, svolgendo principalmente attività fisica insieme al nostro preparatore. Poi abbiamo iniziato a giocare sempre di più a tennis, giorno dopo giorno, fino a quando siamo partiti per il primo viaggio, a Merida e all’Orange Bowl in Florida. Soprattutto in quest’ultimo torneo ho notato che le potenzialità erano molto alte". 

20250615_Mcdonald_2.jpg

Nel frattempo, si era conclusa la collaborazione con Botic Van de Zandschulp. Il motivo?

"Botic è un ragazzo d’oro, ma risente molto di alcune questioni personali e questo comporta un notevole dispendio di energie. È un ragazzo fantastico, ma non ama molto viaggiare e restare lontano da casa per troppo tempo, per questo motivo voleva allenarsi soprattutto in Olanda. L’idea di aggiungere un’altra persona al team, come poi è successo con l’arrivo di Peter Lucassen, più o meno dopo il Masters 1000 di Miami dello scorso anno, è stata valutata proprio in base a questa sua volontà. A inizio 2025 avrei dovuto fare altre dieci, quindici settimane con Botic, ma in seguito anche a uno scambio di vedute con l’accademia, abbiamo deciso che era meglio per me avere un progetto più definito".

Dove può arrivare Mcdonald?

"Ha delle potenzialità davvero enormi. Dal punto di vista fisico è già alto un metro e novanta e nonostante questo si muove molto bene, ha una velocità di palla incredibile, un servizio potente, una buona mano. Sulla terra, poi, il suo dritto pesa molto: vedi spesso gli avversari molto lontani dal campo quando giocano contro di lui. Ha un potenziale pazzesco ed è anche per questo che dietro di lui ci sono persone come quelle del team di Starwing e di Yonex che credono e investono su di lui. Credo che a Parigi sia migliorato tantissimo dal punto di vista mentale. Per esempio, gli ho chiesto di togliere il telefono nel momento in cui inizia il match precedente al suo, sedersi solo con me e poi, alla fine del primo set, fare il riscaldamento solo con il preparatore atletico. Tutte azioni che sembrano scontate, ma che quando si lavora con degli junior non lo sono affatto". 

20250615_van_de_zandschulp.jpg

Parlando degli Juniores, ha avuto la possibilità di osservare tanti ragazzi in questo circuito e ci sono diversi italiani che promettono molto bene. Che idea si è fatto di loro?

"Sia Basile che Vasamì sono due tennisti molto promettenti. Ho avuto modo di osservarli da vicino solo quest’anno, perché era da tanto che non lavoravo nel settore junior, ma tutti e due mi hanno impressionato. Vasamì trovo sia maturato molto, rispetto a quando l’ho visto giocare in Australia a inizio anno: era già un ottimo giocatore allora, ma è migliorato ancora. Anche Basile ha un grande potenziale, ha un rovescio a una mano che nel circuito junior è davvero raro da vedere. In generale, penso che il lavoro fatto dalla Federazione italiana sia stato incredibile. Ci sono molte persone che durante i tornei mi chiedono cosa fanno in Italia per far crescere ragazzi così (ride, ndr). Il lavoro portato avanti dalla Federazione ha portato i suoi frutti, ora ci sono davvero tanti giocatori che hanno la possibilità di entrare nel circuito dei professionisti e di far bene anche lì tra qualche anno".

Non è un caso che giocatori come Sinner, Musetti e gli altri abbiano raggiunto risultati così importanti. A proposito di Sinner, ha avuto modo di seguire la finale di Parigi con Alcaraz?

"Un livello incredibile da parte di entrambi. Mi dispiace molto per Jannik, perché arrivare a un passo dal vincere, soprattutto dopo tutto quello che è successo quest’anno, non deve essere stato semplice. Mi pare sia stato come vedere le finali tra Federer e Nadal finite al quinto set, oppure quelle tra Federer e Djokovic o tra Djokovic e Nadal. Un’intensità e una quantità di emozioni, anche per persone che non lavorano direttamente con questi giocatori, incredibile".

20250615_Marchiori_3.jpg

Torniamo a Mcdonald. Che modelli di riferimento ha Niels tra i professionisti? 

"Guarda molto il tennis, gli piace guardare le partite e gli piacciono un po’ tutti. Ammira Sinner e Alcaraz. Ha avuto la possibilità di allenarsi con Monfils tre settimane fa, per una settimana. Diciamo che guarda tutti e cerca di imparare qualcosa da ciascuno di loro. La cosa bella di Niels è che è molto interessato al tennis; osserva e poi viene da me a chiedere spiegazioni su quello che fanno gli altri e su come migliorarsi".

Come procede l’Academy di Stoccolma, al di là di Niels? E come è cresciuto il suo ruolo negli ultimi anni?

"L’accademia è cresciuta tantissimo negli ultimi anni, dei nostri ragazzi non c’era solo Niels al Roland Garros junior. Oltre a lui, altri due giocatori sono arrivati ai quarti di finale: Alexander Vasilev, che era lì con il suo allenatore bulgaro, ma è un ragazzo che viene spesso ad allenarsi in accademia, e Nellie Taraba Wallberg nel torneo junior femminile. C’erano anche altri due ragazzi, Ludvig Hede e Flynn Thomas, nel tabellone del doppio maschile, entrambi giocatori dell’Accademia che erano a Parigi con altri allenatori. Penso che, in generale, la Good to Great sia cresciuta moltissimo da quando sono arrivato, undici anni fa. Stanno cercando di renderla ancora più piccola come accademia, ma con più giocatori di qualità, per questo hanno uno standard molto alto nel selezionare chi può venire ad allenarsi con noi. Siamo organizzati in modo che ogni allenatore abbia la sua responsabilità. Io, ad esempio, seguo Niels, ogni tanto sono in campo e aiuto con altri ragazzi, ma il mio progetto principale è lui. Abbiamo cambiato direttore sportivo recentemente: Magnus (Norman, ndr) e Mikael (Tillström, ndr) adesso sono più impegnati nel Tour: Mikael ha appena finito la sua collaborazione con Monfils, Magnus è ancora con Wawrinka. Sentivano il bisogno di una figura che rimanesse fissa alla base e quindi ora il direttore sportivo è Johan Hedsberg, che è stato capitano di Coppa Davis in passato e ha allenato anche Mikael Ymer".

20250615_Marchiori_4.jpg

Com’è il rapporto con i genitori dei ragazzi nella vostra Academy?

"A dire la verità, forse è l’unico aspetto che non mi era mancato del lavorare con gli junior. Quello che cerco di far capire loro è che hanno il ruolo più importante di tutti, ma è solo ed esclusivamente un ruolo di supporto, e non possono prendere decisioni al posto dei figli su dove giocare o come giocare".

Tra l’altro, adesso che diventa papà avrà anche la possibilità di parlare per esperienza personale.

"Assolutamente (ride, ndr): immagino che sia tutto totalmente diverso nel momento in cui fai qualcosa per tuo figlio. Spesso ci sono delle interferenze nel lato sportivo e, nel tentativo di fare il bene del ragazzo, a volte i genitori hanno un’influenza negativa. I genitori di Niels erano presenti al Roland Garros, penso sia stata la settimana più bella per loro fino a questo momento e ne avranno molte altre, spero".

Tempo fa diceva che le sarebbe piaciuto un giorno prendere un giocatore giovane e portarlo ad alto livello, con la possibilità di vincere Masters 1000 o Slam. Sente che con Niels Mcdonald potrebbe essere arrivata la chance della vita?

"Sì, sento che possiamo fare qualcosa di speciale. La strada è molto lunga, lunghissima. Come ho detto a Niels dopo la finale, è stato bravissimo, per tutta la settimana ha giocato benissimo. Ma ora, ogni volta che scenderemo in campo, dovremo cercare di migliorare qualcosa e uscire dal campo con la sensazione di aver fatto bene il nostro lavoro e di aver migliorato anche solo l’un per cento rispetto a prima. La strada per arrivare a giocare tra i professionisti è comunque lunghissima, non importa se si vince un torneo Slam junior. La cosa più importante è non accontentarsi, migliorarsi e avere un progetto su cui lavorare ogni giorno, inseguendo la versione migliore di se stessi". 


    Non ci sono commenti