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Il ritorno di Lleyton Hewitt, nei Challenger col figlio Cruz

A Sydney, in singolare, Cruz ha superato il primo turno dopo una battaglia vinta contro Omar Jasika. Ma tutti gli occhi degli appassionati saranno puntati sul match con papà: di fronte a loro, il duo aussie Jones/Marinkov

di | 18 novembre 2025

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Cosa non si fa per i figli. Capita pure che un padre, ritiratosi dallo sport agonistico da quasi 6 anni (da 10 in singolare), torni in campo – accanto al figlio appunto – per un doppio. Non in allenamento, bensì in un torneo Atp, il Challenger 75 di Sydney. Il padre in questione è Lleyton Hewitt, 44 primavere sulle spalle, ex numero 1 del mondo. Il figlio si chiama Cruz, ha appena 16 anni ma sta già imparando il mestiere decisamente bene, a giudicare dai progressi recenti.

Proprio a Sydney, ma in singolare, Cruz (wild card) - già più alto del padre - ha superato il primo turno dopo una battaglia vinta contro Omar Jasika, 28enne che non sarà un fenomeno ma è pur sempre numero 313 Atp, con un best ranking nei 200. Ma tutti gli occhi degli appassionati saranno puntati sul match con papà: di fronte a loro, il duo aussie Jones/Marinkov. Come a dire che un passaggio del turno della famiglia Hewitt non è nemmeno così complicato da immaginare.

Il ritorno di Lleyton Hewitt, nei Challenger col figlio Cruz

Ma chi è Lleyton Hewitt? Cosa ha rappresentato per il tennis mondiale? I più giovani forse lo conoscono come capitano di Davis, peraltro fortemente critico nei confronti del format attuale. Ma 'Rusty' è stato un'icona anche da giocatore. Non un talento fuori dalla norma, se parliamo di tecnica pura, ma proprio per questo fenomenale nel riuscire a trarre il meglio da se stesso, inserendosi in quell'epoca di mezzo tra il periodo precedente di Sampras e Agassi e quello successivo dominato da Federer e Nadal.

Lui, Lleyton, vinceva grazie al carattere e alle gambe veloci, oltre che con un tennis solido e capace di sfruttare – sul rapido – la potenza altrui. Così ha vinto Wimbledon e Us Open, arrivando pure in finale a Melbourne. Mentre, proprio a causa della sua difficoltà nel generare velocità, la terra di Parigi gli è sempre stata nemica.

Il ritorno di Lleyton Hewitt, nei Challenger col figlio Cruz

Hewitt padre è riuscito pure a issarsi fino al numero 1 del mondo, restandoci in totale per 80 settimane tra il 19 novembre 2001 e il 15 giugno del 2003. Sono passati esattamente 24 anni da quella prima volta al vertice, il tennis è cambiato radicalmente per molti aspetti, ma la tenacia di Rusty emerge ancora quando si tratta di rimettere piede in campo per dare una mano al suo erede. Cruz ha appena 16 anni e 11 mesi, è 759 Atp ma è fra i talenti più interessanti del circuito, anche se non potrà comunque battere i record di precocità che il padre aveva messo a referto 30 anni prima.

Lleyton fece il suo esordio nel circuito pro nel gennaio 1997, a 15 anni e 10 mesi, perdendo al primo turno dell'Australian Open contro l'ex campione del Roland Garros Sergi Bruguera. Ma divenne in seguito il terzo più giovane vincitore di un torneo del circuito maggiore, trionfando nel gennaio del 1998 nel torneo di casa ad Adelaide, battendo Andre Agassi in semifinale e Jason Stoltenberg nell'ultimo atto. All'età del figlio, papà Lleyton era 162 Atp, e pochi mesi dopo sarebbe entrato nei top 100, rimanendoci senza interruzioni dal primo febbraio 1999 al 2 febbraio 2009: dieci anni esatti.

Il ritorno di Lleyton Hewitt, nei Challenger col figlio Cruz

Ad accomunare i due Hewitt c'è anche il coach: accanto a Lleyton, la guida tecnica di Cruz si chiama Peter Luczak, ex numero 64 Atp e allenatore per un periodo anche di Hewitt senior, a carriera inoltrata. Uno che sul campo dava pure l'anima, non trovandosi né con un gran fisico, né con un tennis in grado di spaccare la palla.

Evidentemente si sono ritrovati, tutti e tre, nell'idea comune (suggerita dalle loro caratteristiche antropometriche) che il tennis debba essere prima di tutto sudore e corsa, sacrificio e studio. Per una volta, a Sydney, papà potrà dare lezioni al figlio direttamente dal campo, giocandosi punti veri e cercando di aiutarlo a trovare la strada. Se poi l'esperimento dovesse riuscire, in tutto o in parte, chissà che non ci possa essere un bis, su campi più prestigiosi. Sarebbero in molti, tra i nostalgici e tra i curiosi, ad apprezzare.

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