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Le perle della settimana: "Signora, le cambio il posto!"

Il meglio della settimana nelle dichiarazioni dei campioni del circuito. Tra Fognini e Kyrgios, Murray e il neo coach Kohlschreiber. E con Bublik e Alcaraz protagonisti in campo e fuori...

23 giugno 2025

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ANCHE MENO

“Direi che sono stato piuttosto fortunato. È la mia prima esperienza come coach e sono capitato bene. Il ragazzo è molto determinato, è molto concentrato sul lavoro, a volte anche troppo, quindi sono qui anche per rallentarlo e non affrettare i tempi. Non c'è bisogno di spingerlo: lui è sempre lì, a dare il cento per cento, quindi è un ottimo allievo con cui lavorare”. (Il tedesco Philipp Kohlschreiber, ex pro, sul giovane connazionale Justin Engel).

QUASI TUTTO

“Battere Daniil è fondamentalmente una questione di mentalità. So che è migliore di me in quasi tutto, ma sapevo di dover sfruttare al massimo le cose che potevo fare meglio di lui. Ho cambiato qualcosa rispetto alle ultime volte che ci siamo affrontati e ha funzionato”. (Alexander Bublik dopo il successo in finale ad Halle).

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IL TENNIS È UN GIOCO

“A volte ci dimentichiamo che, dopotutto, questo è un gioco. Si può essere più o meno professionisti, ma è importante sapere che questo è davvero un gioco, non un lavoro. Questo è uno sport, un intrattenimento per le persone. Bene, è difficile e richiede molto impegno, ma alla fine è solo un gioco e bisogna ricordarsene. Nonostante ciò, a volte è molto bello e altre volte è devastante. Ho trattato il tennis come un lavoro molto impegnativo, ed è stato in quel momento che ho avuto i maggiori problemi in campo. Ma ho voluto dire al mio allenatore di considerarlo un gioco, e in seguito tutto è migliorato”. (Sempre Bublik).

NEI PANNI DEI GIGANTI

“Dopo la partita contro Munar, ero deluso dal mio servizio e ho cercato di fare qualcosa di diverso in allenamento, giusto per migliorarlo un po' durante le partite. Da allora ho servito molto, molto bene. Onestamente, ora so come si sentono John Isner e Reilly Opelka quando giocano. Per me è stato un grande miglioramento. Un grande sforzo, anche, perché quando giochi contro un giocatore che ha un ottimo servizio, anche il tuo deve essere altrettanto buono. Sono contento, spero di continuare così e di migliorare ancora a Wimbledon”. (Carlos Alcaraz sui progressi al servizio).

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HATERS E COME AFFRONTARLI

“Ho ricevuto un sacco di messaggi di odio quando ho perso a Miami. Invece di allenarmi, dopo il torneo, mi sono preso una pausa e sono andato a Cancun con la mia famiglia. E pure lì ho ricevuto tantissimo odio via social, perché in molti hanno iniziato a dire: 'Che succede a questo ragazzo che ha perso al primo turno, non si è allenato, non è andato in campo e non ha continuato a lavorare per migliorare?'. Ma quella è stata la chiave: avere solo cinque o sei giorni di pausa, senza prendere in mano una racchetta, senza scendere in campo. Andare in vacanza con la mia famiglia, staccare la spina, pensare a cosa avrei potuto fare meglio. Dopo Miami, dopo la vacanza, ho ritrovato la gioia e ho ricominciato ad apprezzare il tennis, a godermi di nuovo il campo, a competere e a vincere”. (Carlos Alcaraz).

IL CAMBIO DI POSTO

“Signora, le cambio il posto!”. “Io e le mie figlie la stiamo davvero incitando: siamo venute da Teruel apposta per vederla, quindi per favore vinca”. (Lo scambio surreale, durante il match, tra Fabio Fognini e una sua tifosa spagnola venuta a Maiorca appositamente per lui).

UN PUPAZZO DI NEVE NEL DESERTO

“Wimbledon è un ricordo speciale per me. È il primo Grande Slam in cui ho raggiunto la finale ed è l'apice del circuito del tennis. Ogni volta che entri in campo, ne senti l'energia e l'aura, ma non mi sento sempre a mio agio lì perché non mi comporto come un giocatore normale. Mi sento come un pupazzo di neve nel deserto, ma mi piace”. (Nick Kyrgios).

PROSPETTIVE CHE CAMBIANO

“Non mi fa perdere il sonno il fatto che la gente parlasse dei Big 3 e io non fossi incluso, perché loro hanno fatto cose molto più grandi di me. Non direi mai di poter essere messo sullo stesso piano. Quello che vedo ora è che non mi sono goduto abbastanza tutte le cose incredibili che ho realizzato, e me ne pento. La mia prospettiva è cambiata molto ora: sono orgoglioso di tutto ciò che ho realizzato”. (Andy Murray sul rapporto con Federer, Nadal e Djokovic).

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